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giovedì 1 febbraio 2018

Né schiavo né libero

In un articolo tratto da "Econopoly" del Sole24Ore possiamo leggere una proposta che sembra pura fantasia. L'autore Enrico Verga propone il riconoscimento legale della schiavitù, dato che ormai di fatto esiste poiché nelle condizioni attuali, con salari sempre più bassi e richieste di prestazioni sempre maggiori, i lavoratori di oggi e in particolare le partite IVA sono di fatto degli schiavi.
Questi alcuni delle frasi più salienti.

"La schiavitù è spesso vista con un’accezione negativa. Tuttavia si può notare come una larga parte della storia dell’umanità abbia visto regni, imperi e persino nazioni democratiche (con un sistema di elezioni popolari come gli stati americani) utilizzare gli schiavi per differenti mansioni e ruoli."
"Con questo panorama legale e contrattuale già si può evincere un potenziale scenario di schiavitù laddove non sia presente un contratto normato e ben strutturato. Di fatto si può suggerire che già oggi, in Italia, le partite IVA siano sottoposte a rischio di schiavitù."
"Perché, quindi, non si può valutare, nei programmi politici delle incombenti elezioni, una proposta di legge per re-instaurare l’istituto della schiavitù? Fatti due conti veloci alcuni milioni di neo-schiavi potrebbero essere interessati ad un programma che possa migliorare le loro condizioni."
"Consideriamo alcuni vantaggi prendendo, ad esempio, come matrice di partenza l’impero romano. Uno schiavo aveva diritto a un alloggio, cure mediche, vitto. Molti schiavi ricevevano formazione. Anche oggi i costi della formazione coperti dal padrone sono sicuramente un asset per il dipendente-schiavo. Ovviamente lo schiavo dovrà concedere la sua totale disponibilità..."
Ma cosa è davvero la schiavitù? Si tratta solo di una condizione lavorativa, all'interno di un certo quadro sociale? Si tratta solo di stipendi bassi e di servizi sociali scadenti quando non assenti? No, decisamente non è così. Quanti di noi sono schiavi delle proprie manie, delle proprie abitudini, dei propri pregiudizi e pure di qualche vizietto?

La schiavitù vera è quella del peccato. La schiavitù è riconoscere il bene, volerlo fare e poi ritrovarsi a fare il male. Ma come uscire da questa schiavitù, che in fondo alberga nel cuore di ogni uomo?

"Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù." (Galati 3,28).
L'unica liberazione, al di là degli schemi come schiavo-libero che fanno comodo al potere di turno, viene dall'unione con Cristo. E da questa unione nasce la vera liberazione, che non è la falsa libertà del mondo, quella "libertà di fare tutto quello che voglio" che è pura utopia e che non tiene conto della verità dell'uomo.
Questa è la seconda grande parola, senza la quale non si capisce nemmeno la libertà: la verità.

"Se osserverete i miei comandamenti, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8, 31-32).
Questa è l'unica liberazione, che il cuore di ogni uomo attende.