Per comprendere meglio i contenuti di questo blog, si consiglia caldamente di leggere le pagine "Le origini di questo blog" e "La missione di questo blog" affinché le considerazioni (critiche) che vengono svolte nei post siano collocate nella giusta ottica e all'interno di una cornice di riferimento adeguata.

domenica 20 agosto 2017

Dopo gli attentati: la perdita del centro



Inizia il Meeting di Rimini, ma l'argomento dominante in questi giorni è ovviamente quello del terrorismo, quello dell'attentato in Spagna. E per chi ha a cuore la storia e il carisma del movimento, una evidenza salta agli occhi dopo la lettura del comunicato stampa di Comunione e Liberazione relativa all'attentato in Spagna: la perdita del centro.

E tale evidenza richiama alla memoria qualcosa che appartiene alla storia del Meeting: la mostra dell'edizione del 1998 suscitata dalla lettura del libro "La perdita del centro" di Hans Sedlmayr e intitolata appunto "La perdita del centro", un libro di arte nel quale viene posto l'accento sulla crisi dell'uomo moderno.
La lettura del comunicato stampa di CL ha suscitato in me immediatamente tre riflessioni.

La prima è l'origine del volantino, cioè "Comunione e Liberazione di Spagna". Come se gli eventi si riferissero ad un fatto locale, solo spagnolo. Nulla di nuovo rispetto alle posizioni recenti, perché anche nel caso dell'attentato a Manchester, il relativo comunicato stampa era firmato "Communion and Liberation UK". Anche questo diffuso sul sito ufficiale in tutte le lingue. Insomma, al centro di CL, se c'è qualcosa, ormai vige la regola del silenzio. Ormai ci sono soltanto le comunità locali.
Peraltro sarei felice di questa svolta, se però fosse accompagnata dalla consapevolezza di questa svolta. Comunque le eccezioni ci sono. Per le ultime elezioni (nemmeno politiche, ma amministrative) il volantino c'è stato, il volantino di CL e basta, non di una comunità locale. Ma anche questo, come quelli locali, ripetuto in tutte le lingue, come se le elezioni amministrative italiane fossero un fatto internazionale. Di fatto, con la perdita del centro, abbiamo semplicemente un centro che, forse per NON dare l'impressione di non esistere più, fa da eco ai commenti locali. E senza nemmeno porsi il problema se il commento proposto abbia rilevanza locale oppure no.
Anzi, in prospettiva inizia pure a porsi un altro problema: perché CL Spagna e UK si presentano come comunità locali, mentre CL Italia no. CL Italia, stando alle firme dei volantini, è CL e basta.

Seconda riflessione.
Una prima conseguenza evidente è l'insignificanza del contenuto, al di là delle belle parole. L'insignificanza in particolare rispetto ai fatti precisi da cui il volantino prende spunto. La cosa è resa evidente dal fatto che si potrebbe prendere il testo di commento dell'attentato di Manchester e, a parte le prime tre righe, ricopiarlo come testo di commento per l'attentato a Barcellona. Possibile che la realtà non detti nulla di nuovo rispetto a quanto già prima si poteva commentare?
Io capisco che non si abbia uno sguardo complessivo sulla realtà: probabilmente una comunità locale ha più difficoltà ad avere uno sguardo totalizzante sulla realtà.
Conseguenza evidente della perdita del centro.

Terza riflessione.
Ciò che manca in questo volantino ci dice molte cose. E sono due le mancanze clamorose.
La prima è la totale assenza della parola Islam e di qualsiasi suo derivato. La seconda è la mancanza di una qualsiasi parola di pietà per i terroristi. Anzi, di qualsiasi citazione per i terroristi. Questo modo di non considerare la realtà secondo la totalità dei suoi fattori diventa anche un modo sottile di non usare la parola "islamico", visto che ne manca l'occasione.
Io posso essere d'accordo (senza dogmi e con prudenza) con chi afferma che questi attentati hanno molto poco di islamico, a iniziare dai suoi autori, dagli attentatori. Però se se si vuole negare che abbiano una natura islamica (o religiosa di qualsiasi tipo), bisogna pure dire allora che natura hanno, che origine hanno. Perché indubbiamente hanno una origine mediorientale piuttosto complessa, come lascia anche intendere un recente interessante articolo di Blondet.
E bisognerebbe capire cosa vuol dire Netanyahu quando afferma che minando i rapporti con Israele la UE sta "minando la propria sicurezza" e che occorre "non minare un paese occidentale che difende i valori europei e gli interessi europei e impedisce un’altra migrazione di massa in Europa".
Quindi bisognerebbe imparare a legare il problema del terrorismo islamico (o mascherato da islamico, che dir si voglia) con quello dell'immigrazione. E legare questi in un giudizio. E legare questi con le intense attività della CIA in Medio Oriente, e legare tutto ciò con gli interessi di diversi grandi paesi arabi e con quelli, in contrasto o in opposizione, di Israele.

Qui non è una questione di nichilismo. Qui la questione è la volontà omicida delle potenze mondiali (politiche e/o finanziarie) che arriva nel concreto non solo ad ammazzare gente inerme, cittadini qualsiasi: ma arriva ad ammazzare anche tutti gli attentatori. Infatti tutti gli attentatori, dal fatidico 11 settembre 2001 ad oggi, sono TUTTI MORTI, non c'è un solo sopravvissuto, nemmeno un solo catturato. Forse li ammazzano tutti perché così non possono parlare. E magari spiegare come si sono organizzati, come hanno fatto, chi li ha addestrati, chi ha suggerito il piano, ecc.
E forse, ipotizzo, si spiega perché finora non ci sono stati attentatori in Italia: perché le nostre forze dell'ordine non li ammazzerebbero. Tenterebbero una cattura.

Un giudizio su tutti questi argomenti potrebbe veramente aiutare a comprendere la natura malvagia del potere che oggi governa il mondo, ben oltre i giochini della politica. E potrebbe essere uno spunto utile per pregare, davvero intensamente, per le sorti dell'umanità intera.


giovedì 17 agosto 2017

Migranti, uomini (come noi) senza patria

Viviamo in tempi di grande confusione. E questa confusione si vede, in questo periodo, soprattutto nei giudizi che riguardano il complesso tema dei migranti. Un tema sul quale come popolo non siamo stati aiutati a giudicare, perché quando già era una realtà imponente il problema è stato ignorato, il tema è stato rimosso.
Ora che invece molti nella popolazione ne hanno fatto esperienza e per lo più si tratta di esperienze negative, la realtà ci impone un giudizio: un giudizio che viene continuamente sollecitato dagli stessi media che ora ci riportano con insistenza, anzi enfatizzano, le situazioni problematiche e negative. Ma sono gli stessi media che prima hanno taciuto e che ora, poiché in qualche modo devono tirare su la tiratura delle copie e l'indice degli ascolti - come al solito, il positivo che con fatica cresce attira meno del negativo che irrompe - ci urgono un giudizio senza prima averci dato gli strumenti per giudicare.

Ora io qui mi permetto di affrontare questo delicato argomento non perché mi ritenga un esperto della materia, ma perché la confusione è tale che si sono smarriti gli elementi fondamentali per arrivare ad un primo giudizio, quegli elementi che sono ancora alla portata di tutti e dai quali non si può prescindere. Insomma, sono tempi nei quali, per ora culturalmente, occorre sguainare le spade per difendere l'ovvio. Occorre avere il coraggio (perché il giudizio è sempre un rischio) di ridire l'ovvio contro la menzogna oggi dominante.

