Per comprendere meglio i contenuti di questo blog, si consiglia caldamente di leggere le pagine "Le origini di questo blog" e "La missione di questo blog" affinché le considerazioni (critiche) che vengono svolte nei post siano collocate nella giusta ottica e all'interno di una cornice di riferimento adeguata.

giovedì 12 maggio 2016

Stranocristiano non è più tanto strano

Con grande amarezza ho letto l'ultimo post sul blog Stranocristiano, che riprende e commenta un articolo di Cascioli sul sito La nuova Bussola Quotidiana; davvero triste vedere l'incapacità di leggere il tempo presente. E l'incapacità di leggere il tempo presente è l'incapacità di capire che siamo in guerra, non siamo in tempo di pace dove si può pazientare nella costruzione di un mondo migliore. C'è in atto una guerra ed è una guerra contro di noi.
Tutto il post è una critica alla posizione presa da Adinolfi, alla discesa in campo del Popolo Della Famiglia e un invito a votare, a Roma, per Marchini.
Con quale motivazione? Adinolfi non sarebbe affidabile, avrebbe cambiato idea, una volta voleva le unioni civili, lo aveva scritto sul suo libro "Voglio la mamma". A nulla vale il fatto che è stato scritto nel 2013, quando una legge in materia non era pensabile. E nulla vale il fatto che in edizione successiva il passo incriminato sia stato cancellato, scrivendo esplicitamente di essere contrario ad ogni tipo di soluzione o legge che equipari di fatto le unioni ai matrimoni. In gioco, secondo la Morresi, c'è la coerenza. Dimenticando che se la coerenza diventa una virtù cardinale (non so di quale catechismo) allora san Francesco non sarebbe mai stato fatto santo e San Agostino sarebbe ancora un eretico.
E chi sarebbe il campione proposto dalla Morresi? Alfio Marchini, il candidato dei potenti di Roma. E sulle unioni civili? "...ha detto che, se sarà sindaco, non celebrerà le unioni gay. Non ha detto che non farà rispettare la legge, ovviamente, perché questo un sindaco non lo può fare, ma ha detto che lui quelle celebrazioni non le farà". Ovviamente, lui si fa gli affari suoi. Mica ci può rimettere lui. Quindi farà gli interessi dei cittadini finché gli conviene. Bell'esempio di doppiogiochismo tipicamente democristiano, ma della peggior specie.
Per questi tempi di guerra occorre ben altro, occorre ben altra tempra. Occorre qualcuno che dica
"Io farò obiezione di coscienza e qualunque cattolico eletto dovrebbe rifiutarsi, accettando le conseguenze civili e penali che questo rifiuto comporta"
come ha fatto Mario Adinolfi in una intervista su Intelligo News. Anche perché, evidentemente occorre ricordarlo alla Morresi, la dottrina cattolica dice esplicitamente che alle leggi contrarie alla legge divina occorre disobbedire. Senza se e senza ma.
E la conclusione della Morresi è il manifesto più evidente, per me, di questa incapacità di leggere il tempo presente.
"Riguardo al partito cattolico: quale pensate sia il bacino di elettori oggi? Quello della Dc degli anni Cinquanta? Qualcuno dice “facciamo il movimento 5stelle cattolico”. Ma i grillini hanno intercettato e interpretato la protesta contro la casta, e sono cresciuti perché hanno trovato consenso su questo. Quale consenso pensate di raggiungere, con un partito espressamente cattolico?"
Quale profonda consonanza con le parole dell'Anticristo di Solovev:
"Strani uomini… ditemi voi stessi, o cristiani, abbandonati dalla maggioranza dei vostri capi e fratelli: che cosa avete di più caro nel cristianesimo?"
Evidentemente la Morresi con la sua domanda sottende un'altra domanda: cos'avrebbe da dire di particolare un partito cattolico rispetto a quelli già presenti? Perché qui la vera ragione non è quella di vincere (cioè salire sul carro dei vincitori, per continuare a non contare nulla; anzi, fa le pulci su quanto conterebbe un Pdf con un consigliere, ma nulla dice di quanto sarebbe difesa una visione cristiana della vita e della politica da un Marchini, probabile perdente contro la Raggi) ma se si ha qualcosa da dire rispetto all'esistente, qualcosa che gli altri non dicono.
Una risposta dello stesso genere di quella dello starets Giovanni, che così rispose:
"Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, poiché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità."
Quindi occorre un politico e un partito che abbia come programma la Dottrina Sociale della Chiesa e che di fronte alle leggi immorali non si pieghi, pronto a subire le conseguenze penali delle sue scelte.

E per rispondere alla posizione della Morresi sul movimento 5stelle, occorre dire che c'era un tempo in cui quando si sono presentati per la prima volta erano anche loro allo zerovirgola. Perché quando si comincia si parte sempre dallo zerovirgola. E se Marchini non dovesse vincere a causa del Pdf, sarebbe allora un grande successo mediatico, perché allora tutti parlerebbero del Pdf.

