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domenica 20 settembre 2015

La Grande Confusione

Negli esercizi della Fraternità di quest'anno è presente un passaggio molto importante per comprendere la confusione attuale.
Il brano a cui mi riferisco è alle pagine 40-42 del libretto. Queste pagine analizzano il punto c) "formalismo e la stasi della novità" della parte dedicata alle conseguenze del "crollo delle certezze" (incontro del Sabato mattina). Il punto c) si svolge in tre punti:

  1. stanchezza e perdita del gusto della vita nuova
  2. confusione sulla presenza
  3. confusione sulla natura del movimento

Sul terzo punto l'analisi è stringente e oggettiva.
Nello stesso mese di settembre 1976, durante un raduno di responsabili a Collevalenza, don Giussani mette davanti a tutti la “fotografia” sconfortante di che cosa accade quando prevale il formalismo: «Il movimento resta una cosa tremenda: invece che mobilitare la vita e convertirla è una montagna di condizionamenti». Al contrario, aggiunge, il movimento è «un Avvenimento da creare, non una organizzazione da pensare [...] sei in gioco tu». Qui don Giussani non usa mezze misure: «L’essenza della questione non implica che si debba essere in cinquanta, ne bastano due» (A. Savorana, Vita di don Giussani, pp. 485-486).
Il testo passa subito dopo ad una citazione del Gius contro il formalismo. Ok.
Poi passa a citare il discorso di Papa Francesco a CL.
 «Dopo sessant’anni, il carisma originario non ha perso la sua freschezza e vitalità. Però, ricordate che il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù, Gesù Cristo!»
Il seguito da questo punto sul discorso del Papa, non riportato dal testo, attacca con la parte confusa sul fatto di "essere decentrati". Lo riporto per chiarezza.
Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere “decentrati”: al centro c’è solo il Signore! 
 Il passaggio desta molte perplessità, poiché ogni carisma è precisamente la modalità particolare con cui Cristo, in un certo momento della storia, chiama degli uomini concreti e fa sorgere una modalità più efficace in funzione della missione della Chiesa. Quindi per definizione ogni carisma riconosciuto dalla Chiesa lavora e opera sempre nell'ambito della Chiesa. Per uscire dalla Chiesa, bisognerebbe comunque uscire dal carisma particolare. Ma finché si rimane fissi e centrati nel carisma, non si può uscire dalla Chiesa! Se ci fosse un modo per essere centrati sul carisma e decentrati rispetto a Cristo, questo sarebbe un allontanamento dal carisma (oppure il carisma non sarebbe vero!).
Il termine "essere decentrato" difficilmente in un discorso ha una connotazione positiva.
Inoltre non si capisce davvero come sia possibile "uscire di strada" se "io metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale". Non è possibile, per un carisma riconosciuto dalla Chiesa.
Insomma, nel linguaggio del Papa, il ragionamento non torna. Ad essere benevoli, è confuso.

Vediamo come continua il discorso nel testo degli Esercizi.
È ciò a cui don Giussani ci ha instancabilmente richiamato, riportandoci, da quello che noi consideravamo il carisma, al carisma nella sua natura originale. Noi abbiamo imparato il carisma dalla modalità con cui Giussani ci decentrava dalla riduzione che storicamente ne avevamo operato. 
Senza citazioni. Io sono in CL dalla metà degli anni '80 e ho letto tanto: ma la parola "decentramento" nei testi di Giussani non mi pare di averla mai letta.
Il testo degli Esercizi poi prosegue con il discorso del Papa ("...museo di ricordi...") quindi passa a due citazioni di Papa Giovanni Paolo II come se fossero discorsi comprovanti lo stesso ragionamento sull'essere decentrati; ma in quelle citazioni non c'è nessuna termine, nemmeno per metafora o con altri termini, riguardo il "decentramento". Quindi il testo riporta:
"Abbiamo bisogno di una presenza nel presente che ci decentri da noi stessi per riportarci a Cristo, abbiamo bisogno cioè del riaccadere continuo del primo incontro..."
Ma dobbiamo essere decentrati sul carisma o decentrati su noi stessi? La confusione regna sovrana anche qui?
Poi inizia il paragrafo 3 dal titolo "La generazione dell'adulto". E la confusione continua.
"Solo così, se cioè accettiamo di imparare, se ci lasciamo decentrare, possiamo rispondere al compito che il Papa ci ha assegnato...  Come possiamo adempiere a questo mandato? Il Papa ce l’ha detto: solo «centrati in Cristo». Tale e quale a don Giussani: «Quando si è spalancati a quello che è accaduto e che accade nel mondo, cioè a Cristo, [...] allora il cuore si dilata».60 «Seguire Cristo, amare in tutto Cristo: è ciò che deve essere riconosciuto come la caratteristica principale del nostro cammino.»"
"Tale e quale" un bel niente! Anzi, il Giuss, con l'ultima frase, rende chiaro che il cuore del movimento è Cristo stesso; quindi essere centrati sul carisma e non su Cristo è impossibile!
Lo stesso testo degli Esercizi più avanti, a pagina 50, riporta un'altra citazione del Gius: "La nostra identità è l'essere immedesimati con Cristo." Allora com'è possibile essere centrati sul carisma e non su Cristo?

