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domenica 16 aprile 2017

La "scelta religiosa"

Cosa si intende per "scelta religiosa"?
L'affermazione salta fuori quando si pone la possibilità di una operosità che inevitabilmente comporta una esposizione pubblica, con tutte le complicazioni (economiche, sociali e politiche) che questa comporta. Allora tale "scelta religiosa" diventa inevitabilmente un passo indietro, un mettersi da parte rispetto a un'opera concreta.
In questo caso il nome denuncia una mentalità, quella secondo la quale ciò che è "religioso" è distante dal mondo, dal potere, dal denaro. E precisamente questa mentalità è una mentalità mondana, una mentalità del potere laicista, proprio quel potere che vorrebbe il cristianesimo con non incidente sulla realtà concreta degli uomini, soprattutto quando di mezzo ci sono denaro e potere.
Invece in senso cristiano, secondo la mentalità cristiana, ciò che è religioso è sempre in qualche modo coinvolto con la responsabilità nella gestione di tutte le cose, dalle cose più piccole a quelle più grandi, quelle dove potere e denaro hanno un peso rilevante.
Quindi quando si parla di "scelta religiosa" occorre prima di tutto rendersi conto che c'è di mezzo una mentalità, una visione della realtà che è contraria alla visione cristiana della realtà.
Afferma Carron, nella sua ultima scuola di comunità del 22 marzo: "Chiediamo, tante
volte, delle soluzioni; e se non ce le dà, pensiamo che il movimento manchi al suo compito
educativo, per esempio quando gli domandiamo che ci dica chi o come votare. Invece il compito del
movimento è quello di metterci in cammino, senza svuotare la nostra umanità. Questo non è
intimismo, questa non è scelta religiosa!" (pag. 4).
In questo testo il commento di Carron è riferito a "Perché la Chiesa", pag. 206-214. In particolare Carron sta commentando il paragrafo 5 "La Chiesa non ha come compito la soluzione dei problemi umani". E nel testo Giussani riporta un brano di Vangelo nel quale Gesù si rifiuta di mettersi a fare "il giudice" in una disputa di eredità tra fratelli (Lc 12,13-15).
In questi casi, la descrizione è corretta: la Chiesa non ha il compito di fornire soluzioni dettagliate ai singoli casi umani. Questi stanno nella vita delle singole persone ed esigono una responsabilità che è del tutto singolare. Ma nelle parole di Carron c'è un contenuto che va oltre a questa descrizione. Lui dice che "pensiamo che il movimento manchi al suo compito educativo, per esempio quando gli domandiamo che ci dica chi o come votare". Chi e come votare non è un fatto personale!
E nel momento in cui la Chiesa è definita come una realtà umana sociologicamente identificabile, il comportamento di questa realtà umana quando si tratta di impegnarsi per il bene comune (intendendo il bene comune in senso molto largo, cioè intendendo anche i beni spirituali, prima di tutto il bene della salvezza eterna), allora il valore educativo per un impegno è un fattore determinante.
Qui non si tratta di una "soluzione", ma di un fattore educativo! E per l'esperienza di chi scrive, l'impegno nelle campagne elettorali quando frequentavo il CLU (fine anni 80 e primi anni 90, a Roma) era un impegno deciso e imponente come fattore educativo per vivere appieno il nostro carisma, al di là di ogni risultato.
La mancanza di tale impegno incide inevitabilmente e profondamente sulla natura stessa di questa "realtà umana sociologicamente identificabile"; e incide pure sulla capacità dei singoli appartenenti di incidere responsabilmente nei confronti di tutta l'umanità. Se tale disimpegno diviene un progetto, occorre dire che a questo punto si mira a cancellare completamente la Dottrina Sociale della Chiesa.
Diceva Carron nella scuola di comunità del 17 febbraio 2016 (pag. 8 in fondo): " Questo non vuol dire che noi non abbiamo tutto lo spazio per testimoniare la bellezza della famiglia così come Dio l’ha voluta creandoci maschio e femmina".
Purtroppo si è sbagliato: dopo l'approvazione della legge sulle unioni civili e tutte le iniziative dei giudici e dopo che alcuni sacerdoti sono stati allontanati dai rispettivi vescovi solo per aver citato san Paolo, si può dire che non "abbiamo tutto lo spazio per testimoniare la bellezza della famiglia così come Dio l'ha voluta". E quello spazio si sta riducendo sempre più.

