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martedì 31 luglio 2018

Il miracolo più grande: l'unità

Carissimo Massimiliano (mi permetto di darti del tu, anche se non ci conosciamo),
il tuo intervento di due giorni fa merita una considerazione ed un approfondimento maggiore di quello che può permettere una risposta su Facebook. E merita una risposta perché arriva ad un punto nevralgico della questione: come perseguire e ottenere (o riottenere) quella unità che ha permesso la realizzazione di meravigliosi eventi come quelli del Family Day?
Mi permetto di dire che a me pare evidente, così come mi è parso evidente l'origine dei problemi di questi ultimi due anni. Ovviamente non sono più intelligente degli altri ad aver visto questo difetto di origine: come al solito siamo tutti bravissimi a vedere la pagliuzza negli occhi degli altri e non il trave nel nostro occhio.

Il "difetto originario" è stato quello di considerare gli eventi del Family Day come un fatto normale, come il risveglio di un popolo finora addormentato o incapace di uscire dal guscio, magari con l'occasione giusta e per le motivazioni giuste (i valori non negoziabili!), invece che un eccezionale MIRACOLO!

Travolti dall'entusiasmo di quanto era accaduto (addirittura due eventi eccezionali nel giro di sei mesi, con una partecipazione crescente!) tutti si sono illusi che il miracolo dell'unità fosse un dato ormai assodato, scontato, ripetibile a piacimento senza particolari difficoltà.
Tutti si sono dimenticati che l'unità è un miracolo di Dio così grande che persino Gesù prega il Padre affinché quelli che crederanno in lui "siano uno" (Gv, cap. 17). E l'invito all'unità percorre tutti gli scritti cristiani ("non c'è più giudeo o greco, schiavo o libero, uomo o donna...") perché la condizione normale del cristiano è la divisione. Dal tempo dei discepoli, che si dicevano "io sono di Paolo" o "io sono di Pietro", la storia cristiana è tutta attraversata da divisioni a volte laceranti.

Ma come nasce la divisione? E come si realizza "facilmente" il miracolo dell'unità? Basta guardare in faccia ai fatti, agli episodi, del nostro tempo e pure del tempo di Gesù. Quando il popolo ha fame e Gesù lo sfama con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, non c'è alcuna divisione, non c'è alcuna organizzazione e tutto si svolge nella più semplice armonia. Quando c'è la fame, la miseria, la sofferenza allora siamo tutti uniti "facilmente" dalla stessa condizione umana ed esistenziale.

La divisione nasce quando l'uomo viene impegnato nel giudizio. Fin dal tempo di Gesù, quando annunciava la necessità di mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere la vita. Quelli intelligenti se ne vanno: e quelli che rimangono non sono più intelligenti, semplicemente sono quelli che ammettono la loro ignoranza. Ma Gesù disprezza e vuol perdere i più intelligenti? Gesù ama e predilige solo i fanatici e gli stolti? Assolutamente no, ovviamente no. Gesù stesso provoca il giudizio umano, ma invita chiaramente a non fermarsi ad esso, invita a mantenere il giudizio ma a non farsi bloccare da questo. Soprattutto il giudizio differente non può e non deve impedire l'unità.

La politica è divisiva? No, la vita è divisiva e l'esempio più clamoroso sono proprio i cristiani (cattolici, ortodossi e protestanti). Tutta la storia del cristianesimo è attraversata da queste divisioni. Persino quando c'era la Democrazia Cristiana, i cattolici erano radicalmente divisi nelle sue correnti. Il vano tentativo di evitare le divisioni impedendo dall'alto la formazione delle correnti (ogni riferimento a Forza Italia è puramente voluto) serve solo a mascherare e nascondere la realtà delle inevitabili divisioni e finisce per provocare le più traumatiche scissioni o "tradimenti" (vedi Bossi, Fini, Alfano...) o abbandoni dei più intelligenti e capaci nel loro compito (Tremonti e altri). Le più recenti vicende sono solo un dettaglio di questa lunga storia.

Su questo tema il giudizio di don Giussani è drammatico e illuminante allo stesso tempo:
"Ma l’unità deve essere fatta sulle esigenze, sulle domande che le esprimono, o piuttosto sulle risposte che a queste domande si riconoscono? L’unità può essere fatta sulle esigenze? No, e questo è il punto esatto in cui il potere gioca tutto. L’unità, infatti, può essere costruita solo sulle risposte che si riconoscono.
Pensiamo al Pascoli, la bella poesia I due fanciulli, oppure a Il focolare: l’unità è fondata sul bisogno comune, sullo smarrimento comune, ma ciò non può impedire che molti si stacchino dagli altri e vadano via bestemmiando i compagni. Una unità fondata sulle esigenze, sulle domande, e non sulle risposte conosciute non è un’unità che unisca.
Peggio, una unità fondata, dunque ricercata, sulle incertezze e sulle indigenze, sulla necessità di far fronte a un potere avverso, di superare certe circostanze, una unità fondata sul riconoscimento di limiti che bisogna oltrepassare: ecco, il potere si costruisce a questo punto."
Questo precisamente è il nostro "peccato d'origine", il peccato del Family Day: un richiamo forte contro il comune nemico, la teoria gender. Una volta c'era il pericolo del comunismo, per cui il popolo cristiano si è ritrovato facilmente unito per combattere contro il nemico comune: prima nella Democrazia Cristiana e poi in Forza Italia.
Quando poi si è vinto il nemico e si tratta di agire per il bene, cioè di giudicare e di prendere iniziative concrete, allora rispuntano fuori tutte le divisioni.
Quante volte, per chi ha seguito per anni don Giussani, si è sentito dire che l'unità è impossibile persino tra l'uomo e la donna? Perché l'unità è un MIRACOLO, un grandissimo miracolo.

