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domenica 24 gennaio 2016

Tutti in piazza, contro Carron

Così stiamo arrivando al grande giorno, il Family Day del 30 gennaio.
Gli schieramenti ormai sono delineati, con Galantino contrario alla piazza e Bagnasco (stavolta esplicitamente) a favore della partecipazione. Un pochino a sorpresa arriva al momento giusto la dichiarazione del Papa (solitamente prudente nelle contrapposizioni) il quale in un discorso alla Rota Romana ha dichiarato che "non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione". Una dichiarazione che sembra anche appoggiare le perplessità sulla incostituzionalità della legge Cirinnà espressa da tanti costituzionalisti.

Purtroppo chi guida CL anche questa volta si esprime per una contrarietà alla piazza come luogo di manifestazione di una identità. In un articolo di Carron sul Corriere della Sera (ma perché si scelgono certi organi di informazione per diffondere il proprio pensiero? Mah...) vengono in qualche modo spiegate le ragioni per cui si evita questa contrapposizione, questa scelta di visibilità. Ragioni che mi sembrano largamente insufficienti, anche perché non toccano il nocciolo della questione.
Questa volta è svanita la scusa della neutralità della Chiesa, questa volta vi sono numerosi vescovi che hanno esplicitamente invitato a partecipare e a dare il massimo impegno per la riuscita dell'iniziativa. Quindi, delle ragioni dichiarate la scorsa volta, è rimasto ben poco.
Di fatto, l'unica ragione ripetuta è che "chi ritiene che questo mini le basi della società si oppone spesso con lo stesso accanimento [di chi vuole la legge sulle unioni civili], senza riuscire a sfidare minimamente, anzi, alimentando, la posizione che combatte". Questo perché, allineandosi al dominante mainstream mediatico, si vuole pregiudizialmente leggere questa manifestazione come una manifestazione "contro".

La fragilità di questa posizione si rende manifesta quando si tenta di giustificarla con una citazione da san Paolo: "Chi ci libererà da questa situazione mortale?". Ecco il brano completo di san Paolo, dal quale si capisce bene il contesto: "Mi compiaccio della legge di Dio secondo l'uomo interiore, ma vedo una legge diversa nelle mie membra che osteggia la legge della mia mente e mi rende schiavo alla legge del peccato che sta nelle mie membra. Uomo infelice che sono! Chi mi libererà dal corpo che porta questa morte?" (Rm 7, 22-24). Evidentemente qui si tratta di una lotta spirituale, di un combattimento spirituale. E san Paolo conferma: "Le aspirazioni della carne conducono alla morte, mentre le aspirazioni dello Spirito sono vita e pace. Poiché i desideri della carne sono in ostilità verso Dio: non si sottomettono alla legge di Dio, né lo possono fare... Perciò fratelli non siamo debitori verso al carne: poiché se vivrete secondo la carne, morrete; se invece con lo Spirito ucciderete le azioni del corpo, vivrete" (Rm 8, 6-13).

Tutto vero quello che dice Carron; ma cosa c'entra tutto ciò con le manifestazioni di piazza? Assolutamente niente. Carron cita come esempio di esperienza da suscitare il rapporto di amicizia che è nato tra una coppia del movimento con un omosessuale, il quale ha affermato "sarebbe bello vivere il lavoro e i rapporti come li vivete tu e tua moglie". E cosa impedisce che accadano episodi edificanti di questo tipo, se si partecipa a questa manifestazione? Cosa c'entra questo con la partecipazione alla manifestazione? Assolutamente nulla. Carron tratta la questione come se fossimo degli invasati che vogliano far cambiare idea agli altri semplicemente andando in piazza. Un'idea davvero bislacca, che non so da dove possa nascere.

