Per comprendere meglio i contenuti di questo blog, si consiglia caldamente di leggere le pagine "Le origini di questo blog" e "La missione di questo blog" affinché le considerazioni (critiche) che vengono svolte nei post siano collocate nella giusta ottica e all'interno di una cornice di riferimento adeguata.

domenica 26 marzo 2017

Meravigliosa creatura


Domenica ero in viaggio in macchina, da Cosenza verso Roma. Ad un certo punto, fatta una curva e apertosi un nuovo panorama, ho visto (ovviamente) il Vesuvio.


L'immagine riportata rappresenta abbastanza fedelmente la vista avuta: una distesa di abitazioni e poi sullo sfondo il vulcano.
Non ho potuto fare a meno di ripensare ai tanti messaggi mariani della veggente Maria de Luz riguardante il Vesuvio, l'Etna e i vulcani nel mondo. Qui sotto una breve lista.
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NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
20.11.2016

Pregate figli, pregate, il vulcano dell’Etna sorprenderà.


LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
18.10.2016

Pregate, l’Etna ed il Vesuvio causeranno dolore.


LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
07.10.2016

Il fuoco dei vulcani si sta riversando all’esterno, i Miei figli stupefatti dalla forza della Natura, lo stanno vedendo e lo vedranno, ma se ne dimenticano in fretta.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
12.09.2016

Pregate per il Messico, i suoi vulcani si sveglieranno e la terra subirà un grande tremore.


LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
01.09.2016

L’uomo soffrirà a causa degli elementi, lo purificheranno. I vulcani affioreranno con inattese eruzioni


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
28.08.2016

Pregate, figli Miei, pregate per gli Stati Uniti, la loro purificazione continuerà; con il temuto ruggito, del grande vulcano uscirà il fuoco. La Natura e l’uomo emanano dolore.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
25.08.2016

Pregate, figli Miei, i vulcani presto erutteranno in un paese e nell’altro, in rapida successione.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
08.07.2016

Pregate figli, pregate, i vulcani evocano Ere passate, la loro furia fa tremare il cuore dell’uomo.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
30.06.2016

I vulcani continueranno a risvegliarsi ed il Centro America tremerà.


LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
21.06.2016

L’Indonesia osserverà con stupore la forza dei vulcani, quando la terra tremerà.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
09.06.2016

Pregate, figli Miei, pregate per l’Equador, soffrirà nuovamente ed i suoi vulcani si risveglieranno.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
05.06.2016

I vulcani che hanno causato maggiori distruzioni in passato, entreranno in eruzione.  I vulcani addormentati si risveglieranno, le acque scaldandosi rapidamente evaporano più rapidamente ed altrettanto rapidamente ricadono sulla superficie terrestre, causando irrimediabili disastri su tutta la terra. 


LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
26.05.2016

Figli Miei, i vulcani continueranno a risvegliarsi. Pregate, figli Miei, l’Italia sarà duramente flagellata dalla Natura. Il Vulcano del Vesuvio farà notizia e a causa del Vulcano dell’Etna, gli abitanti che vivono nei luoghi adiacenti, dovranno abbandonarli.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
22.05.2016

Pregate, figli Miei, pregate per l’Italia, il Vulcano del Vesuvio arrecherà dolore, si sveglierà con forza in modo inaspettato.


LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
08.05.2016

Pregate, figli Miei, pregate per l’Italia, sta arrivando il suo incubo in mezzo al tormento, i vulcani ruggiranno, quelli addormentati si risveglieranno, il Vesuvio griderà e gli uomini correranno senza avere tempo.
Gli uomini del potere economico vorranno dividere la loro ricchezza, ma sarà tardi, troppo tardi.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
06.03.2016

I vulcani sono l’espressione dell’oppressione nella quale l’uomo tiene la sua anima.
I vulcani stano eruttando… i vulcani addormentati si risveglieranno, non perché, come dice l’uomo, questi eventi sono ciclici, ma perché l’umanità rivolga il suo sguardo a Me e quindi percepisca la necessità di riconoscermi come suo Signore.


LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
28.02.2016

I vulcani si svegliano e non vi prestate nessuna attenzione, ma quando i grandi vulcani del mondo erutteranno con la forza che hanno trattenuto a lungo, devastando interi centri abitati e  facendo sopraggiungere l’oscurità della notte, sarà allora che l’uomo riuscirà a provare un certo rispetto per le allerte che il Cielo gli aveva inviato.