"I grillini hanno intercettato e interpretato la protesta contro la casta". Bene.
Il partito cattolico ci sarà e sarà vincente quando, tolta la casta, poi occorrerà ricostruire. Perché, come disse Biffi, l'Europa o sarà cristiana oppure non sarà.
Quando il popolo, tolta la casta, avrà assaggiato l'anarchia grillina al governo allora occorrerà un partito cattolico. Che sia cattolico e basta. E vincerà grazie ai delusi del movimento 5stelle.
Qual'è il bacino di elettori? Il mondo intero. Questa è la risposta.

venerdì 6 maggio 2016

Amoris Laetitia e intimità coniugale

Con il cuore colmo di gratitudine mi accingo a dire la mia su una possibile interpretazione della Amoris Laetitia.
Colmo di gratitudine, dopo aver letto sul blog Sandro Magister un generoso e nobile tentativo da parte del domenicano Angelo Bellon, docente di teologia morale, di trovare una interpretazione che sia compatibile col magistero ordinario della Chiesa, quello professato prima di questa Esortazione Apostolica. Riconosco in questo la materna sollecitudine della Chiesa, qui attraverso la fatica di Bellon, di venire in soccorso a chi può sentirsi smarrito da certe interpretazioni.

Purtroppo, almeno in un punto di primaria importanza, mi sembra che l'interpretazione di Bellon non sia compatibile con il testo della Amoris Laetitia. Si tratta della nota 329 da me già commentata nel precedente post, che così recita:
"Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981), 84: AAS 74 (1982), 186. In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere 'come fratello e sorella' che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, 'non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli' (Gaudium et spes, 51)"
 La nota si riferisce al paragrafo 298, dove si parla dei divorziati. Ecco l'inizio di quel paragrafo, fino alla nota qui sopra:
"I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe. La Chiesa riconosce situazioni in cui «l’uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l’educazione dei figli - non possono soddisfare l’obbligo della separazione»" [209]
Nell'ultima frase, la parte tra virgolette è una citazione dalla Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II (paragrafo 84), la quale si riferisce precisamene alla possibilità di concedere l'assoluzione ai divorziati risposati solo nel caso in cui questi vivano in castità:
"La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, «assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi»"
 Questo il commento di Bellon sulla nota in questione:
In merito a questa nota che ha attirato l’attenzione di molti va detto:
- primo: il papa ricorda l’insegnamento di "Familiaris consortio" che chiede di non vivere "more uxorio" ma di vivere in castità, come amici e fratelli e sorelle;
- secondo: il papa, pur facendo riferimento al Concilio Vaticano II che parla di intimità coniugale, qui parla solo di intimità. È infatti chiaro che in ogni caso questa non sarebbe coniugale, perché i due non sono marito e moglie.
- terzo: il papa vuol dire che pur “accettando di vivere come fratello e sorella”, se succede che talvolta vadano oltre, si deve usare pazienza ed esortarli a fare quanto dice Paolo VI nella 'Humanae vitae', n. 25: "E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della penitenza".
Purtroppo, il secondo e terzo punto non mi sembrano interpretazioni fedeli al testo della Amoris Laetitia. Riguardo al terzo punto, non c'è una citazione della Humanae vitae; invece c'è una citazione della Gaudium et spes. E questo mette in crisi anche il punto secondo, poiché nella nota sono messe insieme, sono correlate le due citazioni (Familiaris Consortio e Gaudium et spes), come se parlassero della stessa cosa. Invece non è così, perché la Familiaris Consortio parla dei divorziati risposati, mentre la Gaudium et spes parla semplicemente della condizione degli sposi. Applicare il medesimo giudizio su due condizioni completamente diverse è quantomeno un azzardo, se non un vero e proprio abuso logico. Occorrerebbe quantomeno esplicitare perché il giudizio rimane inalterato, anche se le condizioni sono completamente diverse. Altrimenti tutto il ragionamento si ammanta di logica ma logico non è.
In particolare viene inficiato il ragionamento per cui "il papa, pur facendo riferimento al Concilio Vaticano II che parla di intimità coniugale, qui parla solo di intimità. È infatti chiaro che in ogni caso questa non sarebbe coniugale, perché i due non sono marito e moglie"; se parla solo di intimità, visto che comunque si riferisce al Concilio Vaticano II che parla di intimità coniugale, dovrebbe dire a quale altra intimità si riferisce. Inoltre tutto il paragrafo è proprio in riferimento al vivere come "fratello e sorella"; quale intimità può mancare a chi vive in questo modo, rispetto a chi vive "more uxorio"?
Ma è proprio la citazione della Gaudium et spes a tagliare la testa al toro:
"Il Concilio sa che spesso i coniugi, che vogliono condurre armoniosamente la loro vita coniugale, sono ostacolati da alcune condizioni della vita di oggi, e possono trovare circostanze nelle quali non si può aumentare, almeno per un certo tempo, il numero dei figli; non senza difficoltà allora si può conservare la pratica di un amore fedele e la piena comunità di vita. Là dove, infatti, è interrotta l'intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli: allora corrono pericolo anche l'educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri."
Qui viene espressamente citata "l'intimità della vita coniugale", non l'intimità e basta.

