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lunedì 28 settembre 2015

Non è Francesco!

Premessa

Con dolore ho pubblicato questo post, dopo un paio di giorni di riflessione. E poiché Lui ha detto: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. 2 Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto." (Lc 2, 1-2) allora è bene che tutti sappiano e ciascuno si prenda le responsabilità del comportamento conseguente.
Proprio per questo il prossimo post sulla questione, probabilmente giovedì 8 ottobre, sarà sulle conseguenze.

Vizi procedurali?

Nel leggere un post di Maurizio Blondet, sono rimasto perplesso leggendo la dichiarazione di un canonista secondo il quale l'elezione di Bergoglio a Sommo Pontefice col nome di Francesco sarebbe regolare.
A dir la verità, il canonista si riferisce alle recenti notizie circa l'attività di un numero ristretto di cardinali, che per anni si è riunito in Svizzera (sembra sotto la guida del Cardinal Martini) per tentare di dare una svolta alla Chiesa, cercando di "adeguarla" ai tempi moderni, indicando per tempo il candidato adatto su cui far convergere le proprie preferenze in Conclave.
Giustamente, al di là delle considerazioni morali, per tale evenienza non c'è invalidità dell'elezione. Ma alla fine il canonista aggiunge:
"Anche eventuali  vizi procedurali dell’elezione, dei quali si è occupato il Socci, possono avere rilievo solo se qualche interessato (ovvero elettore) li abbia fatti valere. Il che è positivamente escluso, non esistendo rifiuti di prestare obbedienza da parte di alcun porporato".
Io non so davvero dove dal CIC o da quale altro documento si possa arguire che "i vizi procedurali possono avere rilievo solo se qualche interessato li abbia fatti valere". Non sono d'accordo con il "solo se" e provo a fare un esempio.

Gli atti delle votazioni sono registrati e secretati: solo un Papa può sciogliere tale segretezza. Un prossimo Papa potrebbe visionarli e poi pubblicamente annunciare che quel Papa passato non è stato validamente eletto e i suoi atti di governo non sono validi. E quindi dichiarare decaduti e nulli tutti i Motu Propri del pontefice non valido. Ma non sarebbero nulli perché così vuole il nuovo Papa. Sarebbero nulli nel momento in cui il nuovo Papa riconosce non valida l'elezione del Pontefice precedente, a norma di diritto canonico. Quindi non è vero che i vizi procedurali avrebbero rilievo solo se qualche interessato (ovvero elettore) li avesse fatti valere.

I pareri possono cambiare nel tempo!

Lo stesso Socci ha ricordato che "dubius papa habetur pro non papa" (nel dubbio non si ha il papa) mentre la canonista Geraldina Boni sul sito www.chiesa di Sandro Magister ha ricordato che la canonistica ha costantemente insegnato che la "pacifica universalis ecclesiae adhaesio" è segno ed effetto infallibile di un’elezione valida e di un papato legittimo (come dire: se tutti lo riconoscono Papa, allora è il Papa).

La questione gravissima che nessuno sembra avere notato (almeno io non l'ho letto da nessuna parte), è che il dubbio di Socci e la "pacifica adhaesio" della Boni possono cambiare nel tempo: oggi tutti possono ritenere Papa Francesco validamente eletto, domani... vedremo! Soprattutto se certi dubbi e le loro ragioni diventano di pubblico dominio.

Sui numerosi rilievi fatti da Socci (soprattutto nel suo volume "Non è Francesco", oltre che nel suo blog), si potrebbe obiettare che sono basati sui "si dice"; una obiezione debole, poiché i fatti sono stati dettagliati e pubblicati (e mai smentiti!) da una giornalista grande amica di Bergoglio, in un volume in cui descrive il personaggio Bergoglio. Socci ha ripreso quei fatti per verificare la validità della sua elezione a Sommo Pontefice.
Ma di fatto non sappiamo cosa sia successo nel Conclave. Rimangono solidissime ipotesi, ma pur sempre ipotesi.