Un amico sacerdote mi ha detto di aver letto l'intervista a Carron sul suo libro di prossima uscita "La bellezza disarmata". Mi ha detto che finalmente "ora è più chiaro il pensiero di Carron, perché finora, dagli interventi fatti, non era chiaro".
Ma non sembrava contento di questa maggiore chiarezza.
Effettivamente...
Interrogato sul titolo del libro, Carron afferma:
«La bellezza è lo splendore della verità, dice san Tommaso; perciò non ha bisogno di qualche aiuto dall’esterno per comunicarsi; è sufficiente l’attrattiva che esercita, proprio per la sua bellezza. Mi è sembrato un titolo adeguato per un contributo che si rivolgesse alla ragione e alla libertà, senza forzare né una né l’altra. La stagione che stiamo vivendo ci costringe a riconoscere che l’unico modo per accedere alla verità è quello che passa attraverso la libertà»
"La bellezza disarmata" dovrebbe essere la verità: perché allora dice che è un titolo adeguato "per un contributo che si rivolgesse a ragione e libertà"? Confusione tra libertà e verità?
La prima frase in grassetto mi pare si ponga in contrasto con la necessità della Rivelazione. Infatti possiamo, con la ragione, conoscere la verità, ma solo imperfettamente. Quindi la Rivelazione è necessaria alla verità.
Riguardo la seconda frase in grassetto, mi pare che il Vangelo di Giovanni dica esattamente l'opposto.
"Se osserverete le mie parole, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi" (Gv 8,32). Quindi la verità rende liberi, mentre la libertà non conduce alla verità.
Confusione tra libertà e verità?
Più avanti c'è una domanda sulle nuove norme sulla nullità del matrimonio e sulla possibilità che indeboliscano il vincolo matrimoniale. Carron risponde così:
«Non saranno le nuove norme a indebolire il vincolo, come non sono state le vecchie a frenarne l’indebolimento. Quello che renderà sempre più forte il legame matrimoniale sarà solo una esperienza di fede adeguata, senza la quale l’indissolubilità sarà un’utopia. Senza cedere sul terreno della dottrina, il Papa prende atto del contesto umano profondamente mutato, in cui un uomo e una donna decidono di contrarre il sacramento con una consapevolezza in tanti casi sempre più superficiale»
 La prima frase in grassetto mi pare un grave errore. Infatti la Chiesa riconosce, giustamente, le nozze miste, cioè le nozze in cui uno dei due è ateo oppure appartenente ad un'altra religione. Ovviamente tali persone devono accettare di contrarre matrimonio secondo le intenzioni della Chiesa, cioè ritenendolo un vincolo attuato per la procreazione, con i vincoli di fedeltà e indissolubilità.
In tali casi il matrimonio è ovviamente valido, e altrettanto ovviamente non dipende dalla fede degli sposi.
Confusione al quadrato?
Inoltre, se il problema è la scarsa consapevolezza dei nostri tempi, allora occorre agire sulla catechesi prematrimoniale e non sulla nullità eventuale di matrimoni già contratti.
In verità, se si opera dal lato della nullità, ciò non avrà il minimo effetto sulla consapevolezza sempre più superficiale all'atto del matrimonio, ma si agisce (abusivamente!) a danno già fatto. In realtà, questa sembra una bella manovra per scavalcare il problema della Comunione ai divorziati risposati: se il matrimonio è facilmente annullabile, non si sarà bisogno di combattere al prossimo Sinodo. Sarà una battaglia già vinta in partenza.
Forse ha ragione il mio amico sacerdote. Ora è tutto più chiaro.

6 commenti:

  1. La questione del "centrati" si risolve facilmente: centrati sulla sostanza e non sulle forme del carisma, e la sostanza è l'avvenimento di Cristo presente. Questo credo intendano il Papa e Carron... Ma bisogna vedere se le scelte di Carron non ne oscurino aspetti sostanziali: la stima, il rispetto e la valorizzazione della tua ragione libertà e iniziativa.
    Lo splendore della verità di Carron è sicuramente quello dell'incarnazione e anche questo risolve tutto.
    Preoccupato anch'io per l'annullamento facile.

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  2. Come dice Carron, la frase "Il bello è lo splendore del vero" è una frase celebre di San Tommaso. Se lui ne ha in mente un'altra, posso valutare.
    La tua frase "Lo splendore della verità è l'incarnazione" è un'altra invenzione, pure questa da valutare.
    Ma Carron ha fatto riferimento alla frase di San Tommaso, però poi nel libro, invece di parlare della verità, ha parlato della libertà.
    Qui, il primo dato evidente, prima di ogni giudizio di contenuto, mi sembra che sia un certo grado di confusione.

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  3. E se S. Tommaso in ultima analisi si riferisse proprio a Cristo? Ego sum via, veritas et vita. Cristo non si impone per legge. La confusione c'è eccome, ma altrove. Prova da Pag. 28 1° capoverso, poi dimmi.

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  4. Faccio fatica a leggere i pensieri di Carron, non mi ci metto proprio a tentare di leggere i pensieri di un vertice del pensiero umano come San Tommaso: rimango allora alle parole.
    In ogni caso, sono d'accordo con lei sulla "leggerezza" delle citazioni degli Esercizi: Vasco, Guccini, Winehouse. Non si poteva trovare di meglio? Non si dovevano citare con un chiaro giudizio morale?
    Il post di oggi lo dedico a questo.

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  5. Io credo che la fedeltà al Magistero del Papa, peculiare nel Movimento, ci stia portando fuori strada, a causa dell'eterodossia di tale magistero... Carron ha dedicato gli esercizi al "problema" del decentramento facendo i salti mortali per allinearsi e giustificare la trovata papale del "decentrarsi" dal carisma per centrarsi in Cristo.

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    1. Lo credo anche io, per questo cerco di mettere in luce questa "eterodossia" e le relative contraddizioni. Tenendo presente però che lo Spirito soffia comunque e quindi occorre saper leggere tra le righe...

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