La prima cosa ovvia da ribadire è quella affermata dalla Chiesa: se si riconosce un diritto ad emigrare, occorre però riconoscere un diritto ancora più grande, il diritto a non emigrare. Cioè il diritto ad essere aiutati a trovare nel proprio paese d'origine quelle condizioni fondamentali per una vita dignitosa.
Questa è la parte che ovviamente i media hanno più accuratamente nascosto perché è quella dove sono più evidenti le gravissime responsabilità dei governi occidentali, che in questi decenni non hanno fatto altro che destabilizzare tanti paesi nel mondo, vendendo armi e sfruttando le risorse, fino a creare una ondata migratoria che oggi ha assunto proporzioni epocali. Tutto questo governato da una sola ideologia, quella del profitto e del potere. E ora di questa situazione non si vede la via d'uscita perché proprio l'ondata migratoria sta creando nuovi affari: dal traffico di esseri umani infatti si sta alimentando anche il traffico di organi, la materia prima per il traffico della prostituzione e infine il disastro sociale che consentirà alle strutture finanziarie più forti di acquisire a prezzi stracciati le migliori aziende.
In altre parole, vogliono (soprattutto a noi italiani) farci diventare un paese del terzo mondo proprio per sfruttarci, come si fa con un paese del terzo mondo.
Finché non si pone mano a questo problema, anche rompendo tutte le alleanze diaboliche che non tengono conto del bene delle popolazioni del terzo mondo, ogni tentativo di soluzione è destinato a fallire miseramente. Le decine di migliaia di profughi sono oggi diventate centinaia di migliaia e nel futuro diverranno milioni, spazzando via ogni tentativo illusorio di gestire o governare il fenomeno.

Ovviamente questo compete ad un governo, quindi alla politica. A noi cittadini e cristiani resta il flebile strumento delle elezioni per tentare di indirizzare il governo verso questa posizione.

Ma c'è dell'altro.
Perché da cristiani dobbiamo porci la domanda: chi sono i migranti?
I migranti sono prima di tutto uomini senza patria.
Questa bellissima definizione è letteralmente quella che San Giovanni Paolo II usò nei confronti dei ciellini, nel lontano 1982. E questo è il titolo del libro (con prefazione di Carron), che per i tipi della BUR ha raccolto alcuni interventi di Giussani negli anni 82 e 83. Sono proprio gli anni di cui sono stati recentemente ripubblicati i testi degli esercizi spirituali nel libro "Una strana compagnia".
Come ha raccontato lo stesso Giussani alla Equipe del CLU ad agosto 1982, il Papa una decina di giorni prima lo aveva chiamato per incontrarlo e nel dialogo ad un certo punto aveva osservato: "Voi non avete patria,  perché voi siete inassimilabili a questa società" ("Senza patria", BUR 2008, pag. 86).

Diceva il Gius:
"Ho detto che è un nuovo passo. Il lavoro di questi giorni ci farà compiere un nuovo passo, il primo in senso cosciente, perché il primo in senso incosciente è ciò che ci ha trascinati in questa compagnia, ci ha fatti andare avanti tanti anni, ci ha fatto fare i CP, la CUSL, fi fa fare anche il Meeting di Rimini o il Meeting del Mediterraneo. Ma, dentro a tutto questo, è incosciente ciò che adesso dice essere il primo passo nella comprensione del come mai noi siamo senza patria. Perché, guardate, in fondo in fondo, tutta la nostra attività, da quando è nata Comunione e Liberazione, dal '70, specialmente dal '73, quando abbiamo fatto il famoso Palalido con seimila universitari,, ma con tutta l'attività della CUSL, tutta l'attività di CP, tutti i Meeting di questo mondo, tutte le cooperative, tutta la lotta per le mense, tutto quello che noi facciamo è per avere una patria, è per avere una patria in questo mondo. Non dico che non sia giusto. Dico che lo facciamo per avere una patria e che questa patria noi non l'avremo." (pag. 87-88).

Torniamo un attimo alla questione dei migranti. Due sono le parole che stanno dominando la comunicazione mediatica di questi tempi: accoglienza e integrazione.

Occorre subito dire che l'accoglienza, soprattutto quando salva immediatamente delle vite umane, è un dovere. Ma proprio tenendo conto che il diritto a non migrare è un diritto superiore, occorre anche preparare il rimpatrio di questi disperati, preparando le condizioni adeguate perché possano vivere dignitosamente nel loro paese. Altrimenti un rimpatrio in una situazione peggiore di quella che avrebbero qui sarebbe semplicemente un gesto disumano.

Invece per quanto riguarda l'altro grande termine utilizzato dai media, occorre dire che l'integrazione è una cosa completamente diversa. Prima di tutto occorre che, per l'integrazione, vi sia una reale volontà di integrarsi. Poi, secondo elemento indispensabile, occorre che vi sia un ambiente nel quale integrarsi. Parrebbe scontato, ma non lo è. E proprio nel nostro caso, cioè nel caso della moderna società secolarizzata, questo elemento viene a mancare.

Infatti noi ci troviamo nel pieno di quella società che il sociologo Bauman ha definito con una frase divenuta celebre "una società liquida", cioè una società nella quale "l'unica cosa che permane è il cambiamento e l'unica certezza è che non vi sono certezze".
Proprio questa nostra condizione, che è soprattutto una condizione spirituale prima che sociale, rende di fatto impossibile una qualsiasi integrazione: per poter accettare una integrazione dovremmo infatti essere in qualche modo "integri" noi.

E qui torna decisiva la considerazione che noi, noi cristiani, in particolare noi ciellini, siamo "uomini senza patria". Proprio nella misura in cui saremo coscienti di questo nostro essere "senza patria", proprio noi e solo noi saremo capaci di vera integrazione di chi vive, sicuramente con smarrimento, questa condizione esistenziale. L'occidente moderno infatti può offrire solo una quantità straripante di false certezze, sempre cangianti e sempre apparenti, senza mai un punto di riferimento, un punto di stabilità: in altre parole, senza un solo punto di verità. I media parlano in continuazione di integrazione, senza capire nulla di cosa voglia dire, dopo avere per anni letteralmente "disintegrato" la società civile, cioè letteralmente distrutto ciò che era integro nella società civile.
Non c'è più (e non ci deve essere!) niente di integro nell'occidente modernista; quindi lo stesso è totalmente incapace di integrazione, nonostante qualsiasi illusorio progetto di integrazione solo perché si possiede un documento o un pezzo di carta.
Ma già l'abbiamo capito: il potere continuerà a perpetuare la propria menzogna.

Certo, quello che qui sto prefigurando è un compito immane. Occorre essere integri noi, occorre avere una nostra identità precisa e poi proporre questa identità a chi volesse integrarsi. Ma qui non si tratta di misurare un successo in termini politici o sociali. Si tratta anzitutto di prendere coscienza di un compito. Perché non c'è altra speranza oltre a quella cristiana. Qui il campo di battaglia non è ai confini dello Stato. Il primo campo di battaglia, e pure l'ultimo, è la nostra coscienza.