C'è un ultimo punto al limite del grottesco.
Il Papa nella nota 329 scrive che "...molti... ... rilevano che...". Non dice, "il Concilio insegna..." oppure "la Chiesa insegna...", ma riporta semplicemente una opinione di indefiniti "molti" (chi saranno poi questi molti?). Qui non c'è alcuna norma fissata, nessun giudizio falso-vero oppure giusto-sbagliato.
In fondo, non c'è alcun motivo per applicare o sostenere le cose qui scritte. Si tratta semplicemente di una diceria. Magari è un pensierino laterale di qualche cardinale tedesco.

lunedì 2 maggio 2016

Amoris Laetitia, una autorevole stroncatura

Uno dei punti controversi dell'Enciclica Amoris Laetitia è relativo al paragrafo 305. Questo il suo contenuto completo:
"Pertanto, un Pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone. È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa «per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite».[349]In questa medesima linea si è pronunciata la Commissione Teologica Internazionale: «La legge naturale non può dunque essere presentata come un insieme già costituito di regole che si impongono a priori al soggetto morale, ma è una fonte di ispirazione oggettiva per il suo processo, eminentemente personale, di presa di decisione».[350] A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa.[351] Il discernimento deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti. Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio. Ricordiamo che «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà».[352] La pastorale concreta dei ministri e delle comunità non può mancare di fare propria questa realtà."
Qui si afferma esplicitamente che "entro una situazione oggettiva di peccato... è possibile si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l'aiuto della Chiesa [351]".
Iniziamo ad analizzare questo paragrafo controverso partendo dalla fine.
Quale tipo di aiuto la Chiesa può dare ad una persona che si trova in una situazione oggettiva di peccato? Ci sono molti modi: il conforto spirituale, il sostegno morale, l'introduzione alla vita della comunità locale. Qui non dice che l'aiuto alla Chiesa possa essere dato con la partecipazione ai Sacramenti. Però neanche lo nega, lasciando aperta la porta al dubbio.
Il dubbio viene purtroppo chiarito dalla nota 351, che recita:
"In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, «ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (ibid., 47: 1039)."
Quindi qui si afferma esplicitamente che, anche chi vive entro una situazione oggettiva di peccato, può accedere ai sacramenti. A poco vale la considerazione che "non sia soggettivamente colpevole", poiché i "fattori attenuanti" possono (per definizione) diminuire la colpa personale, non annullarla.
Questo è in palese contraddizione con il magistero ordinario della Chiesa, anche perché in tutto questo paragrafo (note incluse) non si fa alcun accenno al pentimento della persona e al proposito di non peccare più, inclusa la determinazione di smettere la condizione di peccato (la convivenza in caso di seconda unione) o l'impegno a vivere in condizioni di castità, nel caso non fosse auspicabile la separazione della nuova unione (perché mette a rischio l'educazione dei figli della nuova unione).
Tutto questo combacia - purtroppo - con quanto già rilevato nel precedente post, cioè sul fatto che viene considerata negativamente una qualche mancanza di intimità perché pregiudicherebbe la fedeltà. Per i commenti su questo aspetto rimando a quel post.
Comunque le contraddizioni di questo paragrafo sono state anche commentate da un personaggio autorevole, il professor Robert Spaermann,  ottentanovenne amico di Joseph Ratzinger, professore emerito di filosofia presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, uno dei maggiori filosofi e teologi tedeschi.
Il suo commento è apparso sul blog di Sandro Magister.
Il suo giudizio è durissimo: "Roma può ora imporre la direttiva per cui saranno nominati solo vescovi “misericordiosi”, che sono disposti ad ammorbidire l’ordine esistente. Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna. Il papa avrebbe dovuto sapere che con un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa. Che Dio ce ne scampi."
Del resto, che ci sia un cambiamento nella dottrina l'ha confermato il Papa stesso, affermando su esplicita domanda se sia cambiato qualcosa sull'accesso alla Comunione: "Si, punto". E sottolineando di riferirsi, per una spiegazione più completa, alle parole del cardinale Schönborn.
E sul perito del paragrafo 305 annota giustamente Spaermann: "Si noti, solo per inciso, che qui ci si serve, giocando su un fraintendimento intenzionale, del passo evangelico citato. Gesù dice, infatti, sì, che i farisei e gli scribi siedono sulla cattedra di Mosè, ma sottolinea espressamente che i discepoli devono praticare e osservare tutto quello che essi dicono, ma non devono vivere come loro (Mt 23, 2)".
L'accusa qui è pesante, perché evidentemente c'è qualcuno che è l'autore di un "fraintendimento intenzionale".
A tal proposito mi viene da pensare che Cristo è morto in croce per salvare il mondo, ma senza togliere una sola virgola della legge stabilita, perché Lui è venuto per compiere non per togliere.
La Chiesa di questi tempi invece sta prendendo un'altra piega. Ma non tutta la Chiesa, grazie a Dio.