La questione è un'altra e riguarda le radici di CL. Riguarda un certo andazzo che, pur presente agli inizi del 2000 (quando c'era Giussani) ora è divenuta dominante. E la questione è che CL ha tendenzialmente smesso di fare esperienza, di impegnarsi in opere, cioè quelle cose rischiose a causa delle quali si rischia di sporcarsi le mani. E le mani ce le siamo sporcate, alcuni di noi hanno tradito. Ma il problema non è questo (chi non ha tradito? persino i dodici hanno tutti tradito e sotto la croce dei dodici c'era solo Giovanni, che all'epoca era un giovinetto). Non si può evitare il rischio del tradimento. Ma fare di meno non è da cristiani. Non esporsi non è da cristiani. E nemmeno da ciellini. E le opere sono necessarie, perché solo dalle opere vissute personalmente nasce l'esperienza e si forma il giudizio. Solo così il giudizio viene progressivamente educato dalla realtà che emerge nell'esperienza. Questa educazione del giudizio si chiama verifica. La verifica è il luogo dove il giudizio apprende dall'esperienza. Altrimenti inevitabilmente, nel tempo, il giudizio non potrà che adeguarsi alla moda del momento, al giudizio dominante nel mondo.
Nel libro sulla Fraternità ("L'opera del Movimento, La Fraternità di Comunione e Liberazione") si legge lo Statuto della Fraternità di Comunione e Liberazione, che ancora oggi (modificato in qualche altra parte) recita:
"Il senso profondo del movimento è il richiamo alla memoria di Cristo, quotidianamente
vissuta nelle circostanze della vita e la natura specifica del suo carisma può essere così descritta:
– l’insistenza sulla memoria di Cristo come affermazione dei fattori sorgivi dell’esperienza cristiana in quanto originanti la vera immagine dell’uomo;
– l’insistenza sul fatto che la memoria di Cristo non può essere generata se non nella immanenza ad una comunionalità vissuta;
– l’insistenza sul fatto che la memoria di Cristo inevitabilmente tende a generare una comunionalità visibile e propositiva nella società."
Il nostro carisma è in qualche modo "il carisma della memoria", cioè di un avvenimento presente che si manifesta come continuazione di un avvenimento nato nel passato, in un momento storico ben preciso. Questo implica il riconoscimento che l'Avvenimento che si manifesta ai nostri occhi svolge il suo dinamismo nel tempo, non è un momento fugace, ma ci conduce e ci accompagna nel tempo. Ma questo implica anche il riconoscimento di una responsabilità e di una intelligenza nel comprenderne la natura e nel leggere i significati. Per questo il Prologo dello Statuto continua così:
"Come contingente esemplificazione della dinamica del grande metodo cristiano dell’incarnazione, il movimento ha sempre inteso realizzare la propria vocazione “cattolica” e “missionaria” impegnando se stesso nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa, nell’obbedienza al Papa e ai Vescovi e nella ricerca dell’unità dei cristiani dentro ogni ambiente, segno della resurrezione di Cristo per l’uomo di oggi."
Come conciliare allora la posizione di Carron con l'invito esplicito di tanti vescovi? Come conciliare la mancata presenza ufficiale del movimento con "la ricerca dell'unità dei cristiani dentro ogni ambiente" espressa nel Prologo? Forse quelli che andranno in piazza non sono cristiani? Non sono nostri fratelli? Non dobbiamo incontrare anche loro, oltre a tanti altri fratelli (diversamente gender) di qualsiasi orientamento? La grande questione che occorre porre e a cui non viene data risposta è proprio questa: l'esserci è costitutivo del mio essere, del mio essere cristiano. Posso ragionevolmente non esserci se sono impegnato da un'altra parte. Ma mi dovrebbe essere fornita un'alternativa, un'altra cosa a cui partecipare. Qui invece l'alternativa è tra l'esserci e il non fare niente. Quello che Carron propone di fare, posso farlo benissimo lo stesso. Essere presente sul lavoro in un modo tale per cui qualcun altro possa dirmi "ma come fai ad essere così? io vorrei essere così" posso farlo benissimo lo stesso, pur essendo andato in piazza. E questo in nulla scalfisce l'obbedienza come criterio della fede, anzi: "la fede è un'obbedienza di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siamo stato consegnati" (Ratzinger 1993). E la nostra "forma di insegnamento" è proprio una presenza che realizza una "comunionalità visibile e propositiva nella società". Occorre andare in piazza per questo, contro l'ideologia dominante. E se l'ideologia dominante è comunicata da Carron, si va in piazza pure contro Carron. Ma prima di tutto io vado in piazza per un desiderio, per una passione di educazione personale, per una formazione personale, perché la mia personalità sia formata. "Una Fraternità che non abbia a cuore la formazione del movimento è una Fraternità che manca del senso di quello che chiamavamo opera, impegno con l'opera, nei quattro punti della regola generale della Fraternità" ("Fraternità di Comunione e Liberazione", pag. 88).

Anzi, dopo l'intervento di Carron, in piazza mi tocca quasi andarci, occorre che vi sia la visibilità della mia presenza in modo che tutti sappiano che, insieme ai cristiani di tanti altri movimenti, ci sono stati anche tanti ciellini. Tutti (soprattutto i miei fratelli cristiani) devono saperlo. Solo questa adesione mi permette di fare esperienza, solo questo mi permette la generazione di un giudizio, solo questo permette la possibilità di una verifica e se necessario il cambiamento di un giudizio. Tutto il resto è ideologia. E in fondo questo andare in piazza è precisamente una azione contraria alle ideologie di qualsiasi tipo. Non solo quella dominante oggi in quelli che guidano CL, ma soprattutto la mia possibile ideologia personale, quella che inevitabilmente si riduce a quello che penso io.