Occorre ovviamente impegnarsi con la più grande ironia, conoscendo bene i nostri limiti. Ma anche con la più grande decisione, sapendo bene che l'alternativa è la scomparsa dalla storia dell'identità italiana.
La madonna in a Fatima ha affermato che "in Portogallo si conserverà la fede...".
E in Italia?
Come ha detto il card. Caffarra in una lettera ai fedeli ormai 4 anni fa, non ci sarebbe mai perdonato se continuassimo ad essere culturalmente irrilevanti. E non ci sarebbe mai perdonato perché il perdono è materia di fede e perché l'impegno culturale, cioè l'impegno a far emergere la verità in tutto il suo splendore, è anch'esso materia di fede.
Come disse San Giovanni Paolo II: "La sintesi tra cultura e fede non è solo un'esigenza della cultura, ma anche della fede... Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta".
E tutto l'impegno culturale dev'essere determinato da una precisa coscienza: con esso si forma la coscienza, prima di tutto di chi attua questo impegno.


lunedì 7 agosto 2017

Una Strana Compagnia

Una delle peggiori vacanze della mia vita.
Lo dico sinceramente. Anche se non ci voleva molto, visto che di vacanze in vita mia ne ho fatte davvero poche, da quando tengo famiglia e devo lavorare per arrivare (spesso a stento) a fine mese.
Anche per questo sono arrivato in vacanza in Trentino stanchissimo, quasi esaurito per la stanchezza, soprattutto a causa di un periodo intenso di lavoro e complice pure un viaggio da Roma davvero faticoso (per il traffico e qualche altro intoppo) durato circa nove ore, con una vecchia macchina senza l'aria condizionata.
Arrivato in albergo, ci ho messo un giorno solo per capire dov'ero, stranito dal fatto di non trovarmi davanti ad una scrivania a lavorare al computer. Ho iniziato la vacanza così stanco che ogni mattina ero intontito, quasi come un ebete; rispondevo a stento ai saluti e se c'era un incontro, capivo, ma non riuscivo a connettere. E le passeggiate più semplici sono state per me un piccolo martirio, abituato a tenere le gambe incrociate sotto la scrivania per 10-12 ore al giorno.
Ma non è bastato tutto questo. Il lunedì (quindi il secondo giorno della vacanza) mi hanno chiamato dal lavoro per un grave problema occorso dopo un aggiornamento sul server: la mia applicazione non aveva smesso di funzionare. Un aggiornamento non previsto, non calcolato, a me non comunicato. Insomma, una sorta grosso problema che, ora che ero in ferie, rischiava di diventare un piccolo incubo.
Per fortuna mi ero portato il mio fedele computer portatile: che fortuna, così ho potuto lavorare (seppure ancora stanchissimo) anche in ferie!
Stress pregresso, stanchezza, poi ancora stress per un problema improvviso da risolvere urgentemente, senza potermi godere qualche giorno di ferie. E così ho pure dormito malissimo solo per la stanchezza. Risolto il problema al lavoro in un paio di giorni, è arrivata la notizia di un altro problema grave (stavolta non lavorativo, ma personale). E ho pure passato la nottata quasi in bianco, arrovellandomi inutilmente tra pensieri e preoccupazioni.
Poi ci si sono messi pure gli amici, vedendomi lì sempre seduto al computer nel salone dell'albergo: "visto che sei esperto di informatica, ci dai una mano con le foto delle vacanze?".
Beh, ormai che ci sono...
Così ho passato la mattinata dell'ultimo giorno a scaricare quasi 150 foto dal mio account di Whatsapp e costruire così una sequenza da mostrare durante la festa finale. Alla fine le dita sul mouse erano indolenzite. Nel primo pomeriggio sono andato a riposare, pensando di svegliarmi per le 17 e seguire l'incontro con mons. Negri. Invece niente, mi sono svegliato alle 18 e 30, appena in tempo per la Santa Messa. Poi la cena e alla fine festa e proiezione delle foto.

Eppure...
Solo quel paio di ore della festa hanno cambiato tutto. Mi hanno cambiato dentro. Sono state l'evidenza di un popolo, un piccolissimo popolo, che nonostante tutti i problemi personali (perché di sicuro non sono l'unico!) e tutti i problemi del mondo e tutti gli scandali del mondo (e degli amici, o di quelli che abbiamo considerato amici!) trova l'occasione di gioire, di esser lieti; ma non essere lieti per non pensare ai problemi, per dimenticare, per essere distratti rispetto alla realtà che comunque ci attende inesorabile alla fine delle vacanze.
Una letizia che invece nasceva da una realtà presente, da una speranza presente, da un presentimento del vero percepito e gustato nei volti di quelli presenti alla vacanza. La sera, dopo la festa, sono andato a letto stanco come gli altri giorni.
La mattina seguente invece no. Non ero più stanco, mi sentivo in forma e con l'energia addosso per tornare a casa e cambiare il mondo. Tanto che un paio di amici mi hanno letteralmente detto: "stamattina ti vedo in forma!".

Lo ripeto: è stata la vacanza peggio vissuta tra le poche vacanze che mi sono goduto finora. Una esperienza nuova, in senso negativo.
Ma l'esperienza di questa energia, che mi fa sorgere il desiderio di tornare a casa e cambiare il mondo, questa l'ho già vissuta diverse volte, sempre dopo certe vacanze con certi amici, quelli di una "strana compagnia". Dopo certe vacanze o dopo certi esercizi spirituali. Una compagnia di persone che, in un modo o nell'altro, costantemente ti richiamano a Cristo, costantemente ti richiamano alle sorti della Chiesa e del mondo, senza mai nulla toglierti dei pensieri dei tuoi problemi. Si penserebbe di soffocare. Invece no, non si soffoca, anzi si respira finalmente a pieni polmoni, perché pure i problemi personali sono collocati (finalmente!) nella loro giusta dimensione, cioè come partecipazione ai problemi del mondo, un puntino minuscolo rispetto ai problemi del mondo.
Allora pure i problemi personali acquistano un senso. E tutto acquista un senso. E allora viene voglia di cambiare il mondo: viene addirittura l'energia di cambiare il mondo.
Che "strana compagnia"...