E allora che fare? Tu dici:
"E allora che fare? Intanto chiediamo che i nostri leader carismatici tornino a sedersi intorno ad un tavolo e magari stilino una "carta dei valori" più inclusiva possibile in cui riconoscersi tutti o quasi e da lì verificare le varie attitudini: politiche, sociali e culturali."
Carissimo Massimiliano, questo è proprio quello che non bisogna fare. Non solo per il rischio concretissimo di passare da una bellissima idea ad una ideologia (buonissima per l'oggi ma dopodomani già stretta). Ma soprattutto perché la nostra "carta dei valori" l'abbiamo già ed è Gesù in persona, anzi la Persona di Gesù. Per tutto il resto, il criterio perenne del cristianesimo è la libertà. E su questo passaggio una parola chiarificatrice l'ho trovata dall'inarrivabile don Giussani:
"Idealmente noi dobbiamo tendere all’unità anche in politica, perché i cristiani debbono tendere all’unità in tutto, dato che sono un corpo solo. Perciò è un dolore non trovarsi dello stesso parere, non un diritto conclamato sconsideratamente. È dolorosa, anche se tante volte inevitabile, la diversità, e bisogna essere tutti tesi a scoprire il perché il fratello la pensa diversamente e comunicargli nel modo migliore i motivi della propria convinzione, nella ricerca dell’unità....
È tanto semplice: Cristo con il battesimo ti assume, così che siamo membra gli uni degli altri. È una cosa dell’altro mondo, ma questa è l’unità cristiana. Se tutti siamo una cosa sola non possiamo non cercare di esprimerci concordemente. E perciò ci raduniamo in azione unitaria. Se uno non se la sente o non ci fossero le condizioni, è un dolore non poterlo fare, non un diritto da sbandierare!"
(da Tempi.it)
L'unità tanto agognata è letteralmente ad un passo da noi! Tutti noi oggi siamo già uniti dal dolore della mancanza di unità e proprio questo dolore può essere la prima fonte della ritrovata unità.

L'unica cosa che occorre è il riconoscimento di questo reciproco dolore e la tensione amorosa (per amore di Cristo) a trovare tutte le occasioni di questa unità, che oggi nel dolore mostra la sua radice più profonda; più profonda di qualsiasi diversità di giudizio si possa avere nella contingenza delle situazioni.

La statura dell'uomo è l'uomo capace di abbracciare la croce, capace di abbracciare il dolore, perché tra tutte le esigenze umane (giustizia, verità, amore, libertà, ecc.) l'esigenza del dolore è la più misconosciuta ma la più necessaria, perché indispensabile a tutte le altre. L'esigenza del dolore è (al contrario del masochismo e del sadismo) l'esigenza per l'uomo di superare se stesso per amore. Perché ogni uomo impara ad amare ciò che fa e se uno continua a peccare, alla fine amerà peccare e sarà disperato perché il peccato distrugge le altre esigenze (giustizia, verità, ecc.). Se invece imparerà dal dolore, allora amerà il dolore proprio perché vedrà crescere e svilupparsi le esigenze di giustizia, verità, libertà.

Gesù non è venuto al mondo per salvare se stesso; non è venuto al mondo per salvare quelli che lo amano. Gesù è venuto al mondo per salvare il mondo!
La salvezza viene dalla fede. La nostra unità è necessaria "perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17, 23). Quindi la nostra unità ha un valore eminentemente missionario. Mi pare una considerazione sufficiente a superare qualsiasi diverso giudizio di tipo politico od operativo!

L'incontro da te auspicato si può fare, ma io toglierei le sedie e pure il tavolo. Basterà che ognuno comunichi agli altri quali sono i suoi piani per il futuro prossimo e poi ciascuno verificherà se e in che modo potrà aiutare qualcun altro. Questo è lavorare tentativamente e concretamente per l'unità. Tutto qui.

Dal primo Family Day (2015) io lavoro solo per questo obiettivo. Non è un modo di dire, perché questo blog è nato proprio quel giorno, il 20 giugno, appena tornato a casa da quella splendida giornata. Il nome deriva dalla coscienza di una guerra in atto contro noi cristiani e dalla consapevolezza della mancanza di una guida, di un capo. Tanti buoni volontari, alcuni magari molto dotati, non fanno un capo. E se qualcuno può essere messo a capo, perché magari temporaneamente serve un capo, coscienti della sua fragilità dev'essere un capo che duri molto poco e poi venga sostituito da un altro. Un po' come per gli ordini religiosi. Perché l'unico Capo che conta è Gesù. noi possiamo al massimo collezionare figuracce e considerarci servi inutili. Così ci aiuteremo veramente.