Per comprendere meglio i contenuti di questo blog, si consiglia caldamente di leggere le pagine "Le origini di questo blog" e "La missione di questo blog" affinché le considerazioni (critiche) che vengono svolte nei post siano collocate nella giusta ottica e all'interno di una cornice di riferimento adeguata.

mercoledì 28 ottobre 2015

Un mediocre documento sinodale

Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Mi riferisco alla Relatio Finalis, documento conclusivo del Sinodo sulla Famiglia.
Forse era prevedibile, visto che comunque si partiva da un testo preciso, il tanto criticato (da alcuni) Instrumentum Laboris. Ovviamente i lavori si sono concentrati sui punti critici e non su quello che si poteva dire sulla famiglia. E si poteva dire tanto, tanto di più.
Anzi, proprio in questi tempi così difficili, era indispensabile dire di più sulla famiglia.
A leggerlo così com'è, mi pare che quel documento, nella sua sostanza, avrebbe potuto essere sottoscritto da qualsiasi chiesa riformata, qualsiasi chiesa protestante. Insomma un documento che sostanzialmente non ha nulla di specificatamente cattolico. E che non introduce nulla di nuovo. Tanta fatica per non dire niente di nuovo? Un Sinodo straordinario l'anno scorso, un Sinodo ordinario quest'anno sullo stesso tema: e poi?
Cosa manca, cosa doveva essere sviluppato come tema?
A mio modesto avviso, il vuoto più grosso di quel documento riguarda il tema della parrocchia come famiglia cristiana.
Il termine "parrocchia" in tutto il testo ricorre appena sei volte. E in tutte le volte il termine è inteso come struttura accessoria. Faccio un esempio: "La parrocchia è il luogo dove coppie esperte possono essere messe a disposizione di quelle più giovani, con l’eventuale concorso di associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità" (n. 60). Può essere la parrocchia, ma può essere qualsiasi altro luogo ("associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità") perché l'aspetto fondamentale è l'aiuto di "coppie esperte" alle giovani coppie. Oppure "La direzione spirituale della famiglia può essere considerata uno dei ministeri parrocchiali" (n. 61). Può, oppure non può, perché bisogna pure che vi siano persone all'altezza di questo ministero.
L'unico vago accenno al tema da me indicato è il seguente: "Il principale contributo alla pastorale familiare lo offre la parrocchia, che è famiglia di famiglie...". Niente altro.
Insomma, quello che manca è la definizione del termine "famiglia" a tutta quella serie di corpi intermedi che vanno dalla singola famiglia naturale a tutta la Chiesa, nella quale tutti noi siamo fratelli, figli del medesimo Dio Padre e fratelli di Nostro Signore Gesù Cristo.
In questi tempi, in cui si affacciano gli spettri della guerra, non mi pare una mancanza di poco conto.