C'è un altro aspetto che emerge dalle parole di Carron citate: "...chi ritiene che questo mini le basi della società...". Ma la legge Cirinnà mina o no le basi della società? Carron si lancia in una analisi psicologica sul "chi ritiene". Ma io vorrei sapere da Carron se veramente le basi della nostra società sono minate o no! Sarebbe come dire che occorre porsi il problema dello "stress da guerra" di chi partecipa alla guerra, per cui sarebbe meglio non partecipare alla guerra. Ma siamo in guerra o no? Ci hanno dichiarato guerra e la stanno facendo oppure no?
Due sono quindi per me i motivi per andare in piazza: primo perché è una occasione enorme ed eccezionale di unità, di comunione visibile; secondo perché quel tipo di esperienza è per me spiritualmente rigenerante. Ne vorrei almeno una al mese. Come gli incontri del mio gruppetto di fraternità.

C'è infine un'ultima questione che mi interessa porre, riguardo una categoria di persone di cui praticamente nessuno parla. Io penso a quei cattolici che si sentono attratti da persone dello stesso sesso; lottano quotidianamente contro questa tendenza, contro questa tentazione, pregano, vincono, perdono, cadono, poi si pentono, si confessano e tornano a lottare. Sarebbe bello se il Family Day fosse un'occasione per dire a tutti loro "continuate a lottare, la vostra lotta non è vana, siete sulla strada giusta, avanti con coraggio!". Questo è per me un gran bel motivo in più per andare in piazza.

10 commenti:

  1. Ma chi ha allontanato Carron dall'insegnamento di don Giussani?
    Tutti noi che da decine di anni seguiamo il movimento siamo in seria perplessità e con un problema di coscienza: è giusto continuare a riferirsi ad un punto educativo così confuso?
    I miei figli ventenni me lo chiedono.
    Noi di una certa età sentiamo come un obbligo di gratitudine restare ma cosa devo dire ai miei figli?
    È possibile che l'esperienza educativa che ha plasmato tutta la mia vita, con gloriosi frutti, che ho indicato ai miei figli come via da seguire mi faccia trovare in tale difficoltà?
    Chi seguire allora?
    I ragazzi e noi saremo sicuramente in piazza, ma dopo?

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    1. Domanda preziosa e di grande importanza.
      Seguire non è una cosa che impedisce di fare, anche se il suggerimento è di non fare (o fare differentemente). Il criterio fondamentale del movimento è sempre stato quello della libertà, da applicare fin nella scelta del gruppo da frequentare.
      Parimenti il fare secondo la propria intelligenza non è in contrasto con il seguire, ma la verifica di questo. Occorre rileggere con intelligenza il punto degli Esercizi 2015 nel quale Carron parla della confusione circa la natura del movimento. (pag. 42). Dice cose corrette, poi lui stesso appare un pò confuso. Lo Spirito Santo non manca mai di farci avere la sua luce. Occorre faticare un pò e pregare tanto. Occorre seguire sapendo che, nascosta da qualche parte, la luce e la sapienza per noi c'è. E chiedere a Dio la strada da seguire.
      Ci vediamo sabato!

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    2. Comunque ripeto, qui in problema non è Carron, perché gli articoli su Tracce non li sceglie Carron e lui non è il redattore del sito di CL (dove compaiono certi articoli). Il problema è una mentalità diffusa (che ha colpito pure il mio gruppetto) per cui si sta un passo indietro rispetto a ciò che dovremmo (o dobbiamo!) essere.
      Il vero problema è la nostra responsabilità, cosa vogliamo noi personalmente. Il vero problema è uscire da questo "obbligo di gratitudine", che non è una motivazione scarsa, ma semplicemente non corrisponde al nostro cuore e ovviamente siamo incerti rispetto ai nostri figli.
      Ma il cuore della domanda a questo punto è: don Giussani, lui, chi seguiva? Non vedeva forse una Chiesa in condizioni "disagiate"? Non vedeva forse una gioventù in condizioni disastrose? E cosa ha fatto?
      "La fede è una adesione di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siamo stati consegnati" (Ratzinger, 1993). Noi, così confusi di fronte all'attuale situazione, non abbiamo problemi sulla "forma di insegnamento". Noi abbiamo problemi sulla "adesione di cuore", perché il nostro cuore sta da un'altra parte rispetto alla forma di insegnamento che abbiamo sotto gli occhi.
      E poi c'è un'altra cosa... (per me decisiva come aiuto a comprendere, quindi questo domani diventerà un post).