Dico questo, perché non c'è bisogno di sapere cosa è accaduto veramente ciò che per oggi è secretato: c'è un fatto, accaduto sotto gli occhi di tutti e non smentibile, che a mio modestissimo parere invalida completamente l'elezione. Il fatto che il Conclave sia iniziato il 12 Marzo, mentre la sede vacante sia iniziata il 28 febbraio: cioè il fatto che il Conclave sia iniziato ben prima dei 15 giorni completi che devono passare dal giorno della sede vacante, come richiesto dalla norma stabilita da un Papa, quindi non abrogabile né modificabile, nemmeno da un collegio di cardinali.

Le norme che regolano in maniera precisa e puntuale (almeno per tutti gli aspetti decisivi) le procedure del Conclave sono contenute nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis (promulgata da San Giovanni Paolo II), poi modificate in qualche punto da Benedetto XVI con il Motu Proprio Normas Nonnullas.

L'attesa di 15 giorni

Il delicato punto in questione, cioè l'inizio del Conclave, è dettato dall'articolo 37: "Stabilisco inoltre che, dal momento in cui la Sede Apostolica sia legittimamente vacante, i Cardinali elettori presenti debbano attendere per quindici giorni interi gli assenti..."

Quindi, occorre aspettare gli assenti. Ora però occorre comprendere bene anche il contesto nel quale l'articolo è pubblicato, per comprenderne meglio tutta la portata. Questo è il testo in questione.
37. Stabilisco inoltre che, dal momento in cui la Sede Apostolica sia legittimamente vacante, i Cardinali elettori presenti debbano attendere per quindici giorni interi gli assenti; lascio peraltro al Collegio dei Cardinali la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l'inizio dell'elezione per alcuni altri giorni. Trascorsi però, al massimo, venti giorni dall'inizio della Sede Vacante, tutti i Cardinali elettori presenti sono tenuti a procedere all'elezione.
38. Tutti i Cardinali elettori, convocati dal Decano, o da altro Cardinale a suo nome, per l'elezione del nuovo Pontefice, sono tenuti, in virtù di santa obbedienza, ad ottemperare all'annuncio di convocazione e a recarsi al luogo designato allo scopo, a meno che siano trattenuti da infermità o da altro grave impedimento, che però dovrà essere riconosciuto dal Collegio dei Cardinali.
39. Se però dei Cardinali elettori arrivassero re integra, cioè prima che si sia provveduto ad eleggere il Pastore della Chiesa, essi saranno ammessi ai lavori della elezione, al punto in cui questi si trovano.
Direi che tutto è chiaro: è stabilito dall'autorità del Sommo Pontefice che "si debbano attendere quindici giorni interi gli assenti"; quindici giorni dall'inizio della sede vacante. Ma in ogni caso, dopo venti giorni, il Conclave avrà inizio.
Chi ha un grave impedimento, lo comunicherà, in modo che il Collegio Cardinalizio si sappia regolare se attendere oppure no.
La norma evidentemente intende tutelare chi viene da molto lontano, ma intende tutelare anche il popolo di Dio evitando che un Cardinale, per oscuri motivi, ritardi il proprio arrivo a Roma per procrastinare sine die il Conclave e l'elezione del Sommo Pontefice.