sabato 17 ottobre 2015

Confusione su confusione tra Sinodo e CL

Mi ero ripromesso di commentare il Sinodo solo a Sinodo concluso, per evitare di dare giudizi affrettati. Ma quanto è successo l'alto ieri è comunque un fatto che può essere giudicato a parte, vedremo poi quanto avrà influenzato il Sinodo.
Il fatto, o meglio il fattaccio, a cui mi riferisco è la conferenza stampa tenuta da padre Lombardi insieme ad un sacerdote che ha raccontato della (presunta) commozione di alcuni padri sinodali al racconto fatto da un vescovo. Il racconto è la storia di un bambino che alla sua Prima Comunione, sapendo che suo padre, divorziato risposato, non poteva farla, ha spezzato la sua paerticola e ha dato un pezzo al padre.
Ci sarebbe da dire molto su che razza di catechesi sia stata impartita al bambino in questione, cioè cosa abbia capito del Sacramento dell'Eucarestia. E ci sarebbe da dire pure sul fatto che la particola consacrata sia stata data in mano al bambino. Ma qui mi interessa mettere in rilievo altri due aspetti.
Il primo è relativo al fatto che un vescovo si sia sentito di raccontare l'episodio al Sinodo, evidentemente come se fosse un episodio edificante. Purtroppo di vescovi bizzarri ce ne sono e questo è un ulteriore triste esempio. Ma la cosa ancora più grave è che questo sia stato raccontato in sala stampa, presente padre Lombardi. Questo lascia intendere che sia considerato come un episodio edificante da tutta la Chiesa, perché la sala stampa della Santa Sede rappresenta tutta la Chiesa, non solo il vescovo tizio o caio.
Ho la triste impressione che si stia in qualche modo ripetendo quanto successo durante il Concilio Vaticano II. Allora si svolse un Concilio reale, con le discussioni tra i vescovi, e poi un Concilio mediatico, quello riportato dai media di allora. Oggi sta accadendo qualcosa del genere, con due piccole differenze: la moderna potenza dei media rispetto a quella di 50 anni fa; e il fatto che oggi riguardo le discussioni del Sinodo non sappiamo nulla (se non ciò che viene raccontato dalla sala stampa) e la sala stampa, unica fonte ufficiale, si è fatta mediatrice dei media e non dei Padri Sinodali.
La preoccupazione espressa da tredici cardinali in una lettera all'inizio del Sinodo ("A un certo numero di padri il nuovo processo sembra configurato per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse"), riguardo la possibilità che il Sinodo potesse essere manovrato, si sta purtroppo materializzando.

A proposito di quella lettera, c'è da notare che si tratta di un documento riservato consegnato nelle mani del Papa. Il Sinodo è iniziato il 5 ottobre e nessuno ha saputo nulla di quel documento fino al giorno 13, quando la notizia è diventata virale per un post di Sandro Magister sul sito www.chiesa.
Diventata di dominio pubblico, i fautori della lettera sono stati trattati in sala stampa come dei disturbatori complottisti. Ma questo è un clamoroso rovesciamento della verità, poiché chi complotta lo fa di nascosto e qui invece la lettera è stata consegnata nelle mani del Papa. Inoltre la notizia di questi rilievi fatti da tredici cardinali (anche se non è stata menzionata la lettera) l'ha data per primo il giornalista Andrea Tornielli sul sito Vatican Insider. Di Tornielli si può dire tutto, ma certo è molto lontano dai complottisti e molto vicino all'attuale Pontefice. E lui la notizia l'ha data il giorno 8 ottobre, per spiegare che l'intervento del Papa al Sinodo nel secondo giorno era per rispondere (di smetterla con visioni complottiste) a quella preoccupazione dei tredici cardinali.
Dal giorno 8 in poi, nessuna polemica e nessun rilancio della notizia, nessun commento in sala stampa. Poi con Sandro Magister arriva la notizia della lettera, i cui contenuti sono identici a quelli dell'articolo di Tornielli. E a quel punto, la notizia non è più la lettera, ma è diventata il complotto dei tredici, contro il quale il Papa si è scagliato nel suo intervento nel secondo giorno del Sinodo.
Ma no si può chiamare complotto ciò che è manifestato solo al diretto interessato e poi da lui comunicato al Sinodo e infine da un giornalista a lui vicino comunicato per primo al mondo dei media.
Anche qui ha prevalso l'informazione mediatica e non l'informazione dei fatti.