domenica 9 luglio 2017

La ripresa dell'Europa

Sul sito ufficiale di CL ho recentemente trovato un articolo dal titolo "Rassegna CLU - Discorsi sull'Europa".
Il testo proposto riporta le riflessioni di tre autori (Enrico Letta, Antonio Polito e Mattia Feltri) i quali con diverse motivazioni portano in luce la crisi dell'Europa. Poi segue una riflessione che, spiace dirlo, non riesce ad uscire dalla gabbia del pensiero unico moderno e, oltre a criticare in misura diversa i contributi riportati (perché non propongono soluzioni o ne propongono di sproporzionate), più in là non riesce ad andare.
Ne è testimonianza il giudizio riportato riguardo lo sviluppo della crisi: "Non lo sappiamo, nessuno lo sa e può fare attendibili pronostici". E subito prosegue:
"Sappiamo solo che ogni crisi, quanto più è profonda tanto più
costringe a ripartire dal basso, dalle fondamenta umane. Sono certo necessarie le considerazioni e le iniziative politiche, ma è ancor più necessario che nascano uomini che sappiano, come i “fondatori” dell’Europa antichi e recenti, ricostruire".
Qui già il desiderio diventa desiderio impossibile. In fondo si cade nella soluzione sproporzionata, che ha una nefasta conseguenza, perché la soluzione proposta non dipende da me, da noi. Possiamo fare qualcosa noi, in merito a questa necessaria nascita? Come fa un uomo a nascere con delle certezze? Le certezze non si acquisiscono col tempo? Dov'è finita la certezza di cui normalmente sarebbe capace un ciellino, un cristiano? Come si sviluppa?
Il testo conclude così:
"Siamo in università e abbiamo visto, nelle recenti elezioni svoltesi in molti atenei italiani, che molti, insieme a noi, hanno un ideale, una passione per se stessi e per la situazione intorno a loro. Si sono coinvolti non per un tornaconto “politico”, ma per non restare spettatori del mondo, per un desiderio di non lasciarsi scorrere addosso la vita. È un punto di novità. E se accade in università, potrà accadere anche in Europa."
 Cari giovani, che avete circa trent'anni meno di me: anche io ho passato qualche anno all'università, frequentando il movimento e conoscendo una passione per l'ideale. All'epoca però c'era la tendenza a dichiarare questo ideale per quello che era, con semplicità ma anche con la risolutezza tipica di chi è giovane e vuole (o vorrebbe) bruciare le tappe e andare subito al sodo.
Quello che all'epoca poteva sembrare una semplice opzione, oggi, (per fortuna!) non lo è più. Non si può più parlare, dopo tutto quello che è successo (e tutto quello che è successo non è successo invano!) solo di un ideale, una formulazione generica che lascia troppo spazio all'ambiguità e alla confusione oggi dominante. Oggi occorre definirlo per quello che è, con tutta semplicità e chiarezza, cioè un ideale cristiano.
Come si fa, cristianamente, a parlare di Europa e a non ricordare che la Chiesa e il Papa stesso (all'epoca il Santo Karol Wojtyla) fecero pressioni affinché nel prologo della Costituzione fosse inserito un richiamo alle radici cristiane dell'Europa? E che tale richiamo fu invece negato, come se il cristianesimo fosse un corpo estraneo a questa Europa?
E come si fa, cristianamente, a parlare di Europa e non avere nel cuore e nella mente la Dottrina Sociale della Chiesa con i suoi insegnamenti fondamentali? Come si fa a non considerare che il principio di sussidiarietà, insieme alla dignità della persona, al bene comune e al principio di solidarietà, è uno dei quattro cardini della Dottrina Sociale della Chiesa? E come si fa a parlare di Europa senza considerare che la nascita della moneta unica è in clamorosa e totale contraddizione con il principio di sussidiarietà, poiché invece di aiutare le monete nazionali, le ha cancellate?
Io capisco che all'epoca dei fatti molti di voi non eravate nemmeno nati; ma quelli più grandi di voi c'erano: non vi hanno raccontato nulla?
La crisi dell'Europa è niente altro che la crisi di una istituzione umana che ha considerato e considera il cristianesimo come un corpo estraneo: tutto qua. E questa Europa non è un un soggetto isolato, ma è un soggetto concepito e calato in un preciso contesto storico e sociale, con una precisa crisi morale e spirituale e ora anche economica e monetaria, nella quale vi sono degli attori precisi e determinati ad un piano preciso.
In questo determinato contesto questa Europa si è comportata in un modo preciso, assecondando le ricette che altrove hanno deciso (la finanza in generale, ma soprattutto americana) e che già altrove hanno fallito. Questa crisi (morale ed economica) non è una crisi solo di questa Europa, è una crisi di questo mondo, così come oggi è stato costruito: un mondo nel quale in questi dieci anni la crisi economica ha reso più povere miliardi di persone, ma dove i dieci uomini più ricchi del mondo hanno semplicemente raddoppiato la loro ricchezza.
Chi ha voluto questo mondo e questa Europa, non ha oggi titolo per lamentarsi che ci voglia "più politica" o perché "dovevano fare prima l'unione politica e poi quella monetaria", poiché loro hanno voluto precisamente questo (come già dichiarato dal senatore Mario Monti) cioè una unione monetaria fatta prima di quella politica proprio per mettere in crisi la politica. Sul filo di questo ragionamento, proprio il senatore Monti ha affermato (quando ancora era professore) che "le crisi sono per definizione passi in avanti .." perché sono passi in avanti nel loro progetto.
Il vostro richiamo storico al medioevo e all'esperienza benedettina è corretto: manca soltanto un accenno, decisivo, al fatto che l'esperienza benedettina è emersa dopo l'epoca definita "dei barbari" e dopo la caduta di quella grande civiltà che è stata l'impero romano. Una civiltà caduta e scomparsa.
Come si fa a non considerare con la massima serietà la possibilità concretissima che possiamo essere sull'orlo della caduta e della scomparsa della civiltà occidentale?
Cari giovani, gli autori da voi citati e riportati non potevano e non possono avere questo quadro, questi giudizi, perché loro stessi sono tra gli autori di quel pensiero unico per il quale il cristianesimo è un corpo estraneo a questa Europa, a questo mondo moderno (ma non siete riusciti a trovare nessuno altro? Mi offro io!). E la vostra dichiarazione di ignoranza sul futuro dell'Europa è una lineare conseguenza di questo pensiero unico che, anche tra i cristiani, quasi nessuno contrasta.
Non lo contrastiamo, e quindi inevitabilmente poco o tanto lo assorbiamo.
Quasi nessuno però non vuol dire nessuno; nella mia memoria sono scolpite in maniera vivida le parole del card. Caffarra:
"La vicenda culturale dell’Occidente è giunta al suo capolinea: una grande promessa largamente non mantenuta.
I fondamenti sui quali è stata costruita vacillano, perché il paradigma antropologico secondo cui ha voluto coniugare i grandi vissuti umani [per esempio l’organizzazione del lavoro, il sistema educativo, il matrimonio e la famiglia …] è fallito, e ci ha portato dove oggi ci troviamo.
Non è più questione di restaurare un edificio gravemente leso. E’ un nuovo edificio ciò di cui abbiamo bisogno. Non sarà mai perdonato ai cristiani di continuare a essere culturalmente irrilevanti..." (lettera ai fedeli della diocesi, 16 febbraio 2013)
Cari giovani, proprio per questo vi scrivo: siamo nell'epoca della caduta della nostra civiltà; non ci sarà mai perdonato (dai posteri ma soprattutto da Dio), sapendo quello che sappiamo, di continuare ad essere culturalmente irrilevanti.
Della caduta della nostra civiltà ha parlato con grande profondità anche il sociologo MacIntyre nel lontano 1980. Quel testo io l'ho conosciuto grazie ad un volantino del movimento del 1993, riportato nel libro "La Fraternità di Comunione e Liberazione" del 2002, pagina 34-35 in nota. Non a caso anche MacIntyre ha fatto riferimento alla caduta dell'impero romano.
"Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all'epoca incipiente di barbarie e di oscurità. Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta, dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta. Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. Questa volta, però, i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso". (Dopo la virtù, Alasdair MacIntyre, 1980, pag. 314)
E nel 2006, scrivendo una nuova introduzione alla nuova edizione di quel libro, così scriveva.
"Quando scrissi quella frase conclusiva nel 1980, era mia intenzione suggerire che anche la nostra epoca è un tempo di attesa di nuove e inattese possibilità di rinnovamento. Allo stesso tempo, è un periodo di resistenza prudente e coraggiosa, giusta e temperante nella misura del possibile, nei confronti dell'ordine sociale, economico e politico dominante nella modernità avanzata. Questa era la situazione di ventisei anni fa, e tale ancora oggi rimane." (pag. 26)
Quindi non siamo del tutto privi della speranza.
Ma deve essere una speranza ragionevole. Non che nascano uomini che abbiano "hanno un ideale, una passione per se stessi e per la situazione intorno a loro", perché questo è un sogno pindarico; perché questi uomini siamo noi, dobbiamo essere noi. Gli ideali nascono e si fortificano e divengono ragionevoli fonti di speranza laddove c'è una umanità, una compagnia che sorregge i singoli uomini, proprio quella compagnia di cui anche voi, nel vostro ambiente, fate esperienza. 
Dobbiamo essere noi a iniziare a costruire "nuove forme di comunità", preparandoci ad una "resistenza prudente e coraggiosa, giusta e temperante nella misura del possibile, nei confronti dell'ordine sociale, economico e politico dominante nella modernità avanzata".
A questo ci dobbiamo preparare non perché forse scoppierà una catastrofica guerra, ma perché siamo già in guerra!
SIAMO IN GUERRA, questa dovrebbe essere la nostra costante riflessione e il punto di origine di ogni nostra riflessione. Siamo in guerra, lo ripeto ormai da dieci anni. E non lo dico perché io sia un veggente o un visionario. Pure io mi sono svegliato tardi, perché siamo in guerra da almeno vent'anni.
Siamo in guerra, dovete accettare questo dato di fatto, anche perché loro lo hanno già dichiarato pubblicamente, come ha fatto il noto speculatore miliardario Warrenn Buffett in una intervista del 2006:
"C'è una guerra di classe ma è la mia classe, la classe dei ricchi, che la sta facendo e la stiamo vincendo" ("There’s class warfare, all right, but it’s my class, the rich class, that’s making war, and we’re winning.")
Siamo in guerra, dunque, ma non siamo privi della speranza, soprattutto perché proprio cento anni fa c'è stato detto che comunque vi sarà non una ripresa, non una vittoria, ma letteralmente il trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
Avanti dunque, con semplicità ma con determinazione. Questo è il presente che abbiamo e sul quale possiamo iniziare a costruire fin dal piccolo ambito sociale dell'Università, in funzione del trionfo grandioso che ci attende. "A noi la battaglia, a Dio la vittoria!".