Ma come siamo arrivati a questo punto? Come ci siamo  ridotti a questa situazione? Una situazione che non riguarda Carron e non dipende solo da Carron, perché lui ogni volta viene costantemente rieletto presidente della Fraternità di CL, quindi quantomeno c'è una responsabilità condivisa.
Quello che nel tempo è venuto a mancare, a mio modesto avviso, è la crescita di una responsabilità nel movimento, una crescita di persone responsabili nel movimento. Perché un responsabile è anzitutto una persona non omologata, autonoma nelle sue scelte e nelle sue decisioni. Tale responsabilità è anzitutto una responsabilità di tipo sociale, cioè la responsabilità tipica di colui che decide, nel bene e nel male, per il bene degli altri.

Ora la nostra responsabilità è quella di saper leggere i segni dei tempi. E questi sono i tempi in qualche modo apocalittici nei quali si stanno per avverare le profezie di Fatima, soprattutto il celebre terzo segreto, quello nel quale si parla di un "Vescovo vestito di bianco, abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre"; e si parla di
"una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni"
E secondo la veggente Lucia, secondo la testimonianza del card. Bertone,
"Noi non sapevamo il nome del Papa, la Signora non ci ha detto il nome del Papa, non sapevamo se era Benedetto XV o Pio XII o Paolo VI o Giovanni Paolo II, però era il Papa che soffriva e faceva soffrire anche noi"
Ma c'è un altro passaggio, del secondo segreto, che in questi giorni mi ha colpito molto.
"Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace."
Il passaggio che mi colpisce è che se non avviene la consacrazione della Russia "spargerà i suoi errori per il mondo... il santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte... finalmente... il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso un periodo di pace".
Quindi la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria avviene comunque, ma nel secondo caso solo dopo persecuzioni e sofferenze. Con un'ultima nota, aggiunta nel testo pubblicato sul sito del Vaticano:
"In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc."
A parte quel "ecc" che sembra lasciare qualcosa in sospeso (e di cui ha parlato Socci in un suo libro), rimane il fatto che "in Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede", come se non fosse scontato che la fede si conserverà sempre anche a Roma.
E siccome nulla accade per caso, proprio nei tempi oscuri in cui l'attacco alla Chiesa e all'umanità intera si attua con un attacco alla famiglia, in questi tempi la Chiesa ha indetto un "Giubileo della Misericordia" che evidentemente nei disegni divini qualcosa ci deve indicare.

Io da sempre recito la coroncina della Divina Misericordia, ma da quando faccio questo tipo di riflessioni (circa dal Family Day del 2015) lo faccio con una coscienza ben diversa. E sto cominciando a pensare che ora questa coscienza, per la gravità del momento che stiamo vivendo, occorre che prenda carne e diventi un carisma proprio. Non un carisma diverso, ma un carisma proprio.
Così come il carisma di CL ha fatto nascere carismi diversi (Fraternità di CL, Memores Domini, Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, Fraternità di San Giuseppe, suore di carità dell'Assunzione), nulla vieta che ne sorga un'altro ancora. Anzi, sarebbe solo segno della vivacità e della vitalità del carisma di don Giussani.
E sarebbe un segno dei tempi. Come lo è stato il nostro incontro al santuario di San Luca, dove il tema che ci eravamo dati era quello (da me sentitissimo!) della memoria.
Memoria e Misericordia mi sembrano due fondamenta solide, che oggi sono sotto attacco soprattutto perché si tenta di tenerle separate. Da qui allora occorre ripartire, dalla coscienza della Misericordia di Dio come Memoria, cioè come esperienza di un fatto presente che ha avuto un inizio nel passato e nel tempo ha sviluppato una storia, alla quale apparteniamo.
E se dovrà nascere un nuovo carisma, lo vedremo insieme nel tempo, con l'aiuto di Dio.

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