E pure gli amici di CL ne hanno combinata un'altra. I lettori del sito di Tempi sapranno già di cosa voglio parlare, perché Luigi Amicone ha dedicato alla vicenda un intervento e poi ha pubblicato una lettera del protagonista.
I fatti. Sul numero di Tracce di settembre è comparso un intervento di uno studente dell'Università di Firenze, responsabile della Lista Aperta. Questo il contenuto del suo intervento.
Quest’estate il Senato accademico ha votato per approvare un “doppio libretto” che faciliti il momento dell’esame agli studenti transessuali, spesso in difficoltà nello spiegare a professori e compagni il loro cambiamento. A Firenze sono due gli studenti che hanno fatto richiesta per il libretto. “All’inizio noi eravamo contrari. Tutto si giocava sul piano ideologico. Ma guardare il loro disagio, ci ha fatto cambiare posizione”. Incontrare uno di loro, poi, è ciò che li ha convinti a votare di sì, “ma non abbiamo rinunciato a dire, anche agli altri eletti in Senato, che un documento non avrebbe mai risolto il suo bisogno, né saziato il desiderio di diventare se stesso”
Il problema è che non si tratta di due transessuali, ma di due transgender. Cioè due persone che non hanno fatto l'operazione, quindi sono fisicamente di un certo sesso ma si vestono e appaiono di sesso opposto. Hanno richiesto un secondo libretto per evitare la difficoltà di spiegare il loro aspetto esteriore, non corrispondente alla indicazione di genere indicata sul libretto attuale.
Non c'è un altro modo di definire la questione: una approvazione da parte di una istituzione di una esigenza che non sia attinente alle proprie funzioni vuol dire dare valore istituzionale ad un sentire personale e nel capo particolare vuol dire dare riconoscimento istituzionale ad un comportamento gender.
La cosa scandalosa non è che un universitario si possa sbagliare. La cosa scandalosa è che tale racconto appaia sul mensile ufficiale di CL, senza altri commenti, dando all'episodio una connotazione positiva, derivante dal fatto che il ciellino in questione è andato a incontrare "i transessuali" e quindi per questo ha cambiato idea. Il procedimento è giusto, ma l'esempio è clamorosamente sbagliato.
Lo ha rilevato, con tutte le obiezioni del caso, sia Luigi Amicone nel suo articolo, sia Assuntina Morresi in un recente post sul suo noto blog Stranocristiano.

Si moltiplicano i segni della confusione che avanza.

mercoledì 14 ottobre 2015

Esercizi 2015, citazioni senza giudizio 2

La seconda citazione del brano che ho iniziato a riprendere e giudicare nel precedente post "citazioni senza giudizio", alle pagine 28-29 del libretto degli Esercizi 2015, riguarda un brano della canzone di Guccini dal titolo Canzone per Piero.
Ora, per correttezza nei confronti di chi mi legge, devo dire due cose.
Primo: per tutta una vita ho combattuto politicamente contro i comunisti. I comunisti non mi stanno simpatici in partenza.
Secondo: Guccini come cantante proprio non lo sopporto, come non sopporto qualsiasi presentatore, attore, comico o personaggio televisivo con la "r" moscia. Se non ci sono difetti fisici, la pronuncia con la "r" moscia (cioè la non pronuncia della consonante "r") è un difetto che con certi esercizi si corregge. E se uno non se lo corregge (perché scansafatiche o superficiale) e poi pretende di andare a fare il presentatore o il cantante, mi fa girare le scatole.
Ho dovuto dire queste due cose, perché qualcuno potrebbe chiedersi se io sia prevenuto nei confronti di Guccini. E voglio togliere ogni dubbio: sono negativamente prevenuto.
Ora entriamo pure nel merito.

