Per comprendere meglio i contenuti di questo blog, si consiglia caldamente di leggere le pagine "Le origini di questo blog" e "La missione di questo blog" affinché le considerazioni (critiche) che vengono svolte nei post siano collocate nella giusta ottica e all'interno di una cornice di riferimento adeguata.

martedì 15 marzo 2016

I 15 comandamenti di Carron

Ricevo e pubblico il seguente commento di SL.

Mi sono letto tutto d’un fiato i 15 Comandamenti di Carron (fuor di metafora, chiamo 15 comandamenti le 15 pagine di Tracce con il discorso ai responsabili di CL) e sintetizzo il suo giudizio riguardo a noi che siamo andati al Family Day: Marta, Marta, tu ti affanni per mille cose, ma una sola è quella che vale.
Carron sostiene che siamo incorsi in un errore, quello del moralismo. Moralismo significa propugnare borghesemente una morale, sbandierare valori (benchè cristiani) da imporre con forza, mostrando i muscoli all’avversario invece di essere “bellezza disarmata”. Insomma un atteggiamento che crea muri e divisioni (qualcuno ricorderà che nei Favolosi Anni ’70 la sinistra e i cattolici progressisti definivano CL nello stesso modo: crociati,  integralisti, estremisti di centro). Dunque, la nostra sarebbe stata una riduzione del cristianesimo a discorso, tanti affanni, trascurando l’unica cosa che vale: comunicare la fede attraverso una presenza originale.
Peccato che questa accusa di Carron sia un puro processo alle intenzioni, un’accusa indimostrata. Non c’è una riga all’interno dei suoi 15 Comandamenti che spieghi perché la partecipazione al Family Day avrebbe impedito il comunicarsi di una presenza originale, quando invece è stata occasione per tutti di avvicinare amici e persone per testimoniare la bellezza della famiglia.
Si può perciò ribaltare su Carron la stessa critica: che è lui il moralista, che si affanna in uno sfoggio muscolare di citazioni che sono però fini a se stesse, con il solo obiettivo di essere religiosamente e politicamente corretto, per meritarsi un nido protetto sul Corriere della Sera e su Repubblica, dove rassicura tutti che il cristianesimo è una “bellezza disarmata” e perciò questa "presenza originale" dialoga con tutti e non disturba nessuno. 
Ma carissimo Carron, perchè tanto affanno, quando una sola è la cosa che vale: essere presenza originale nell'ambiente attraverso la testimonianza (una testimonianza, spiega Francesco Botturi al convegno Rosetum di Milano, è sempre personale e pubblica), attraverso giudizi di valore e occasione di incontro pieno di chiarezza con tante nuove persone.
Chi è andato al Family Day non ha fatto il gioco dell’avversario, come pensa Carron. Purtroppo è caduto nella trappola chi si è ritirato nel silenzio. Però, il punto, alla fine, è un altro: Carron chiude la porta alla presenza sociale pubblica dei cristiani perché è obbligato dal Papa. 
A metà gennaio il Cardinal Scola aveva invitato tutti i cattolici a impegnarsi pubblicamente in politica. Con un tempismo straordinario, la settimana dopo è uscito l'articolo di Carron del 24 gennaio sul Corriere in cui accusa di integralismo i ciellini che vogliono andare al Family Day, giudicato da Carron un movimento di piazza che <si oppone spesso con lo stesso accanimento, senza riuscire a sfidare minimamente, anzi, alimentando, la posizione che combatte>. Non ci vuole molto a capire chi ha messo lo zampino nella stesura di quell'articolo: il segretario della CEI Galantino, braccio destro di Bergoglio.
La vera questione, la questione a cui è davanti tutta la Chiesa, è Papa Francesco, per il quale c'è una priorità incondizionata di questioni come povertà, emarginazione, immigrazione rispetto a temi come relativismo etico e deriva antropologica, problematiche secondarie poichè tipiche di un'Europa decadente, secondo lui. Bisogna perciò ricordare, per inquadrare le cose come stanno, le analisi di Massimo Franco sul Corriere della Sera a gennaio e Franco Cardini sul Carlino, dove si paventa il forte timore del Papa per una linea autonoma della Chiesa italiana e dei cattolici sul tema dell'immigrazione, strategico del suo pontificato. L'appello del Pontefice, rivolto alle parrocchie, di dare ospitalità ai profughi non è stato ascoltato. Naturale che il giorno del Family Day Papa Francesco abbia pareggiato i conti rifiutando ogni endorsement alla manifestazione. Il Papa è impegnato a silenziare la CEI su tutto, proprio per evitare che vi sia, un domani, una divergenza facilmente immaginabile sull'immigrazione, tra la sua linea di apertura incondizionata delle frontiere e la linea più cauta della Chiesa italiana. Se dovesse succedere una frattura così, proprio in Italia, per Papa Francesco sarebbe una sconfitta totale del suo pontificato.
Carron, davanti a tutto ciò, si adegua senza proferire parola: basta vedere la censura operata da TRACCE, neanche una parola sul Family Day e sulla crisi antropologica, ma copertine e servizi in ogni numero dedicati a spiegare (con una superficialità inimmaginabile) che l'immigrazione ha solo risvolti positivi. 
Carissimo "SL", condivido in buona parte le tue considerazioni, però ci terrei a sottolineare un punto sostanzialmente differente, un punto che ritengo centrale per la questione che ci sta a cuore. L'idea di questo blog è proprio quella di fornire un punto di riferimento rispetto alla confusione dominante. E dobbiamo fare continua attenzione alla possibile presunzione per cui siamo tentati di pensare che "noi abbiamo capito".
Il tuo intervento, così come me lo hai scritto, sembra quasi presupporre che il problema sia solo e soltanto Carron. Ma evidentemente non è così. Come da me sottolineato in altri interventi, la gran parte del movimento ha operato da almeno vent'anni uno scivolamento verso un atteggiamento di disimpegno (sociale, politico, culturale); un disimpegno che a livello di comunità e gruppetti di fraternità è consistito in un minore (o nullo) impegno in opere.
Il cuore del problema è che la mancanza di un'opera in cui la persona si impegna non è solo un di meno, una non completezza, ma nel tempo genera una incapacità di giudizio, una debolezza di giudizio, dovuta al fatto che manca sempre più quel passaggio critico che si chiama "verifica" e che nel tempo occorre sempre ripetere. Occorre sempre ripetere quel procedimento che si chiama "verifica" e occorre che la verifica sia fatta confrontandoci non con le nostre idee o con quello che abbiamo capito, ma con la realtà, cioè con la nostra esperienza maturata nella carne delle opere. Perché noi siamo poveri cristi, deboli, fragili e peccatori, bisognosi sempre di nuove conferme, visibili e sensibili.

