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martedì 13 ottobre 2015

Sinodo in confusione

Questi sono i tempi della grande confusione.
Qual'è la differenza qualitativa tra la tanto citata "crisi delle evidenze" e la confusione che sto denunciando? La differenza è il riconoscimento di un progetto, di un piano affinché dalla confusione derivi una destabilizzazione morale e spirituale, in modo che sia più facile applicare la destabilizzazione sociale ed economica in corso.
Il riconoscimento di un piano, questa è la differenza. Il riconoscimento di una "crisi delle evidenze" è come se rimandasse la questione della crisi solo ad un piano superficiale, un piano personale, quasi un piano psicologico.
L'evidenza di questa confusione e del piano sotteso è lo svolgimento del Sinodo in questi giorni. Uno svolgimento che prevedeva la discussione dei tre punti principali dell'Instrumentum Laboris in tre settimane, uno per settimana, precedute dalla relazione del cardinale Erdo.
Ma dopo la relazione di apertura del cardinale, nel quale era evidente la chiusura ad ogni innovazione sui temi caldi, allo stesso non è più stato dato il microfono. Queste relazioni erano importanti per dare i tempi delle discussioni ai vari circoli minori. Senza questi tempi, ogni circolo minore è andato avanti a modo suo, anche anticipando temi delle settimane successive.
In ogni caso, in diversi circoli minori, i cui argomenti discussi sono stati presentati in sala stampa dall'addetto mons. Lombardi e sono pubblicati sul sito del Vaticano, si trovano diverse critiche all'Instrumentum Laboris per la poca profondità di alcuni temi delicati che lascerebbero spazio ad aperture indebite.
Alla fine di queste discussioni una commissione apposita, tutta di nomina pontificia, ha il compito di riassumere e redarre un documento finale, che doveva essere votato punto per punto.
Ma ora sembra saltare tutto. Infatti il cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, uno di quelli che preme per le riforme riguardo omosessuali e divorziati risposati, ha annunciato che non è detto che il Sinodo termini con una relazione finale, ma tutto sarà deciso da Papa Francesco. Lo stesso ha ribadito mons. Lombardi: alla fine deciderà il Papa.
Insomma, a Sinodo iniziato si rimette in discussione il programma.
Tanta fatica per non generare nulla?
Se l'atto finale sarà solo una dichiarazione di Papa Francesco, che bisogno c'era di scomodare cardinali e vescovi dai quattro angoli del mondo? Solo per poter dire che quello che deciderà lui, lo ha deciso dopo aver sentito tutti?
Questo fatto è grave non solo per come è avvenuto, ma soprattutto perché destabilizzante la figura della guida della Chiesa e della presunta collegialità della Chiesa. In questo caso non è semplicemente una confusione e quindi una non chiarezza, ma un piano in funzione di una destabilizzazione.
Si prepara lo scisma della Chiesa, di cui ha già accennato sia il cardinale Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che la Madonna in tanti messaggi?

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