La Canzone per Piero è una discreta lagna (ma conoscendo un poco Guccini, direi che siamo nel suo standard). Non si tratta certo di un capolavoro: né da un punto di vista musicale, né da un punto di vista letterario.
Il testo ricalca il tema, spesso battuto da autori di sinistra, della insoddisfazione esistenziale di chi ha dedicato la propria vita a costruire un paradiso in terra però senza Dio, e poi scopre che la vita così è una noia mortale. Esempio:
"Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare, fino al disgusto di ricominciare, perché ogni volta è poi sempre lo stesso..." 
Oppure il brano riportato sul libretto degli Esercizi:
"Io dico sempre non voglio capire, ma è come un vizio sottile e più penso più mi ritrovo questo vuoto immenso e per rimedio soltanto il dormire. E poi ogni giorno mi torno a svegliare e resto incredulo, non vorrei alzarmi, ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male".
Ora l'obiettivo dichiarato di Carron è dimostrare che "quando uno cerca di evitare questa presa di coscienza, neanche questo può annullare l'evidenza di quello che siamo".
Il brano precedente, quello che ho commentato nel post passato, è quello nel quale Carron, riprendendo le parole di Vasco Rossi, individuava nel fatto che "tu non ti arrenderai" la vittoria sul nichilismo.
Il passaggio tra questa (presunta?) vittoria sul nichilismo e questa successiva "evidenza di quello che siamo" è davvero un brutto salto, una discontinuità senza ragioni evidenti. Non c'è una struttura, non c'è un legame logico, non c'è una conseguenza temporale, non c'è una elencazione in punti. Ho proprio l'impressione che se al posto di Guccini vi fosse stato qualsiasi altro con qualsiasi brano significativo, sarebbe stato lo stesso.
Lo stesso scollamento di discorso, la stessa discontinuità logica.
A voler tentare l'acrobazia, ho cercato di mettere insieme i pezzi (quello che Carron comunque non ha fatto). Se questo secondo pezzo è "la sorpresa di quello che non avevamo riconosciuto all'inizio: il dato!", questo dovrebbe combaciare con (o conseguire da?) il pezzo precedente, cioè il riconoscimento che "c'è in me qualcosa che sconfigge il nichilismo: che io non mi arrendo".
Io questo legame, logico o temporale che sia, non l'ho trovato.
Ma quello che è peggio è che non è spiegato. Carron qui non spiega nulla. Cosa c'entra il fatto che "non mi arrendo" (Vasco) col fatto che "son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male" (Guccini)?
Ma con la terza citazione non va certo meglio!
Qui trovo citata la drogata, alcolizzata e defunta (pace all'anima sua) Amy Winehouse, con le parole della canzone Wake up alone. Carron: "Si può anche darsi da fare per non pensare, ma il dolore esplode nel petto...". Tutto qui il commento di Carron, poi segue la citazione del brano, ben nove righe di citazione, che terminano con "...questo dolore nel mio petto, ora che il mio giorno è compiuto.... mi inonda di terrore". Nove righe di citazione, quando ne bastavano una e mezza?
E poi nessun'altro commento. Prosegue Carron:
"Alla realtà, al richiamo che mette in moto la nostra umanità e la coscienza di noi stessi, al complesso di eventi, di sollecitazioni e di provocazioni che chiamiamo realtà appartiene in modo originario ed essenziale anche e soprattutto la trama di incontri che caratterizzano la nostra vita e ne consentono lo sviluppo".
In altre parole, ha ripreso il discorso prima delle citazioni. Questo paragrafo è la parte, lo ricordo, in cui tenta di mostrare che la realtà ci è amica e alleata di fronte al crollo delle evidenze (punto d) a pagina 25).
Queste tre citazioni (Vasco Rossi, Guccini e Amy Winehouse) sono precedute dalla considerazione di Carron che "oggi ci troviamo a compiere un'enorme fatica per recuperare le evidenze perdute", ma proprio nell'esperienza "della noia e della delusione, della tristezza e della pesantezza del vivere, comincia a rendersi nota in controluce questa sete che è l'io, la realtà del cuore, la nostra stoffa ultima".
"Attraverso quella delusione e quella noia, quella percezione di inconsistenza e precarietà, si fa largo l'evidenza del mio io come desiderio di felicità. È impressionante vedere alcuni esempi di questo".
In questi esempi, questo desiderio di felicità proprio non l'ho visto.
Ma non si sono trovati altri esempi?
Magari esempi nel numero enorme dei santi della storia della Chiesa?
Siccome credo profondamente nelle ragioni per cui è iniziato questo blog, allora toccherà anche a me prendere la responsabilità di illustrare questo passaggio, l'intima coerenza di un disegno che merita di essere compreso e meditato.
A presto in un prossimo post.