giovedì 18 maggio 2017

Fatima, Papa Wojtyla e altri messaggi

Da una intervista a Papa Giovanni Paolo II e da altri messaggi mariani, ricevuti dalla veggente Luz de Maria.

___________________________________________________________


13 Maggio 2017 
Centenario delle apparizioni della 
Madonna a Fatima.





Il 13 maggio 1917 e nei 5 mesi seguenti (sempre il giorno 13), la Madonna è apparsa a tre pastorelli: Lucia, Giacinta e Francesca a Cova de Irìa, vicino a Fatima, in Portogallo, dando loro tre segreti che avrebbero dovuto essere fatti conoscere integralmente, al più tardi nell’anno 1960. La Madonna fece anche una richiesta molto speciale: LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA AL SUO CUORE IMMACOLATO…

Fratelli, in commemorazione del Centenario delle Apparizioni della Madonna a Fatima, dove venne dato uno dei Messaggi più importanti per il futuro dell’umanità, vorrei sottolineare le seguenti parole pronunciate da San Giovanni Paolo II, a Fulda, in Germania (1980), che vennero in seguito pubblicate sulla rivista tedesca Stimme des Glaubens e dal sito www.fatima.org

Quelle che seguono sono le parole del discorso: Venne chiesto al Santo Padre: “Che cosa ci può dire riguardo al Terzo Segreto di Fatima? Non avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1960?”
           
“Vista la serietà dei suoi contenuti, i miei predecessori al soglio pontificio preferirono la soluzione diplomatica del rimandarne la pubblicazione, in modo da non incoraggiare la forza mondiale del comunismo a fare certe mosse.
“D’altra parte, per ogni cristiano dovrebbe essere sufficiente il sapere questo: 
se c’è un messaggio nel quale è scritto che gli oceani inonderanno intere aree della terra, e che milioni di persone perderanno la vita repentinamente, da un minuto all'altro, allora veramente la pubblicazione di un tale messaggio non rappresenta più qualcosa di così desiderabile.”

Il Papa continuò:
“Molti desiderano sapere solo per curiosità e per il gusto del sensazionale, ma dimenticano che la conoscenza porta con sé anche la responsabilità. Essi vogliono soltanto accontentare la loro curiosità, e questo è pericoloso se allo stesso tempo non si è disposti a fare nulla, e se si è convinti che sia impossibile fare alcunché contro il male.”

Il Papa a questo punto afferrò il Rosario e disse: “Ecco la medicina contro questo male! Pregate, pregate e non chiedete niente di più. Lasciate tutto il resto alla Madonna!”.

Venne quindi chiesto al Santo Padre: “Che cosa succederà alla Chiesa?”
Egli rispose: “Dobbiamo prepararci ad affrontare fra non molto grandi prove, le quali potranno richiedere persino il sacrificio della nostra vita e la nostra totale donazione a Cristo e per Cristo... Con la vostra e la mia preghiera sarà possibile mitigare queste tribolazioni, ma non è più possibile evitarle, perché un vero rinnovamento nella Chiesa potrà avvenire solo in questo modo. Quante volte già il rinnovamento della Chiesa è scaturito dal sangue! Neppure questa volta sarà diverso. Dobbiamo essere forti e preparati, confidare in Cristo ed in sua Madre, e recitare molto, molto assiduamente la preghiera del Santo Rosario.”

Fratelli: quello che il Cielo mi ha trasmesso riguardo al MESSAGGIO DI FATIMA è in assoluta concordanza con le parole di San Giovanni Paolo II, noi non dobbiamo cercare le cose sensazionali, ma ciascuno di noi deve rendersi conto della propria responsabilità all’interno delle richieste della Madonna, in base alle sue possibilità.

Il Cielo dice che il comunismo sarà il più grande flagello dell’umanità e che il comunismo non è crollato, ma continua, vivo e in modo latente, anche se ora si è travestito in pelle di pecora.

L’umanità deve stare in allerta, deve essere attenta, deve rispondere con la Parola di Cristo ed essere azione di fronte al male, da qualsiasi parte arrivi.

Nella Parola che mi viene data dalla Madonna, Lei ci chiede di PREGARE IL SANTO ROSARIO e di essere SPIRITUALI, affinché ci possiamo allontanare dalle grinfie del demonio e di modo che LA LUCE DI CRISTO E DELLA MADONNA CI PORTINO A VIVERE L’IMPORTANZA E LA TRASCENDENZA DELLA RICHIESTA DELLA MADONNA A FATIMA. La richiesta di Fatima, che obbedendo alla Madonna, Suor Lucia consegnò nelle mani della gerarchia della Chiesa Cattolica affinché le Sue richieste venissero esaudite, È L’ANTIDOTO CONTRO IL FUTURO MALE CHE PORTEREBBE L’UMANITÀ A PATIRE IL PEGGIORE DEI SUOI INCUBI.

Qui di seguito riporto alcuni messaggi che ho ricevuto dal Cielo e che ho trasmesso all’umanità e prego affinché tutti noi riflettiamo, non solo con il cuore ma anche con la ragione, alla luce di tutti i segni che stiamo vedendo in questo momento. 


MESSAGGIO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO25 GENNAIO 2017

SILENZIO POPOLO MIO, SILENZIO!... 
CHI HA OSATO TENERE LA PAROLA DI MIA MADRE OSCURATA NELL’ANONIMATO?

IL SILENZIO NON È PER IL MIO POPOLO, PER QUESTO ESPLICITO AL MIO POPOLO LA MIA PAROLA E QUELLA DI MIA MADRE, PRIMA CHE LA NOTTE AVVOLGA NELL’IGNORANZA QUELLI CHE AMO.

Mia Madre non verrà zittita, continuerà con enfasi maggiore a dirigere il Mio Popolo in questo momento, poiché è la Donna Vestita di Sole, che condurrà i Miei a Me. 


