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giovedì 8 marzo 2018

Perché ne vale la pena

Così ha scritto Silvia, la moglie di Mario Adinolfi:
"Il problema è che non sanno quello che io so. Non ti hanno vissuto, respirato, amato, desiderato e guardato ogni giorno come ho fatto io negli ultimi dieci anni. Non hanno visto. Io c’ero quando il Pd ti mandava a processo per “omofobia” ed eri incredulo e addolorato, quando mi hai detto che rinunciavi al posto da deputato e io ero affranta perché, lo ammetto, avevo paura dell’ignoto e di quel tuo ricominciare da zero iscrivendoti alle liste di disoccupazione. Da onorevole a disoccupato, per scelta valoriale. E c’ero mentre il presidente del Consiglio ti chiamava con insistenza ed eravamo al cinema Barberini, chi se lo scorda e tu dicevi: “Lascialo chiamare, tanto non mi ricandido, se rompo con il Pd non posso ricandidarmi, sembrerei un voltagabbana”. Mi parevi matto, eravamo a vedere un cinepanettone e riuscivi a ridere di gusto e ad abbracciarmi mentre chiunque altro sarebbe scattato sugli attenti. Sei fatto così e secondo me sei pure fatto male: sei maleducato, incapace di rispettare l’autorità, talvolta brusco e spesso irrispettoso. Ma sei così, sei tu. Gli altri non ti hanno vissuto, non ti vedono. Per te conta solo una strana idea di giustizia o di “razionalità”, come dici tu, che poi passa attraverso notti a recitare il rosario. Mi sono chiesta spesso se le due cose potessero stare insieme, mi hai insegnato a pregare di più e io ora vorrei fare solo quello. Sono stanca degli insulti, del fango che ci tirano addosso, dei giudizi, del dover leggere offese pure sul fatto che sono rimasta incinta e no, non dovevo, perché la castità eccetera. Vorrei stare come a Messa, io e te all’ultimo banco a pregare e basta. Sono schiva e odio il fatto di dover stare perennemente sotto un riflettore zeppo di maldicenze a causa tua. Ma quando ho provato a chiederti di pensare un po’ di più alla tua famiglia che alle famiglie di tutti gli altri hai chiuso la strada al dialogo con due sole parole: “Non posso”. E se non puoi, amore mio, io sto con te. L’ho scelto dieci anni fa e certo ho momenti di rimpianto per quando ti aspettavo seduta a ridosso di un canale a Venezia perché eri il primo italiano a qualificarti per una finale mondiale di poker o per quando con Clara venivamo fuori da Montecitorio ad aspettarti perché a lei piaceva giocare con le stelle d’acciaio che contornano la piazza. Avevamo una vita agiata e comoda e l’hai mandata all’aria per seguire una chiamata, perché “se siamo davvero amici di Cristo, ora Cristo ce lo sta chiedendo”. E tu non sei il tipo che sa dire di no alla richiesta di un Amico. Avrei voluto non scrivere queste parole, restarmene in disparte come al solito. Ma ora che tutti devono tacere, nella giornata del silenzio, parlo io. A San Giovanni, al Circo Massimo, in questi anni in cui mi hai lasciato sola a casa per settecentotrentasei sere da quando hai scritto Voglio la mamma (le ho contate, sai, conosci il mio diario e le mie strambe contabilità che uso per rinfacciarti le tue disattenzioni quando litighiamo), l’Italia ha conosciuto un guerriero. Forse il più coraggioso e intelligente guerriero della storia di questo pallido, accomodante e talvolta pavido movimento pro life italiano. Ora accanto a te hai un popolo e mi sono rassegnata a doverti dividere con tutti, ma tanto tu sei mio e io sono tua. Per questo io sono un soldato dell’esercito del Popolo della Famiglia e pago volentieri la mia parte di prezzo, come fa ogni componente di questo popolo. Domani andrò orgogliosa a votare per questo popolo, non ce ne sono di uguali e i farisei con la loro puzza sotto il naso e i loro giudizi sono solo dei poverini che soffrono per non essere riusciti a fare quel che è riuscito a noi, ad essere quel che siamo noi. Un popolo di imperfetti che ama il Signore e ne è riamato, ne sono certa. Domenica 4 marzo io voto Popolo della Famiglia. Lo faccio per amore, Mario."
Quando ho letto questo posto su internet domenica, mentre ero al seggio elettorale in qualità di presidente, ho pensato: ecco, anche se prendessimo lo zero per cento, ne sarebbe valsa la pena solo per leggere una testimonianza del genere.
Ho pensato anche a quanti, come previsto, avrebbero qualificato il nostro risultato come un insuccesso. Come spiegagli quanto scritto qui sopra? Non si può spiegare, si può solo testimoniare. E lo faremo, nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, con il rinnovato impegno nelle prossime elezioni che vi sono in Itala.
E qualcuno di quelli che aveva previsto il nostro scioglimento dopo queste elezioni inizierà a domandarsi "ma come, sono ancora qui?".
Come probabilmente avranno pensato sia i romani che i sommi sacerdoti, incontrando i cristiani anche dopo aver ammazzato il loro capo.

2 commenti:

  1. No.Il Popolo della Famiglia, Adinolfi & C. con i primi cristiani non ci azzeccano nulla, ma proprio nulla. Posso anche provare rispetto per chi fa scelte a priori fallimentari, ma sono contrario ad accostamenti del tutto impropri, come spesso sei aduso a fare.

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  2. Come al solito ti sei messo a digitare senza connettere il cervello. Non ho paragonato il PdF ai primi cristiani, ma quelli che dicevano del PdF che sarebbe sparito dopo le elezioni ai romani e agli scribi.
    Hai commentato criticamente, attaccandoti alle ultime due righe: ma sul resto niente da dire?
    A proposito: chi sei tu per giudicare?

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