martedì 13 ottobre 2015

Sinodo in confusione

Questi sono i tempi della grande confusione.
Qual'è la differenza qualitativa tra la tanto citata "crisi delle evidenze" e la confusione che sto denunciando? La differenza è il riconoscimento di un progetto, di un piano affinché dalla confusione derivi una destabilizzazione morale e spirituale, in modo che sia più facile applicare la destabilizzazione sociale ed economica in corso.
Il riconoscimento di un piano, questa è la differenza. Il riconoscimento di una "crisi delle evidenze" è come se rimandasse la questione della crisi solo ad un piano superficiale, un piano personale, quasi un piano psicologico.
L'evidenza di questa confusione e del piano sotteso è lo svolgimento del Sinodo in questi giorni. Uno svolgimento che prevedeva la discussione dei tre punti principali dell'Instrumentum Laboris in tre settimane, uno per settimana, precedute dalla relazione del cardinale Erdo.
Ma dopo la relazione di apertura del cardinale, nel quale era evidente la chiusura ad ogni innovazione sui temi caldi, allo stesso non è più stato dato il microfono. Queste relazioni erano importanti per dare i tempi delle discussioni ai vari circoli minori. Senza questi tempi, ogni circolo minore è andato avanti a modo suo, anche anticipando temi delle settimane successive.
In ogni caso, in diversi circoli minori, i cui argomenti discussi sono stati presentati in sala stampa dall'addetto mons. Lombardi e sono pubblicati sul sito del Vaticano, si trovano diverse critiche all'Instrumentum Laboris per la poca profondità di alcuni temi delicati che lascerebbero spazio ad aperture indebite.
Alla fine di queste discussioni una commissione apposita, tutta di nomina pontificia, ha il compito di riassumere e redarre un documento finale, che doveva essere votato punto per punto.
Ma ora sembra saltare tutto. Infatti il cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, uno di quelli che preme per le riforme riguardo omosessuali e divorziati risposati, ha annunciato che non è detto che il Sinodo termini con una relazione finale, ma tutto sarà deciso da Papa Francesco. Lo stesso ha ribadito mons. Lombardi: alla fine deciderà il Papa.
Insomma, a Sinodo iniziato si rimette in discussione il programma.
Tanta fatica per non generare nulla?
Se l'atto finale sarà solo una dichiarazione di Papa Francesco, che bisogno c'era di scomodare cardinali e vescovi dai quattro angoli del mondo? Solo per poter dire che quello che deciderà lui, lo ha deciso dopo aver sentito tutti?
Questo fatto è grave non solo per come è avvenuto, ma soprattutto perché destabilizzante la figura della guida della Chiesa e della presunta collegialità della Chiesa. In questo caso non è semplicemente una confusione e quindi una non chiarezza, ma un piano in funzione di una destabilizzazione.
Si prepara lo scisma della Chiesa, di cui ha già accennato sia il cardinale Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che la Madonna in tanti messaggi?

sabato 10 ottobre 2015

Non è Francesco! E ora?

Ora niente.
Fosse tutto vero quanto ho scritto sull'invalidità del Conclave, siamo in un periodo di vacanza del soglio di Pietro. Quindi, come sempre, tutto continua anche in questo caso: rimaniamo nella Fede, riprendiamo i Sacramenti, continuiamo a fortificarci nella Carità, consolidiamoci nella Speranza.
E nella certezza che "Gesù Cristo, il Redentore dell'uomo, è il centro del cosmo e della storia" (Redemptor Hominis, n.1).
Un giorno ci sarà qualcuno che indagherà su questi fatti e, con autorità deciderà sulle conseguenze. A noi tocca essere intelligenti dei fatti e pazienti nella preghiera.

giovedì 8 ottobre 2015

Esercizi 2015, citazioni senza giudizio

A pagina 28 e 29 del libretto degli Esercizi sono riportate tre citazioni di tre cantautori moderni, tra i più noti in Italia: Vasco Rossi, Guccini e Ami Winehouse.

