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lunedì 22 giugno 2015

Il documento di CL sulla partecipazione alla manifestazione di Roma

«Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento
inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali sono già
preoccupanti, e li vediamo. (…) Da qui viene la grande responsabilità della
Chiesa, di tutti i credenti, e anzitutto delle famiglie credenti, per riscoprire la
bellezza del disegno creatore che inscrive l’immagine di Dio anche nell’alleanza
tra l’uomo e la donna. La terra si riempie di armonia e di fiducia quando l’alleanza
tra uomo e donna è vissuta nel bene. E se l’uomo e la donna la cercano insieme tra
loro e con Dio, senza dubbio la trovano. Gesù ci incoraggia esplicitamente alla
testimonianza di questa bellezza che è l’immagine di Dio» (Papa Francesco,
Udienza generale, 15 aprile 2015).

«Gli enormi e rapidi cambiamenti culturali richiedono che prestiamo una costante
attenzione per cercare di esprimere le verità di sempre in un linguaggio che
consenta di riconoscere la sua permanente novità» (Evangelii Gaudium). Nel
contesto attuale, infatti, i valori nati dal cristianesimo non sono più evidenti, tanto
che la mentalità comune ne prescinde, ne inventa ogni giorno di nuovi e a questi si
adattano sempre più velocemente anche le leggi dello Stato.
CL è nata per la passione all’educazione delle persone, perché possano trovare
nell’esperienza di fede il luogo adeguato per riconquistare le evidenze perdute, sul
valore della vita, sulla bellezza del matrimonio tra uomo e donna, sulla dignità
umana dal suo concepimento alla sua fine naturale. Questo significa porre le basi
per riscoprire il significato di tutti questi valori dall’interno della propria
esperienza e così poterli difendere con la testimonianza della propria vita. Questo
non vuol dire che il cristiano non abbia il dovere di opporsi alla deriva
antropologica attuale. Occorre però chiedersi quale sia la modalità più adeguata,
realistica ed efficace per farlo. Fin dall’epoca dei referendum su divorzio e aborto
la storia ha mostrato a tutti che andare in piazza non produce alcun effetto positivo
e non arresta certi processi. Anzi. Le leggi su divorzio e aborto non sono state la
causa del venir meno di una certa mentalità nata in ambito cristiano, ma l’esito
dello sfaldarsi di essa. Già nel 1978, don Giussani diceva: «In una società come
questa, non possiamo rivoluzionare niente con parole, associazioni, o istituzioni,
ma solo con la vita, perché la vita è un grande fatto contro cui le derive
ideologiche non riusciranno a vincere mai».

Da questo punto di vista, non crediamo che in questo momento storico siano le
manifestazioni di piazza a cambiare la concezione dell’uomo implicita nei nuovi
diritti. Come ha dichiarato recentemente il Segretario CEI monsignor Nunzio
Galantino, «il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l’uomo. Un
cristiano che si mette “contro” qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. A me
piacerebbe un tavolo sul quale poniamo le nostre ragioni. Non si tratta di fare a
chi grida di più, i “pasdaran” delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un
confronto tra gente che vuole bene a tutti» (Corriere della Sera, 25 maggio 2015).
In questo senso, condividiamo la valutazione del Forum delle associazioni
familiari, che non aderisce alla manifestazione del 20 giugno: «Come Forum
sosteniamo e attuiamo una modalità di intervento diversa, orientata al dialogo, al
rapporto diretto con interlocutori della politica e della cultura sensibili». E questo
è un impegno che richiede equilibrio e pazienza, tanto si è certi delle buone
ragioni che si portano nel dibattito pubblico.

Al momento la Chiesa italiana non ha dato alcuna indicazione univoca sulla
partecipazione a un’iniziativa organizzata di fatto da varie sigle e personalità
cattoliche, ma formalmente presentata come aconfessionale e promossa da liberi
cittadini. «È chiaro che di fronte alla difesa della famiglia naturale (…) la
modalità concreta può essere espressa legittimamente in forme diverse. (…) C’è
stato anche chi, assolutamente senza negare ogni forma di impegno a favore della
famiglia, ha ritenuto, per questo momento storico, sia più ragionevole e più
urgente l’apertura di un processo che (…) veda tutti impegnati a fronteggiare la
cultura individualista che è alla base di leggi e proposte estemporanee che tendono
a mettere all’angolo la famiglia costituzionale e a privilegiare i diritti dei singoli
sul bene comune. Ora, questo processo, non meno impegnativo, anzi più esigente
di altri, richiede comunque un sentire e un impegno comune che non è solo frutto
di paure, ma si costruisce invece sul dialogo» (Nunzio Galantino, Intervista a
Radio Vaticana, 10 giugno 2015).

Per tutte queste ragioni il movimento in quanto tale ha deciso di non aderire
all'iniziativa del 20 giugno, che – al di là delle buone intenzioni di tanti che vi
parteciperanno − non sembra adeguata a favorire il necessario clima di incontro e
di dialogo con chi la pensa diversamente.
Questo lascia evidentemente libero di partecipare chiunque lo ritenga opportuno,
con l’invito a verificare fino in fondo, nell’esperienza, le ragioni ultime della sua
adesione.
Milano, 11 giugno 2015.

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