La modifica di Ratzinger

L'articolo 37 è stato modificato da Papa Benedetto XVI con il motu proprio Normas Nonnullas. Il nuovo testo dice così:
n. 37. “Ordino inoltre che, dal momento in cui la Sede Apostolica sia legittimamente vacante, si attendano per quindici giorni interi gli assenti prima di iniziare il Conclave; lascio peraltro al Collegio dei Cardinali la facoltà di anticipare l’inizio del Conclave se consta della presenza di tutti i Cardinali elettori, come pure la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni altri giorni. Trascorsi però, al massimo, venti giorni dall'inizio della Sede Vacante, tutti i Cardinali elettori presenti sono tenuti a procedere all'elezione.”
Questo in grassetto è il nuovo punto critico: i Cardinali possono anticipare, se sono tutti presenti. Ora il problema è che il 12 marzo 2013 c'erano due assenti. Uno per motivi di salute e in età avanzata, l'altro perché da circa un anno si era ritirato dal ministero attivo (crisi morale? crisi spirituale?). Ma rimaneva cardinale elettore.
Su tale delicato punto è intervenuto, sul sito di Socci, Guido Ferro Canale secondo il quale l'inizio anticipato del Conclave non è motivo di nullità, poiché l'articolo 5 così recita:
5. Qualora sorgessero dubbi circa le prescrizioni contenute in questa Costituzione, o circa il modo di attuarle, dispongo formalmente che ogni potere di emettere un giudizio al riguardo spetti al Collegio dei Cardinali, cui pertanto attribuisco la facoltà di interpretarne i punti dubbi o controversi, stabilendo che quando occorra deliberare su queste ed altre simili questioni, eccetto l'atto dell'elezione, sia sufficiente che la maggioranza dei Cardinali congregati convenga sulla stessa opinione.
Quindi, secondo il Canale, il Collegio dei Cardinali ha fatto uso di questa norma per decidere di anticipare il Conclave. Ma mi pare che qui vi siano due gravi difetti.

Il primo è che per decidere, secondo tale norma, occorra il Collegio dei Cardinali, non solo gli elettori. Quindi tale decisione doveva essere presa da tutti i centosessanta Cardinali, non dai 117 elettori o dai 115 presenti a Roma il 9 marzo. Ad oggi il Collegio Cardinalizio è composto da 219 cardinali, di cui 101 non elettori.
Ma non basta.

Commenta il Canale: "Ma allora si potrebbe, in linea di principio, rimandare l'ingresso in Conclave per attendere uno o due malati che, nel frattempo, fossero guariti e stessero annunciando l'arrivo. Altrimenti detto: una volta che l'impedimento sia stato riconosciuto, si può procedere oltre. A mio avviso, anche anticipando l'apertura del Conclave: inutile attendere chi ha già detto che non verrà, con ragioni valide e riconosciute tali. Casomai arrivasse, potrebbe entrare comunque. Ergo, deve prevalere la preoccupazione dominante: quella di provvedere in fretta all'elezione".

Quattro gravi problemi

Primo: non si può cambiare

Ora, con tutto il rispetto per Canale, più che i suoi avvisi valgono le norme. E qui la norma è chiara, si anticipa il Conclave se sono presenti tutti.
La citazione dell'Articolo 5 non mi sembra corretta per due motivi. Il primo è che gli articoli hanno un ordine, che è anche un ordine di importanza e prevalenza relativa. Come nella Costituzione italiana l'art. 1 non è uguale al 100, allo stesso modo nella Universi Dominici Gregis il 4 prevale di poco sul 5. E recita il 4:
4. Durante la vacanza della Sede Apostolica, le leggi emanate dai Romani Pontefici in nessun modo possono essere corrette o modificate, né si può aggiungere o detrarre qualche cosa o dispensare sia pure da una parte di esse, soprattutto per quanto riguarda l'ordinamento dell'elezione del Sommo Pontefice. Anzi, se accadesse eventualmente che sia fatto o tentato qualcosa contro questa prescrizione, con la mia suprema autorità lo dichiaro nullo e invalido.
Quindi, interpretato alla lettera, tutto ciò che è accaduto prima del 15 marzo, a norma di questo articolo, è nullo e invalido. Parola di Papa Benedetto XVI.

Secondo: inutile attesa?

L'altra questione delicata è che, come dice Canale, sia "inutile attendere". Ma lo stesso Canale ammette (come è doveroso ammettere, perché le condizioni possono cambiare) che "casomai arrivasse, potrebbe entrare comunque". Sorprende che qui non si consideri che allora non è "inutile attendere", non tanto perché due elettori in più avrebbero fatto vincere un altro Cardinale, ma soprattutto perché con due elettori in più cambia il quorum necessario per l'elezione.
Con 115 elettori, il quorum è di 77, con 117 i due terzi del quorum fa 78.
Iniziando il Conclave il 12 marzo, si è di fatto impedito ai due Cardinali mancanti di arrivare il 15 e partecipare regolarmente a tutte le votazioni. No, non era inutile attendere. A norma di diritto tale caso non doveva succedere nemmeno potenzialmente.