Si tratta di quella parte del testo degli Esercizi in cui Carron (punto d) cerca di rispondere alla domanda "Che cosa ci aiuta ad uscire da questo strano oscuramento di cui parlava Benedetto XVI?".
In questa parte di testo, Carron cerca di mostrare che abbiamo un grande alleato: "la realtà".
In queste pagine, in realtà, emergono tutta una serie di citazioni che sembrano una collezione di frasi fatte appiccicate senza un vero costrutto.
Varrà la pena dedicare un post e rivisitare adeguatamente il tema, perché interessante.
Questa volta, come primo assaggio, mi soffermo sulle citazioni proposte.

La prima cosa che mi ha disturbato in questa lettura,è la totale mancanza di giudizio morale sui personaggi e sul loro "contributo" alla cultura umana.
Questa mancanza di giudizio è un tema dominante della distruzione morale cristiana dei nostri tempi: a cominciare dalla vulgata di tanti sacerdoti in omelia o in catechesi "non bisogna giudicare" fino al Santo Padre "chi sono io per giudicare". Così libero dal rompiscatole giudizio cristiano, il mondo continua a fare quello che gli pare.
Ma il Vangelo dice il contrario, San Paolo dice il contrario: "L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno." (1Co 2,15)
Quindi per un cristiano giudicare è un dovere.

Quale può essere il giudizio su Vasco Rossi? Sbaglio molto nel dire che l'autore passato alla fama con "Vado al massimo!" è stato inizialmente il cantautore della voglia di godersi la vita senza regole?
Ora da tempo (immagino complice una certa età) si esprime con testi sempre più impegnati, sempre più coscienti che in una vita persa a cercare il gusto delle cose, ha perso il gusto delle cose.
In questo senso, il percorso "culturale" di Vasco Rossi è in qualche modo un percorso "americano": dalla ricerca del godimento in tutte le forme (tipica della generazione del '68, al motto di "sesso droga e rock 'n roll) alla sconfitta del male col superuomo, tipica del "rambismo" e di tutta una generazione di filmografia, di cui Sylvester Stallone e Arnold Swarzenegger sono stati forse i massimi interpreti.

Il testo citato ripercorre ed esalta proprio il passaggio tra queste due fasi. Siamo alla decadenza della lussuria e quindi di tutti i sensi corrotti dalla lussuria; e siccome per una vita ci si è spesi alla ricerca del godimento, ora che i sensi sono bruciati allora "Quando mi sento di dire la verità, sono confuso, non son sicuro, quando mi viene in mente che non esiste niente, solo del fumo, niente di vero, però tu continuerai, come mai... tu non ti arrenderai, chissà perché".

Ho volutamente messo in grassetto quello che può essere l'unica notazione positiva di quel testo. Anche il brano musicale esalta questo testo (con tanto di chitarra elettrica) e sicuramente Carron ha voluto proprio esaltare questo passaggio, questo punto.
Ma mi pare contrario alla realtà del testo, del contesto e del personaggio staccare questo punto e mettergli un bel fiocco rosa sopra, come se poi fosse positivo.

"Chissà perché" è una domanda provocatoria che già sottintende una risposta: e la risposta sottesa è "non lo so perché".
Il "chissà perché" di Vasco vuole rilevare una stonatura nel deserto dell'esistenza. Vasco Rossi sembra voler dire: è tutto chiaro, nulla ha senso, non ci sono verità, anzi peggio: "non esiste niente" (nichilismo allo stato puro, che fa violenza all'esistenza che abbiamo sotto gli occhi e che ci portiamo addosso).
Ma allora perché non ti arrendi mai?

Qui al centro della questione non c'è una presenza, ma un dinamismo umano. Uno che non si arrende mai. Una sorta di Rambo, di Rocky o chi volete voi. Un "superuomo" che non si arrende mai.