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    3. ...un passo indietro rispetto a ciò che dobbiamo essere; e questo purtroppo succede senza alcun dolore, senza alcun sentimento di manchevolezza. Non c'è alcun desiderio di cambiare le cose che non vanno, semplicemente le si accettano e si guarda altrove, invece che metterci le mani e RISCHIARE di sporcarsi le mani. Per non prendere rischi stiamo rischiando di diventare il movimento del non rischio, delle cose comode, della mancanza di opere, della mancanza di verifica, del difetto nel giudizio.
      Come tanti altri nella Chiesa.

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  3. Avevo 19 anni e dopo 5 anni di Gs partecipavo alla prima diaconia del clu in cattolica a milano.. quando don gius rispondendo ad una domanda disse.. se la chiesa fosse esattamente quello che dovrebbe essere non ci sarebbe bisogno piu del movimento.. e di fronte a questo Papa a me torna in mente quella frase....e tante questioni si scioglierebbero all'istante..seguendo..
    cari saluti.... marco palmisano

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    1. Che modestia.... o si fa come diciamo noi oppure si va fuori strada; questo è il vero problema di CL l'arroganza e la supponenza di avere trovato la modalità d'essere Chiesa. Carron sta cercando di fare un sano ed onesto passo indietro che al movimento non può che fare bene, dopo i disastri commessi dai membri del movimento nella vita pubblica a tutti i livelli.

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  4. Piano, piano ragazzi. Secondo me la chiave (o una chiave) della posizione di Carron sta proprio seminascosta nella frasetta che tu hai citato, e rischia di sfuggire se non si fa attenzione:"chi ritiene che questo mini le basi della società si oppone spesso con lo stesso accanimento [di chi vuole la legge sulle unioni civili], senza riuscire a sfidare minimamente, anzi, alimentando, la posizione che combatte". La domanda sottesa a questa affermazione, a mio avviso molto interessante e utile, da non gettare come il bambino con l'acqua sporca è: come sfidare veramente questa posizione che combattiamo (la legge Cirinnà, ma soprattutto tutto il contesto molto più ampio in cui questa iniziativa legislativa nasce)? Ponendosi questa domanda (che quindi ribalta la questione e forse dimostra che Carron è con noi, solo ci spinge ad andare al fondo della circostanza per essere più incisivi) si può far rendere al massimo anche la manifestazione del 30.
    Provo ad abbozzare un inizio di risposta: perché Carron dice che un certo tipo di reazione non sfida minimamente quella posizione? Perché per una sfida efficace occorre immedesimarsi (direi fino quasi a incarnarsi, nel senso di condividere le sorgenti dei bisogni, persino quelli sbagliati, per condividere il senso della vita) anche con coloro (pochi in realtà, per ora, ma ci sono) che la sostengono, non alla ricerca di un consenso su questo punto, ma proprio per capirne meglio le ragioni, e poter così offrire a loro e a tutti una risposta più ampia e vera, che tenga conto di quella posizione e la superi. Non so se mi sono spiegato, è solo un inizio di riflessione, ma secondo me se si salta questo difficile passaggio (fatto di carità e ragione) è vero che si rischia di alimentare una contrapposizione sterile e superficiale, finendo per fare il gioco di chi alimenta questa superficialità, ben sapendo che su questo piano vince perché ha il megafono molto più grande del nostro. Spero si sia capito che ciò non esclude assolutamente la partecipazione e il sostengo alla manifestazione (ed evitare di chiamarla in inglese sarebbe già un passo avanti nel sottile ma cruciale approfondimento richiesto dalle cose stesse, evitando slogan).
    Capito ragazzi? Secondo la mia ipotesi Carron in realtà è con noi, e ci sta solo dettando la tattica giusta. Del resto, nemmeno a giugno alla fine ci aveva detto di non andare, ma di paragonarci seriamente con le ragioni del gesto, se si sceglieva di andare in piazza. Se il Movimento avesse aderito ufficialmente, molti si sarebbero accodati e nascosti come al solito dietro questa ufficialità, e magari sarebbero andati senza fare questo impervio lavoro. La riflessione comune nel blog, se condotta con questa attenzione, secondo me può essere utile in tal senso. Giovanni

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  5. Ti ringrazio per il tuo tentativo di cogliere nelle pieghe delle frasi di Carron la possibilità di un appoggio alla manifestazione del 30 gennaio. Rimango perplesso perché, nell'ottica di una educazione ad affrontare le situazioni in un certo modo, ritengo che sia più adeguato al nostro carisma un impegno esplicito.
    Del resto, alla fine anche a Kiko il card. Bagnasco ha chiesto un impegno esplicito, salvo il fatto di chiedere poi di non esporsi in prima persona.
    Così invece temo che prevalga la confusione. E spero di sbagliarmi.

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  6. Primario elementare coraggio identitario visibile che emancipa dalla confusione, sarebbe quello di dire nella piazza di questo blog il suo nome e cognome. Perlomeno.

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