Terzo: quanta fretta!

Infine c'è il terzo aspetto osservato dal Canale: il fatto che dovesse prevalere la preoccupazione dominante, cioè di provvedere in fretta all'elezione.
Ma il citato articolo 37 disciplina proprio questa "fretta": impedisce positivamente di iniziare troppo presto (tranne che siano tutti presenti) e comanda di iniziare entro venti giorni. Quindi la questione della fretta è già affrontata e risolta dal Sommo Pontefice, non può essere ridiscussa e modificata dal Collegio dei Cardinali.

Quarto: quali dubbi?

E nemmeno può essere utilizzato l'articolo 5, non solo perché l'articolo 4 impedisce modifiche, ma perché l'articolo 5 si deve applicare ai casi dubbi ("Qualora sorgessero dubbi...") e non alle cose certe. Lo riconosce anche Canale, nella nota 30 del pezzo sul sito di Socci: "... non sarebbe comunque ammissibile un'interpretazione che, di fatto, modifica il testo normativo".
Qui non abbiamo dubbi: abbiamo una regola ("si attendano per quindici giorni interi") e abbiamo una eccezione con due condizioni ("se sono tutti presenti, se la maggioranza è d'accordo, allora si anticipa").
Imboccare la strada per cui le condizioni sono facoltative, è contrario al diritto e conduce a conclusioni inaccettabili: se diventa oggi facoltativo che siano tutti presenti, domani potrebbe diventare facoltativo, per pura ipotesi, che siano d'accordo in maggioranza.

"MORA SIT INTERPONENDA"