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
04.02.2016

Pregate, il vulcano Vesuvio e l’Etna faranno tremare i loro territori


NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
24.01.2016

Pregate, figli Miei, pregate, i vulcani addormentati si risveglieranno.
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E sicuramente il mio pensiero è stato influenzato dalla canzone che (combinazione!) proprio in quel momento la radio stava trasmettendo: "Meravigliosa creatura" di Gianna Nannini. Ecco le parole del testo, che in quel momento mi hanno davvero colpito.

"Meravigliosa creatura sei sola al mondo

meravigliosa paura di averti accanto
occhi di sole mi bruciano in mezzo al cuore
amo la vita meravigliosa
Luce dei miei occhi
brilla su di me
voglio mille lune
per accarezzarti
pendo dai tuoi sogni
veglio su di te
non svegliarti
non svegliarti... ancora".

Mi è venuto naturale mettermi a pregare per le sorti dell'umanità tutta.

E poi arrivato a sera, il cielo presentava questo spettacolo: un grande nuvolone avanzava all'orizzonte.

E mi venivano in mente le parole della Bibbia:
Dn 7, 13-14 : “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto”;
Mt 24, 30 : “Allora comparirà nel cielo il Segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e Gloria”;
Ap 1, 7 : "Ecco, viene sulle nubi ed ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto”.


sabato 18 marzo 2017

La forma della testimonianza

La forma della testimonianza è la nostra compagnia, l'unità della nostra compagnia.
Questa unità non è una conseguenza automatica della compagnia dei cristiani, ma è un dono che occorre prima di tutto chiedere al Padre e poi faticosamente costruire e realizzare giorno per giorno, senza nulla tacere però dei nostri limiti e delle nostre divisioni.
"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17, 20-21).
E poi ci sono i versetti seguenti, che chiariscono come questa unità, questa cosa misteriosa che è più dell'unità (che rischia di essere una definizione umana) e che Gesù chiama "siano una sola cosa", si può realizzare:
"E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me." (Gv 17, 22-23).
L'essere "una sola cosa" lo possiamo per la gloria che Gesù ci dona in ogni istante. E questa gloria è innanzitutto una gioia, la gioia della salvezza che Cristo ha portato nel mondo salvando il mondo, ha portato nella vita di ciascuno di noi salvando ciascuno di noi, nonostante le nostre miserie e i nostri peccati.
Ma non è solo una gioia personale, privata. La gloria è una gioia resa pubblica, resa evidente, una manifestazione di fronte al mondo, di fronte a tutti, una manifestazione di piazza. E chi c'era in piazza ai Family Day ha sperimentato bene questa gioia, ha fatto esperienza sia personale che pubblica di questa gioia. Questa è la gloria di Cristo, la stessa gloria che Cristo ha ricevuto dal Padre: una gioia personale che diventa pubblica, un amore alla persona che diventa un fatto sociale.

Tutto il resto, cioè la fede, la certezza di cui parla Carron ("La forma della testimonianza", J. Carron, punti 6-7-8-9), la speranza vengono proprio da questa manifestazione pubblica della gloria di Cristo, da questo fatto sociale che si rende evidente tramite le nostre gambe, le nostre braccia, i nostri corpi, i nostri volti che manifestano pubblicamente una medesima letizia.
Questo perché quella che inizia come una esperienza personale, profondamente spirituale e intima, non rimane intima (facendoci cadere nell'intimismo come atteggiamento) ma diventa un fatto sociale, pubblico, testimoniato davanti a tutti e da tutti testimoniabile, anche da chi non crede.
Perché anche chi non crede non potrà negare che noi eravamo in piazza nel Family Day, non potrà negare la manifestazione pubblica, non potrà negare quella "realtà comunitaria sociologicamente identificabile" citata da Giussani come primo dei tre fattori costitutivi del fenomeno cristiano nella storia ("Perché la Chiesa", Parte Seconda, Capitolo Secondo). Potrà combatterla e probabilmente la combatterà, ma non potrà negarla.