In altre parole, non possiamo illuderci che (per pura ipotesi fantastica) se ci fosse Scola al posto di Carron le cose allora si aggiusterebbero. Non si aggiusterebbe (quasi) niente, perché è tutto il movimento ad essere sbandato, confuso e incerto, afflitto e spiritualmente ferito e dominato dalla confusione diabolica oggi dominante.
Il problema non è Carron, ma tutto il resto del movimento; così come il problema non sono certe esternazioni di Bergoglio ("Dio non è cattolico" e simili), ma tutto il resto della Chiesa confuso e smarrito già da prima.
Contro la confusione dominante, la prima opera è il lavoro su di sé, il lavoro sulla propria coscienza, il lavoro sulla propria persona. E il Family Day è stata un'occasione storica gigantesca proprio per questo tipo di lavoro, cioè per favorire la presa di coscienza che prima di tutto siamo un popolo: un popolo che di fronte a problemi o questioni gravissime è ancora capace del miracolo più grande, cioè la propria unità. E queste non sono chiacchiere, per tutti quelli che vi hanno partecipato è stata una esperienza della propria vita che oggi appartiene al passato e quindi, accada quel che accada (compreso ogni nostro tradimento futuro) nessuno può cancellare.

Solo una cosa la può cancellare. La smemoratezza, cioè la non coscienza nel presente di ciò che è già successo nel passato come aiuto decisivo a comprendere il presente. Non a caso, come corollario del Sacramento per definizione, Gesù stesso ha comandato: "Fate questo in memoria di me". E la memoria non come uno sforzo mnemonico, una capacità intellettuale umana, ma come un evento, come l'accorgersi di una presenza nel presente, una presenza che però è iniziata nel passato.
Il non aver capito che il Family Day poteva essere (ed è stato, grazie a Dio!) un evento per la memoria del fatto che siamo un popolo (un evento sicuramente da tutti noi già sperimentato: magari durante una messa, o un pellegrinaggio, o un ritiro spirituale, o un esercizio spirituale, o un incontro a San Pietro col Papa) e che ci conferma nella debole fede che siamo IL popolo di Dio, questa incomprensione è la fonte di tutte le possibili sbagliate interpretazioni.

Questa incomprensione è la stessa incomprensione di chi si lamenta che "Carron non è come Giussani". Bene, a tutti questi vorrei dare una fantastica notizia: Carron non è Giussani, quindi Carron non può essere come Giussani.
Pare una banalità, ma questa banalità non sembra averla compresa la Diaconia Centrale, che da quando è mancato Giussani non fa che rieleggere costantemente Carron a presidente, come fosse un presidente a vita, come fosse un Giussani. E così hanno pure modificato lo statuto, in modo da fare le elezioni per il presidente ogni sei anni, invece che ogni tre.

Quello che invece occorre è che ci rendiamo conto è che la responsabilità del carisma, da quando non c'è più Giussani, è in ciascuno di noi (come già insegnava Giussani). Quando c'era Giussani, c'era sempre lui (con il carisma che lui portava interamente) che poteva riprenderci (e quante volte ha ripreso i responsabili, dicendo loro che non avevano capito niente!). Ora invece non c'è più lui, non c'è più la ciambella di salvataggio: ora dobbiamo dimostrare di saper nuotare e aiutare chi è in difficoltà.

In questo modo si può continuare serenamente e proficuamente a seguire Carron, a partecipare agli incontri, alle Scuole di Comunità, agli esercizi, perché quello che dice sono cose interessanti e profonde. Con un unico limite significativo: a volte non sono adeguatamente paragonate alla realtà, al momento presente che stiamo vivendo.
Allora tocca a noi, come fatica e come responsabilità, riprendere e giudicare quanto ci viene comunicato. Anche perché lo Spirito Santo non fa mai mancare la sua presenza e la sua opera.
"Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono" (Ts 5,19-21). Ecco il nostro compito in questo momento tempestoso della storia della Chiesa.

Se non facciamo questa fatica, rischiamo anche noi di stare appresso a vuoti discorsi e a dietrologie ("...lo zampino di Galantino...") che non portano da nessuna parte.
Se invece facciamo questa fatica, nel tempo la memoria diventa storia, e contro la storia ogni ideologia svanisce come neve al sole. Per questo il vero attacco secondo me è contro la memoria, contro la famiglia come luogo della preservazione memoria. L'attacco contro la presenza dei crocifissi in luoghi pubblici è solo una puntata dell'attacco contro la memoria. E per questo tra non molto avremo l'attacco contro l'Eucarestia, cioè contro il Sacramento che per definizione è il "Sacramento della memoria" del sacrificio di Cristo.

Nessun commento:

Posta un commento