Ma mi pare che vi sia un altro punto critico che fissi di fatto un ostacolo insormontabile. Il punto critico è comprendere le ragioni del perché la norma stabilisce che "si attendano quindici giorni". E questo ben lo poteva sapere un esperto di Conclavi vissuti come Papa Ratzinger. Il tempo è dato affinché i cardinali possano dialogare tra loro, conoscersi, scambiare le proprie idee sul momento storico e iniziare a valutare chi può essere il candidato più adatto.
I quindici giorni non sono solo un momento di attesa dell'arrivo di tutti gli elettori, ma soprattutto un momento di dialogo e riflessione perché ciascuno possa verificare e approfondire le proprie riflessioni.
Il già citato articolo 37 sembra puntare l'attenzione solo sull'attesa di chi deve arrivare: "si attendano per quindici giorni interi gli assenti prima di iniziare il Conclave".
Ma non è questo il testo valido per la norma; il testo valido è nella sua versione latina.
"37. Praecipimus praeterea ut, ex quo Apostolica Sedes legitime vacat, antequam Conclave incohetur, mora sit interponenda quindecim solidorum dierum, facta tamen Cardinalium Collegio potestate Conclavis initium anticipandi, si constat omnes Cardinales electores adesse"...
Il passaggio decisivo è proprio questo: "mora sit interponenda quindecim solidorum dierum". Letteralmente: "si interponga una pausa di quindici giorni interi". E gli "assenti" della traduzione italiana sono spariti! Non ci sono assenti da attendere!
Qui è evidente che la preoccupazione del legislatore (Papa Benedetto XVI) è quella che tutti abbiano il tempo sufficiente per conoscersi, parlarsi e maturare con calma la propria decisione. Il testo in questione è stato promulgato il 22 febbraio 2013, quindi Ratzinger ha ben presente la dinamica e la tecnologia dei tempi moderni, cioè una situazione nella quale, anche con preavviso minimo, nel giro di due o tre giorni chiunque può essere a Roma. Quindi rimangono dieci giorni abbondanti per conoscersi tutti, avendo fretta nel muoversi. Ma molti già si conoscono, quindi arriveranno a Roma anche con calma, avendo comunque tutto il tempo per dialogare.
Se il criterio dominante fosse quello della fretta, Ratzinger poteva scrivere che "qualora fossero tutti presenti, allora si deve iniziare il Concilio". Ma non ha voluto così, non ha scritto così. Perché, come detto, per arrivare a Roma bastano due giorni al massimo da qualsiasi parte del mondo.
Facciamo l'ipotesi che con l'ultimo che arriva si inizia il Conclave.
L'ultimo che arriva, se la norma è quella di iniziare quando sono arrivati tutti, rimarrà sempre fregato, perché non avrà avuto il tempo di dialogare prima dell'inizio, al contrario degli altri. Quindi quelli che sono a Roma e dintorni, arrivano prima e dialogano di più, inoltre conoscendosi già. Mentre i più lontani, essendo lontani non conoscono quasi nessuno e hanno meno tempo di tutti per dialogare e conoscersi.
Proprio per attenuare questo fenomeno inevitabile, sono posti quindici giorni di pausa, per dare tempo anche ai più lontani di riposarsi dal lungo viaggio, ambientarsi e avere il tempo di dialogare.
Papa Benedetto XVI inoltre ha voluto rimandare al Collegio Cardinalizio la decisione di un possibile anticipo dell'inizio del Conclave, quando siano presenti tutti gli elettori, proprio perché solo i cardinali possono sapere se hanno già le idee chiare e, magari, sono tutti d'accordo su chi votare. Ma se l'incertezza permane, è doveroso che essi abbiano il tempo di pensarci e chiarirsi le idee.
Quindi, il criterio prevalente dev'essere quello di dare il tempo adeguato ai Cardinali, piuttosto che quella di "provvedere in fretta all'elezione".
Per questo il Papa non ha comandato di iniziare il Conclave quando siano presenti tutti. E per questo ha comandato MORA SIT INTERPONENDA, cioè di fare una pausa di 15 giorni interi. Cioè, vista la vacanza del Soglio Pontificio dalle ore 20 del giorno 28 febbraio, dovevano passare 15 giorni interi e quindi sarebbe dovuto iniziare il 16 marzo. A meno che non siano già tutti presenti e non siano già d'accordo in maggioranza.

Conclusione

A questo punto bisogna chiedersi: chi ha deciso di iniziare prima il Conclave? Il Collegio Cardinalizio? Ma il Collegio aveva a quel punto due possibilità. O attendere i due assenti, o attendere i 15 giorni. Non ci sono alternative. O meglio, l'alternativa è quella di ricadere sotto il già visto articolo 4 e quindi di rendere nullo tutto!
"Durante la vacanza della Sede Apostolica, le leggi emanate dai Romani Pontefici in nessun modo possono essere corrette o modificate". E ovviamente non si può interpretare una legge che inizia con "Stabilisco che..." (art. 37).
La considerazione che tanto sostanzialmente non sarebbe cambiato nulla è razionalmente e giuridicamente inaccettabile. Infatti, se "non sarebbe cambiato nulla" allora non doveva essere fatto!
E se non cambiava nulla sostanzialmente, lo cambiava però formalmente. E nel diritto, la forma è la sostanza.
Purtroppo questo è quello che hanno fatto. Hanno avuto fretta e, a norma dell'articolo 4, il Conclave, addirittura concluso prima del quindicesimo giorno intero, è nullo e invalido.
Detto questo, c'è da dire che, per quello che ne sappiamo oggi, il Cardinal Bergoglio ha subito questa nullità.


3 commenti:

  1. Purtroppo Bergoglio e' un impostore e la sua elezione al soglio di Pietro, come bene rileva il dottor Socci, e' nulla ed anche la rinunzia di Benedetto XVI e' come se non fosse avvenuta poiche' e' stato costretto a dimettersi (vedi swift ). Pertanto ,pur nella presente ora di confusione,ricordiamoci che il sommo pontefice e' BenedettoXVI

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