MESSAGGIO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA
13 MAGGIO 2016

LA MIA RICHIESTA DI FATIMA NON É STATA ESAUDITA… 
FIGLI DEL MIO CUORE IMMACOLATO: QUALE MADRE VI SOLLECITO LA CONSACRAZIONE AI NOSTRI SACRI CUORI, UNA CONSACRAZIONE PERSONALE E ALLO STESSO TEMPO QUELLA DEL MONDO. 

RIVERSERÓ GRAZIE ABBONDANTI SU COLORO CHE ESAUDIRANNO LA MIA RICHIESTA ESPRESSA PER QUESTO GIORNO.

Feci una petizione importantissima che avrebbe fermato i dolori che l’umanità dovrà affrontare, NON VENNI ASCOLTATA… 


MESSAGGIO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA
10 MAGGIO 2015

A FATIMA HO MESSO IN GUARDIA SUL COMUNISMO E SUL SUO POTERE DISTRUTTIVO. PRESERO ALLA LEGGERA I MIEI APPELLI PER PAURA DI NOMINARE LA RUSSIA, ED ORA VI TROVATE AD UN PASSO CHE QUEL POTERE CHE NON VOLLERO METTERE A TACERE QUANDO LO SOLLECITAI, SI SCAGLI CONTRO L’UMANITA’. 


MESSAGGIO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA
22 LUGLIO 2013

“Non tutte le Mie Chiamate sono state rivelate e attendo con pazienza, attendo che il Messaggio dato a Fatima sia svelato nella sua interezza. “


MESSAGGIO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA
13 MAGGIO 2013

LA CHIAMATA DA ME RIVELATA A FATIMA È RIVOLTA A TUTTA L'UMANITÀ, a tutti gli uomini, alle donne, ai giovani e ai bambini di questa generazione. Non si rivolge a un settore specifico, ma all'umanità in generale che dovrebbe risvegliarsi, prendere coscienza e cambiare il corso degli eventi, prima che sia troppo tardi.

CON DOLORE IMMENSO HO PRONUNCIATO UNA CHIAMATA URGENTE IN NOME DELLA PACE MONDIALE; vi ho chiamati affinché unificaste le vostre forze smettendo di distruggervi a vicenda, evitando così la Terza Guerra Mondiale che, come potete ben capire, con le armi in possesso delle grandi potenze, porterebbe alla distruzione di tre quarti dell'umanità. Non si tratta di fantasia, ma della dura realtà.

SONO LA MADRE RICONOSCIUTA DELLA CHIESA DI MIO FIGLIO, MA MI HANNO COSTRETTA A TACERE. SONO UNA MADRE SENZA VOCE.

Ho donato il Mio Amore a questa generazione lanciando un messaggio di avvertimento in nome di un cambiamento totale e di una nuova alba per l'umanità, ma sono stata ignorata, il Mio Segreto è stato smembrato senza mai essere svelato nella sua interezza.

IL TERZO SEGRETO DI FATIMA DA ME RIVELATO NON È SOLO UN AVVERTIMENTO DEI TERRIBILI DOLORI CHE ACCOMPAGNERANNO LA PURIFICAZIONE TOTALE, È ANCHE UN ANNUNCIO DI SPERANZA PER QUELLI CHE ACCOLGONO LA MIA CHIAMATA E SI DISPONGONO A CAMBIARE LA DIREZIONE DEL PROPRIO OPERARE, elevando la propria voce affinché le potenze cessino la creazione di armi letali con le quali porteranno i più grandi dolori a tutta l'umanità,  annientando la Terra e la Natura, opera della Mano di Dio.

VI AVVERTII RIGUARDO ALLA TERZA GUERRA MONDIALE: vi dissi che se l'uomo non fosse cambiato, se non si fosse avvicinato a Mio Figlio, la guerra sarebbe stata una punizione conseguente al peccato con cui l'umanità si è consegnata al diavolo, il quale vi avrebbe portato a commettere i crimini più atroci e avrebbe diffuso la malvagità ovunque.

La fame si diffonderà come il vento, GLI INNOCENTI SARANNO SOCCORSI DAI LORO COMPAGNI DI VIAGGIO, CHE SONO SEMPRE STATI PRESENTI NEL CORSO DELLA STORIA DELL'UMANITÀ E VIVONO NELLA VOLONTÀ DIVINA E CHE, ANCORA UNA VOLTA, interverranno per il bene di coloro che soffrono per le conseguenze della scienza spietata dell'uomo.

I MIEI FIGLI FEDELI SARANNO NUOVAMENTE PERSEGUITATI E LE CHIESE SARANNO CHIUSE, LA MASSONERIA DIFFONDERÀ I SUOI ORRORI, INFILTRANDOSI NELLA CASA DI MIO FIGLIO SULLA TERRA E INTRODUCENDOSI DI NUOVO LÀ DOV'ERA STATA SCACCIATA. Il sangue dei giusti purificherà il peccato dei malvagi.

LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA AL MIO CUORE IMMACOLATO NON È AVVENUTA COME AVEVO RICHIESTO: il Vicario di Roma unito ai vescovi di tutto il mondo e a tutti i credenti, alla stessa ora e in unità. La Russia, da Me amata, diffonderà i suoi errori in tutto il mondo e se ne dispiacerà quando sarà troppo tardi.

I MIEI FIGLI PREDILETTI, PERSI NEI CONTRATTEMPI DELLA SOCIETÀ, SI DARANNO ALLE RELAZIONI MONDANE CON LA LORO COMUNITÀ, METTENDO IN PRIMO PIANO NON LA SPIRITUALITÀ, MA LA SOCIALIZZAZIONE. Le case di formazione dei Miei Prediletti saranno invase dal modernismo, distorcendo il vero misticismo e la spiritualità con i quali dovrebbero essere guidate. 

IL GRANDE IMPOSTORE S'IMPADRONIRÀ DEL TRONO DI MIO FIGLIO E GRAN PARTE DEGLI UOMINI LO GUARDERANNO CON APPROVAZIONE.

LA LITURGIA SARÀ SATURA DI MODERNISMI, che offenderanno il Cuore tre volte Santo di Mio Figlio... e Io sarò bandita.

L'umanità è in grave pericolo, IL COMUNISMO HA MUTATO IL PROPRIO VOLTO, È SCESO A PATTI CON LE SETTE CHE SI TROVANO ALL'INTERNO DELLA STESSA CHIESA DI MIO FIGLIO, minerà il potere dei Miei Vicari facendo fuggire uno di loro tra i cadaveri dei suoi cardinali e vescovi fedeli e farà soffrire alla Chiesa la sua più grave apostasia, usurpando il Trono di Pietro sulla Terra.

QUELLI TRA I MIEI FIGLI CHE RIMARRANNO AL SICURO SOTTO LA MIA PROTEZIONE E CHE CONFIDERANNO NELLA PROMESSA DI SALVEZZA DA ME FATTA A COLORO CHE VIVONO SECONDO LA FEDE, PER MEZZO DEL POTERE CHE GIUNGERÀ DALL'ALTO, ACCOMPAGNERANNO MIO FIGLIO NELLA SUA SECONDA VENUTA, FARANNO PARTE DEL RESTO SANTO RIUNITO SOTTO IL GRANDE PASTORE ED ASSISTERANNO CON GIUBILO E APPLAUSI AL TRIONFO FINALE DELLA VERA CHIESA.

Io non abbandono i Miei Figli, li metto in guardia. Il Mio Cuore sanguina per il silenzio mantenuto da coloro che non hanno rivelato interamente il Segreto da Me svelato a Fatima, grazie al quale si sarebbe potuto evitare molto dolore ai Miei Figli.