Quindi per descrivere questa realtà, insieme personale e sociale, non si può dire semplicemente "la testimonianza innanzitutto di Cristo in me"("La forma della testimonianza", J. Carron, punto 8, pag XI). Perché è Cristo in noi, non Cristo in me. E in tempi come il tempo presente, nel quale la ribellione alla verità già nota, alla verità tramandata, la ribellione alla Tradizione ha portato alla deriva protestante e alla dittatura del relativismo, occorre estrema prudenza nell'affermare "la testimonianza innanzitutto di Cristo in me, è la testimonianza che Cristo dà in noi, attraverso il cambiamento che provoca nella nostra vita e a cui io acconsento liberamente", perché sembra quasi che la testimonianza che Cristo dà in me non abbia alcun legame con quella data in un altro, come se ciascuno avesse la sua propria testimonianza personale, senza alcun legame con quella degli altri, in una nuova forma esasperata di relativismo religioso: ciascuno con la sua testimonianza e ciascuno solitario per la sua personalissima strada.

Invece la "realtà comunitaria sociologicamente identificabile" indicata da Giussani è la stessa di cui parla San Paolo:
"Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3, 28), "Qui non c'è più greco o giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Sciita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" (Col 3,11)
A quasi 50 anni dal primo volantino recante il nome "Comunione e Liberazione" (1969), sembra ancora più urgente ricordare a noi stessi e al mondo che noi non siamo "Rivoluzione e Liberazione" (secondo la mentalità dominante di quel tempo), noi non siamo "Bellezza e Liberazione" (o "Bellezza disarmata", che comunque è una cosa molto diversa dalla pace che oggi ci vorrebbe) e nemmeno siamo "testimonianza di Cristo in me e Liberazione" (come potrebbero dire tanti cristiani anglicani o discendenti di Lutero e Calvino).
Noi siamo Comunione e Liberazione.

Senza questa precisazione, che a qualcuno potrebbe sembrare un dettaglio secondario e di scarsa rilevanza (ma non lo è proprio a causa dei tempi in cui viviamo, a causa della dittatura relativista in cui culturalmente e spiritualmente siamo immersi), diventa possibile prendere come esempi positivi quelli che invece rimangono degli esempi negativi.
Come per esempio il racconto della prima testimonianza della scuola di comunità del 22 febbraio.
Di fronte alla sofferenza di una persona, che si mette a piangere al supermercato, l'intervenuto racconta che "... mi viene l’impeto di offrirgli il mio aiuto, ma per una serie di misure e pensieri miei alla fine quell'uomo se ne è andato e io non sono riuscito a dirgli niente".
Cosa gli è mancata? Gli è mancata quella "forza dall'alto" di cui parla il secondo punto dei tre fattori costitutivi del fenomeno cristiano nella storia, quelli di cui il primo è "Una realtà umana sociologicamente identificabile" (e il terzo è "Un nuovo tipo di vita").
Questa è la nostra debolezza oggi, la debolezza di tanti cristiani: un impeto che nasce da una esigenza profonda del cuore, ma che rimane tale, confinata nell'intimo; una esigenza che non diventa un evento di vita che investe e cambia la vita di un altro (insieme alla mia, in una misteriosa comunione). Se tale inazione non viene denunciata, se al contrario ci si autoconvince che "la testimonianza è innanzitutto di Cristo in me" e non "Cristo in noi" o "Cristo tutto in tutti" allora il Cristo presente presto o tardi viene sovrastato (per la radicale debolezza umana) da quanto io sento di Cristo presente. La realtà di Cristo presente sfuma nello sfondo della vita reale, mentre la persona viene dominata dalla propria immagine e sensibilità della presenza di Cristo. La presenza di "Cristo in noi" nel suo emergere sociale (la Chiesa) viene sostituito dalla mia sensazione di Cristo in me (che per la grazia ricevuta nel Battesimo non manca). Questa è la via protestante. Una via che non rispetta il fatto cristiano nella totalità dei suoi fattori, come si è presentato nella storia.

La conseguenza possibile di tale posizione umana è ben descritta dalla stessa testimonianza:
"Non so come sia possibile, non so perché, ma a quest’uomo e al mondo intero io posso dire: «Non piangere amico mio, c’è un abbraccio grande per la mia e la tua vita, in qualunque situazione tu ti trovi»".
Di fronte ad un comportamento bloccato, laddove l'esigenza del cuore diceva di intervenire, di confortare una umanità sofferente, la reazione alla fine è quella dell'illusione di poter dire "Non piangere amico mio". La realtà non conta più.: ci si illude di poter dire "Non piangere amico mio" anche quando di fatto si tace. L'insopprimibile grido del cuore è così forte (dopo aver fallito l'occasione di poter intervenire) che ci rende ciechi e sordi di fronte alla realtà che non riusciamo più a cambiare.