In questo contesto, non manca il cielo: ma viene definito "dannate nuvole". Una maledizione di cielo, questo è il cielo di Vasco. E il brano finisce con le parole "quando mi viene in mente che non esiste niente". Quindi l'incipit e la chiusura del brano sono nichilismo puro.

Commenta Carron: "Tutto può andare in rovina, io posso pensare qualunque cosa mi venga in mente, ... ma c'è qualcosa in me che sconfigge il nichilismo: che io non mi arrendo".
Questa esaltazione dell'io è completamente fuori luogo e non appartiene nemmeno al testo di Vasco Rossi, il quale dice "TU non ti arrenderai". L'affermazione è spostata su un futuro ipotetico, nel quale l'altro non si arrende, quasi intendendo dire che invece Vasco si è già arreso o almeno afferma la sua impotenza nel presente "sono confuso, non sono sicuro... non esiste niente".
Estrapolare da questo una positività è un'operazione ardita, perché sono convinto che pure i diavoli all'inferno "non si arrenderanno mai" e continueranno a bestemmiare Dio.

Non a caso il titolo del brano non è "Chissà perché" ma "Dannate nuvole".

Giustamente poi viene citato Giussani: "Se la stima che viene provocata in me è per la mentalità mondana, io affronto il problema di mio padre, di mia madre, della donna, dell'uomo, dei figli, di tutto, attraverso la mentalità mondana che mi ha provocato. Se l'incontro, invece, che faccio è quello di Cristo, è quello della sua Presenza, allora io vado incontro a tutto con la mia esperienza umana, provocata, attuata da questo, con dentro la promessa, la speranza data da questo incontro" (pag. 30).

Affinché il dato, affinché la realtà sia positiva, occorre Cristo presente. Altrimenti l'opzione diabolica è il "rambismo", è il tentativo violento del "superuomo", il tentativo violento di chi, di fronte alla realtà afferma "non esiste niente" e conferma "dannate nuvole".

Una citazione poco opportuna? Non si è riusciti a trovare un qualche bel brano di un Santo?

martedì 6 ottobre 2015

CL OGM

Ormai non è più solo chiaro, palese, lampante.
La modifica genetica di CL è pure ufficiale. Lo attesta una nuova (ennesima?) intervista a Carron del settimanale Oggi, il cui testo in formato PDF è visibile e scaricabile dal sito di CL a questo link.
Titolo: "Ciellini, basta con la politica".
Ai ciellini con qualche decade di appartenenza, come me, sarà sorta nel cuore la domanda: basta con la politica? Basta con la "forma più alta di carità"? E allora che ci stiamo a fare?


Ma il sopratitolo è ancora peggio: "L'erede di don Giussani ridisegna la vocazione del movimento".
Certo, c'è la foglia di fico di poter affermare che il titolo e il sopratitolo non l'ha certo scelto don Carron.
E non è questo il problema. Il problema è che questo articolo, con questo titolo e questo sopratitolo, è scaricabile dal sito ufficiale di CL. E non vi sono commenti a questo articolo (o al titolo), né su questo link alla pagina degli articoli, nè nella prima pagina, dove è presente il link alla pagina degli articoli.
Insomma, sul sito ufficiale del movimento di Comunione e Liberazione non ci sono commenti, ma questo articolo, con il suo titolo e con il sopratitolo, ci sono.

Vogliamo iniziare a commentare?
Primo commento: Carron non si occupa nemmeno della disposizione dei contenuti del sito ufficiale di CL. I responsabili sono altri.
Carron farà sicuramente degli errori, ma mi pare evidente che non è aiutato.
Secondo commento: io continuo a starci perché non sono io che ho scelto il carisma, ma è il carisma che ha scelto me. Più precisamente: è Gesù Cristo che ha scelto me attraverso questo carisma.
Se anche domattina tutto sparisse, io tenterei di reiniziare tutto da capo, col primo che incontro.
Non voglio fare altro, anzi lo sto già facendo.