SMEMBRARE IL TERZO SEGRETO DI FATIMA È STATO UN GRAVE ERRORE: UNA DISOBBEDIENZA CHE HA SICURAMENTE GENERATO QUEST'ISTANTE DI DESOLAZIONE PER LA GENERAZIONE ATTUALE.

*****

Fratelli, ho citato alcuni messaggi perché, particolarmente in questo giorno, ci fermiamo, approfondiamo e meditiamo sull’urgenza impellente del Cielo che continua ad inviare questi messaggi, affinché non ci dimentichiamo della nostra condizione terrena e teniamo presente che ogni passo che compiamo si ripercuote sull’intera umanità.

Questa data così importante è una festa, sì, una festa per il Cielo ed un ringraziamento da parte nostra perché, soprattutto Suor Lucia, si sottopose con ubbidienza alla scelta della quale venne fatta oggetto da parte di Dio.

Non è mai tardi e non possiamo aspettare di ricevere l’ultima Parola del Cielo o l’ultima dimostrazione di Misericordia Divina. Desidero solo ricordare che negli appelli che mi vengono dati, viene costantemente ripetuto che al primo luogo c’è Dio e l’obbedienza alla Sua Eterna e Santissima Volontà. 

Oggi ci sarà la canonizzazione di Francesco e di Giacinta, che festeggio in unione al Popolo di Dio, perché con questa canonizzazione si riafferma tutto quello che è stato rivelato a Fatima ed il totale adempimento di quello che questi Santi bambini ricevettero dal Cielo è nelle mani della Gerarchia della Chiesa e della loro coscienza.

AMEN. 

Luz de Maria

mercoledì 3 maggio 2017

L'Avvertimento

Riproduco qui sotto un recente messaggio della veggente Luz de maria, il quale parla diffusamente del Grande Avvertimento, già annunciato dalla veggente Conchita nelle apparizioni (riconosciute dalla Chiesa) di Garabandal (circa 3000 apparizioni per 4 anni dal 1961).

Questo un video con una intervista alla veggente Conchita


Questo invece il testo del messaggio

************
MESSAGGIO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA
ALLA SUA FIGLIA AMATA LUZ DE MARIA 
31 MARZO 2017

Amati figli del Mio Cuore Immacolato:

IL MIO AMORE NON SI FERMA, È IN COSTANTE MOVIMENTO 
PER INCONTRARSI CON VOI.  

Il Mio Amore fluisce nella libertà Divina, perché Io Sia Protettrice, Stella del mattino, Salute degli infermi e Consolatrice degli afflitti.

Non abbandono nessuno di coloro che Mi invocano affinché li protegga, sia quando sono tribolati che quando sono nella gioia.   

L’Amore non è solo un sentimento o un pensiero, è una realtà che ogni persona ha radicato nel proprio spirito, è quella forza principale che non permette all’essere umano di rimanere statico. L’Amore è azione, è prassi in ogni istante della vita; chi ama ad intervalli non ha conosciuto l’Amore Divino, ma vive un falso amore.

Non dimenticatevi che chi non ama il fratello o è in contesa con il fratello, oppure odia suo fratello, mente se dice di amare con l’Amore di Mio Figlio.

L’Amore Divino al quale voi siete chiamati, non è un amore a parole, né è fatto di momenti, è un amore durevole che si espande costantemente. 

L’amore non è egoista, non conosce gelosie né arroganza, l’amore è comprensivo, compassionevole e paziente. (Cfr. 1 Cor. 13)

L’uomo attuale non ama quando si guarda attorno e finge amore con opere di carità. Mio Figlio vi dà grandi lezioni di vero Amore.  Io Sono sempre stata la stessa in ogni momento, con tutti quelli che si avvicinavano a Me, ho amato tutti gli uomini, in ogni momento. 

Ora l’umanità si è pervertita e l’amore è stato sfigurato, l’umanità si è trasformata in un gruppo di esseri malvagi che guardano a loro stessi e che uccidono il prossimo, se il prossimo non si comporta o non agisce in base alla convenienza altrui.

IL COMANDAMENTO PIÚ IMPORTANTE È IL COMANDAMENTO DELL’AMORE. 

C’è una vasta maggioranza di persone che vivono nel ricordo di qualche dispiacere del passato e questo impedisce che ci sia una riconciliazione e che ci sia un vero perdono.

L’Amore Divino rimette a posto le cose, non è indifferente al fratello, ma ama come Mio Figlio ama. 

Voi dovete sempre avere uno spirito gentile, uno spirito paziente e di sacrificio. Non dovete essere vili, non dovete vivere nella realtà di questo momento di decadenza dello spirito. 

Dovete uscire dalla corrente del mondo che mette da parte l’Amore. Voi state vivendo d’apparenza, come i farisei.

Mio Figlio vi chiede: Amate in spirito e verità!, ma voi non siete veri, non sapete cosa vuol dire amare in Spirito e Verità. Per questo, nei momenti di tribolazione, che non potete negare arriveranno presto, il vero figlio di Mio Figlio sarà riconosciuto facilmente e chi vivrà nell’amore umano sarà altrettanto facilmente riconosciuto.

FIGLI MIEI, PRIMA DI LEGGERE QUESTI APPELLI, SIATE AMORE, VIVETE L’AMORE.

L’Amore è agonizzante in coloro che non sono avviati alla conversione. La conversione ha bisogno di una forza costante, per potervi costantemente rinnovare nella realtà che state vivendo in questo mondo di violenza, che vuole estinguere lo Spirito.  

Io vi chiedo di comportarvi e di agire con tutte le vostre forze, per poter vivere mettendo tutto al servizio del Regno di Dio.  

L’Amore è imprescindibile nei veri figli di Mio Figlio, per non minare il cammino, per non degenerare l’amore, né porlo in pericolo.  

L’Amore, il grande sconosciuto dell’umanità è oltraggiato da coloro che vivono nella violenza, nell’irriverenza, nella negazione dei Comandamenti Divini.

L’umanità sta cadendo, momento dopo momento, in abissi che le rafforzano l’ “ego” mal utilizzato e l’essere umano dà costantemente sfoggio di superbia.

Il male non resta in attesa, è in agguato, quindi non proclamate davanti a tutti i vostri fratelli che l’amore sovrabbonda in voi, poiché il male, in una situazione inattesa, può farvi dimostrare tutto il contrario.  

L’INASPETTATO È IL GRANDE RIVELATORE DELLA VERITÀ CHE VIVE IN CIASCUNO DI VOI.

Non state vivendo in un mondo d’amore, vi trovate costantemente esposti al terrore, alla morte, alla violenza, alla mancanza di rispetto, alla critica, e ve ne stupite.  Quante volte uccidete il fratello con una parola?  

Non potete mettere da parte la preghiera, perché vi rafforza, vi fa procedere sicuri. La preghiera, accompagnata dal Pane della Vita dell’Eucaristia, è l’alimento per poter resistere con maggior forza alle tentazioni.

SI STA AVVICINANDO IL MOMENTO IN CUI SARETE ESAMINATI DALL’AMORE STESSO CHE AVETE DATO E CHE AVETE.  Vedrete, vivrete, soffrirete per le vostre cattive azioni, il lamento sarà grande.

Per quanto grandi ed inimmaginabili siano i peccati commessi, voi state procedendo con l’impronta Divina, per questo vi chiamo al pentimento, affinché salviate l’anima.

Amati, la solitudine vi invaderà e penetrerà in voi fino all’osso, vivrete la vera solitudine, quella che non avete mai provato finora, vi esaminerete da soli.

