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giovedì 20 aprile 2017

Chi siamo noi?


L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto
Ieri pomeriggio, stando in preghiera davanti alla statua Madonna, nel Santuario della Vergine della Rivelazione (originato dalle apparizioni iniziate il 12 aprile 1947 al veggente Bruno Cornacchiola), pensando a tutto il Movimento, a quelli incontrati al santuario di San Luca e a me stesso, mi sono reso conto che quello che stiamo vivendo, quello che io sto vivendo e che mi sembra vivano anche altri, è un attacco al nostro carisma nella forma particolare che siamo noi.
Non un attacco al nostro carisma, e basta; ma un attacco al nostro carisma nella forma particolare che siamo noi. Quindi prima di tutto un attacco a quella "realtà comunitaria sociologicamente identificabile, investita da una forza dall'alto, portatrice sana di un nuovo tipo di vita"!

Chi siamo noi?
Simo quelli del 25 settembre, memoria liturgica di San Cleofa, marito di Maria di Cleofa e forse fratello di San Giuseppe, era padre di Giacomo il Minore, di Giuseppe e di Simone.
Uno dei due discepoli di Emmaus, uno di quelli che disse "non ci ardeva forse il cuore?..".
E non è stata quella la nostra esperienza il 25 settembre? Non ci ardeva il cuore?
E tutto quello che ci è successo dopo, compresi i goffi tentativi di rivederci (ma accadrà, tutti ne siamo certi, no può finire qui!) è un riverbero di questo ardore del cuore, qualcosa che non è diventato una nostalgia da rinchiudere in un cassetto, ma qualcosa che pian piano è penetrato nelle nostre vite come una realtà nuova, dotata di vita propria. Ora forse iniziamo a prenderne coscienza.

Quello che è accaduto a tanti di noi prima del 25 settembre, in piazza al Family Day o in altre occasioni, è stato uno scansarci rispetto ad un attacco a quello che siamo. Ci siamo scansati, abbiamo fatto un passo in là in una direzione imprevista, prendendo un bivio, perché la strada intrapresa da tanti altri non sembrava più seguire quello che noi, in coscienza, avevamo dentro. Educati per una vita a seguire la propria coscienza, in quel momento abbiamo continuato a farlo.
E ci siamo scansati.
Qualcuno direbbe che ci siamo "decentrati": "Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere “decentrati”: al centro c’è solo il Signore!". A volte lo Spirito parla come noi non ci aspettiamo, con parole improbabili dette in occasioni improbabili. Ma a posteriori, col senno di poi, verrebbe da dire: "più chiaro di così!".
Questo è il miracolo che ci siamo trovati addosso: ci siamo scansati ma il carisma ci è rimasto attaccato addosso.

Chi siamo noi?
Siamo quelli del 25 settembre, siamo quelli che "non ci ardeva forse il cuore?".
E in queste parole c'è già tutto.
Il tema che ci era stato dato, poi travalicato e non approfondito dagli interventi, era "la Memoria".
E proprio questo è quello che è accaduto ai due discepoli di Emmaus: la prima coscienza, il primo atto della coscienza è stato la memoria dell'incontro appena fatto! "Non ci ardeva forse il cuore?". Allora la nostra prima parola deve essere MEMORIA.
E la seconda viene sempre dalla stessa frase: "Non ci ardeva forse il cuore?".
Lo Spirito Santo, nonostante noi uomini peccatori, nulla fa per caso. Figuriamoci un Giubileo della Misericordia indetto da Santa Madre Chiesa. Misericordia, miseri cordis. L'ardere del cuore mi pare che sia il gesto di tenerezza di Dio Padre che si china sui suoi figli e in un momento di confusione indica sommessamente una strada.
Come il mormorio di un vento leggero.
"Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita»." (1Re 19,11-14).
E la seconda nostra parola deve essere MISERICORDIA.

Siamo decentrati, siamo realtà locali, quindi i nostri riferimenti devono essere locali, diocesani. E il nostro carisma, avendo come pietra angolare il Giuss, ora si è arricchito di Memoria e Misericordia.
Tutto qui.
Ora dobbiamo solo prenderne coscienza.

Uscendo dal Santuario, sono passato in una galleria che lo circonda, scavata nella collina dove il Santuario è "infilato" (tutto il Santuario è all'aperto, coperto da un tendone, solo l'altare è all'ingresso della grotta e la statua dove si sono svolte le apparizioni è nella grotta). In questa galleria i fedeli attaccano alle pareti foglietti volanti in cui danno testimonianza delle grazie ricevute.
Queste due immagini danno l'idea delle grazie che ancora oggi la Madonna concede.


Busti, stampelle, foto, biglietti con messaggi o racconti della grazia ricevuta: c'è di tutto.
Mi è venuto in mente che là fuori da qualche parte c'è un popolo che ha ricevuto delle grazie, che ha già avuto nella vita esperienza di un incontro, qualcosa per cui possono dire anche loro "non ci ardeva forse il cuore?".
E magari sta solo aspettando "una realtà comunitaria sociologicamente identificabile".
Un abbraccio a tutti.

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