Il dolore per ogni offesa commessa contro la Volontà Divina, lo vivrete come se lo steste mettendo in pratica in quello stesso momento, senza che nessuno vi difenda, nemmeno voi stessi.

Il Mio Cuore soffre a causa dei Miei figli.

Una volta passato l’Avvertimento, alcuni si infurieranno contro Dio e ci sarà una maggiore crudeltà verso i Miei figli.  (1)

L’uomo si stupirà nel guardare il Cielo e nel vedere il fuoco avvicinarsi alla terra, ma l’uomo non saprà che questo fuoco sarà quello che raggiungerà l’anima e la coscienza di ogni essere umano, bruciando il peccato con un fuoco implacabile. Sentirà di non poter resistere oltre. 

Il cuore dell’uomo si troverà in una costante fatica spirituale, ma voi non volete colmarlo con la Parola di Mio Figlio, né con la Mia.

Amati figli, cadrà fuoco dal Cielo, un fuoco che vuole annichilire l’ipocrisia, l’irriverenza dell’uomo di fronte al Divino.

Pregate figli Miei, pregate per Seul, patirà enormemente.

Pregate figli Miei, pregate per il Cile, la sofferenza non si fermerà, questa nazione deve consacrarsi ai Nostri Sacri Cuori.

Pregate per la Chiesa di Mio Figlio, pregate per l’unità della Chiesa di Mio Figlio.

Pregate per l’Argentina e la Germania, ambedue queste nazioni patiranno duramente.

Figli, l’attività sismica aumenterà in tutta la terra, i fenomeni atmosferici coglieranno l’uomo all’improvviso, al punto che vorrà lasciare i luoghi dove sta.

Guardate in alto figli, non vivete con lo sguardo a terra.  

Il Popolo di Mio Figlio sarà sorpreso.

Figli del Mio Cuore Immacolato, “… nessun profeta è bene accetto in patria” (Luca 4,24).

Accogliete questi eletti e proteggeteli sempre.

LA MIA BENEDIZIONE MATERNA È UN IMPEDIMENTO PER IL MALE, MA AFFINCHÈ QUESTO IMPEDIMENTO VI SIA DI GIOVAMENTO, DOVETE RIMANERE IN STATO DI GRAZIA.

Vi amo.

Mamma Maria.

AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO

domenica 30 aprile 2017

Memoria di un cuore

Il Vangelo di oggi ripropone un brano a me carissimo, quello relativo ai due discepoli di Emmaus, uno dei quali era proprio San Cleofa, ricordato dalla liturgia della Chiesa proprio il 25 settembre.
"In quello stesso giorno, il primo della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino..."
Quello stesso giorno è riferito al giorno in cui le donne trovano il sepolcro vuoto.
"Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.
Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo."
Questa è la normale condizione umana, dopo il peccato originale.
Lui c'è, ma "i nostri occhi" sono incapaci di riconoscerlo. Non dice "loro", ma "i loro occhi". Noi siamo capaci di riconoscerlo, ma dobbiamo imparare a farlo con uno sguardo diverso sulla realtà. Non perché davanti agli occhi non ci sia nulla, anzi. Ma quello che abbiamo davanti agli occhi non dice tutto della realtà che emerge nella sua visibilità.
Come dice il Gius in "E' se opera":
"Corpo dice non tutto quello che uno è. Dice ciò che appare e si lascia vedere di quello che uno è. Ma questa apparenza è reale (non è come sentir dire: “Sono presente” e non c'è nessuno). Il corpo è reale, sperimentabile. E noi siamo parte di questo Suo corpo, che ha una profondità molto più grande di quel che si vede, ha un valore che eccede la realtà umana dei suoi componenti, ha una radice che affonda in una terra a noi ignota: la terra dell'Essere, del Mistero. Il corpo non lascia vedere tutta la personalità, ma è l'inizio di tutto il misterioso cammino dentro la personalità. Il mistero di Cristo è come il mistero del nostro io, che si documenta nel corpo. Ciò che si vede, ciò che si sente, ciò che si tocca, il tuo comportamento, vale a dire ciò che io sperimento di te, mi rivela qualcosa di quello che sei, del mistero del tuo io: “gli occhi sono lo specchio dell'anima”. Allo stesso modo questa compagnia in cui Cristo ti ha chiamato e con cui ti si stringe attorno ti rivela quello che Lui è per te: attraverso lo sguardo e il comportamento che Egli suscita in coloro che ti ha messo attorno nella misura in cui Lo riconoscono, Gli obbediscono e ne vivono la memoria , tu conosci di più chi è Cristo."

"...Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti...".
Di fronte ad una testimonianza chiara, sono ancora incapaci di credere. Ma dovevano ancora ricevere lo Spirito...
"Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. "
Il momento del riconoscimento arriva nel preciso momento dello spezzare il pane, nel momento del Sacramento. Allora cadono tutte le barriere e le perplessità, poiché li agisce una Grazia che non dipende dalla fede, ma in forza del Sacramento, in forza di Gesù Cristo.
E nel momento del riconoscimento, Lui torna invisibile.
Evidentemente presente, come evidentemente invisibile alla vista.
"Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». "
Se Cristo fosse rimasto presente, sarebbero rimasti in muta contemplazione, come gli apostoli quando lo riconobbero a riva mentre loro pescavano (Gv 21,9-14).
Invece "sparì dalla loro vista" e subito emerge l'esigenza umana di sostenersi reciprocamente con la testimonianza di quanto era loro accaduto.
E come si sostengono? Con quale strumento si sostengono? Con lo strumento della MEMORIA.
E di cosa fanno memoria? Del loro cuore, di quello che il cuore ha riconosciuto come adeguato e soddisfacente alle proprie esigenze fondamentali.
E qual'è stata la loro seconda mossa istintiva?
"E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane."
 
Si mossero. Fecero "movimento" senza avere chiara coscienza di quello che stavano facendo, ma semplicemente rispondendo a quella che per loro era diventata un'esigenza del loro cuore. Andarono alla sorgente, alla fonte, ai testimoni designati da Gesù stesso per dare il loro contributo di testimonianza.
Questo è il primo compito che ci spetta: dare testimonianza di quello che ci è accaduto e ci sta accadendo. Dobbiamo dare testimonianza del carisma del Gius che stiamo vivendo in questo nuovo cammino che iniziando a fare.

Ma anche un altro compito ci attende, poiché oggi noi, rispetto ai discepoli di Emmaus, siamo dopo la discesa e la diffusione dello Spirito Santo. Dobbiamo collaborare al compito della Chiesa e portare la nostra esperienza di vita cristiana a tutti i popoli, collaborando in qualche modo alla missione della Chiesa nel mondo.

Infine c'è un altro aspetto che oggi mi è divenuto chiaro. Mi è sempre stato chiaro il fatto che Cristo sempre ci parla e sempre ci fa sapere quello che Lui vuole. E nelle parole, da me tanto contestate, per cui la forma della testimonianza è la "testimonianza di Cristo in me", oggi ho trovato un riferimento di grande significato.
Stamattina stavo rileggendo l'Apocalisse quando mi sono imbattuto nella seguente frase: "La testimonianza di Gesù è lo Spirito di profezia" (Ap 20,10).
In questi tempi di grande confusione (forse tempi apocalittici...), noi siamo chiamati anche ad essere per i nostri fratelli cristiani e per tutto il mondo anche profeti.
Profeti di quello che sappiamo, nella sua forma più semplice: Gesù Cristo, nonostante le apparenze a volte violentemente contrarie, non ci abbandona mai, non ci lascia mai soli. Lui c'è.