Per comprendere meglio i contenuti di questo blog, si consiglia caldamente di leggere le pagine "Le origini di questo blog" e "La missione di questo blog" affinché le considerazioni (critiche) che vengono svolte nei post siano collocate nella giusta ottica e all'interno di una cornice di riferimento adeguata.

domenica 21 giugno 2015

Perché questo blog

Perché ciellino

Perché ciellino da una vita, cioè da trent'anni precisi, dai tempi dell'università, dove l'incontro con un gruppo di amici è diventato la conferma profonda e determinante di una fede già sentita e in qualche modo vissuta.

Perché partigiano

Perché siamo in guerra. E perché quando non c'è un esercito regolare e la gerarchia è parzialmente allo sbando o confusa, essere partigiani è una questione di opportunità e di intelligenza.
E perché è urgente contrastare il nemico sul terreno, palmo a palmo. Combattere e resistere. Ma soprattutto avere fede, speranza e carità; le armi indicate da S. Paolo.

Le origini di una scelta

Iscritto alla Fraternità da una ventina di anni, inserito in un gruppo da una quindicina di anni, fin dall'inizio ho notato e fatto notare al mio gruppo come la mancanza di impegno in un'opera concreta, una qualsiasi, potesse portare progressivamente ad un intimismo da sempre estraneo al carisma di CL.
Anzi, l'opera è sempre stata richiesta, era ed è uno dei quattro punti di impegno richiesti. Il mio rammarico maggiore era che non solo il mio gruppetto non era impegnato in un'opera, ma che, di fronte alla difficoltà di trovare qualcosa di concreto da fare tutti insieme, non ci fosse nemmeno il rammarico di questa situazione.
Questa mia osservazione, ripetuta con educata insistenza, non ha sortito effetto alcuno, se non quello di avermi lasciato con gli occhi e la mente vigili su questo aspetto.
Ma la deriva intimista era ormai dominante. Non solo nel mio gruppetto, ma (con le dovute eccezioni e distinguo) in CL e nella Chiesa in genere.
Questo non mi ha scandalizzato più di tanto (la Chiesa ha visto tempi ben peggiori!) ma mi ha reso sempre più evidente l'urgenza di un cambiamento, di una mia mossa.
Al limite, la mossa di mollare il mio gruppetto e di farne io uno nuovo, se davvero ero convinto dell'importanza di questa impostazione. Ma non puoi decidere di creare un gruppo da solo: è una cosa che, per Grazia, accade (se Dio vuole) quando meno te lo aspetti.

Un pezzo di storia: la questione romana

C'è un pezzo di storia che occorre raccontare, per motivare adeguatamente la nascita di questo blog. Un pezzo di storia di CL che riguarda in particolare la comunità di Roma.
Quello che qui viene raccontato è però solo un punto di vista particolarissimo, che non ha alcuna possibilità né intenzione di raccontare qualcosa di una storia ben più vasta e articolata.
Anzi, non una storia, ma un giudizio, che qui ho la pretesa di completare e riassumere un poche righe. Un giudizio brevissimo e tranciante, riguardo una storia complicata che si è svolta tra gli anni '80 ed i primi anni del nuovo millennio. Venti anni vissuti intensamente, duranti i quali si è dipanato un equivoco che ancora oggi dura.
L'equivoco è quello del rapporto con la politica, che per il carisma di CL è sempre stato molto intenso. Ma mentre la politica fuori Roma è ovviamente un tassello tra tanti (per quanto un tassello importante) di una dinamica che tende ad investire tutti gli aspetti della vita, la politica a Roma è pane quotidiano per forza di cose.
Quello che è difficile da capire per chi non vive a Roma (e quindi anche per quelli di CL che non vivevano a Roma, a partire da quelli che guidavano e guidano CL) è il fatto che pure andare a fare colazione al bar può essere un fatto politico, sociale o religioso. Perché solo a Roma può succedere che val al bar a prendere un caffè e incontri per caso il senatore Tizio o il deputato Caio, oppure il cardinale Sempronio. Oppure li incontri tutti e tre!
Se in un contesto del genere ti scappa la battuta sbagliata, la frittata è fatta. Se poi, sfortunatamente, è presente pure un giornalista, allora la frittata assume pure una rilevanza nazionale. Con tutte le conseguenze del caso.
Occorre pure riconoscere che a Roma esponenti di CL hanno sbagliato di grosso.
Ora, quello che mi interessa rilevare è che, nel tempo, in CL è diventato dominante l'atteggiamento per cui, per i problemi avuti, dalla politica è meglio stare lontani. Anche se questo non è un atteggiamento solo di CL ma un pò di tutti, in ogni caso poi non ci si può lamentare se la politica è lontana dal popolo (o dai suggerimenti educativi di CL): infatti è stato prima il popolo (e pure CL) ad abbandonare la politica!
E così, mentre prima, ad ogni occasione, il primo commento era che "la fede c'entra con tutto" (e poi seguivano i distinguo tra CL come movimento religioso e la responsabilità personale), in seguito progressivamente (soprattutto dalla fine di Formigoni in poi) il primo commento è divenuto quello del distinguo tra CL e la responsabilità personale di chi realizza un'opera (e progressivamente il riferimento al fatto che la fede c'entra con tutto è quasi scomparso o completamente assente, come nell'intervista a Carron dal titolo "Un'enorme delusione" del quotidiano Repubblica, in seguito alle accuse ad alcuni dirigenti della cooperativa La Cascina).
Un cambiamento drastico, non un dettaglio. Mi sembra che questo sia il segno distintivo di un cambiamento, per cui nei confronti del mondo si assume sempre più un atteggiamento difensivo piuttosto che propositivo.

Un corpo vivo: CL dopo il fondatore

Solo un corpo vivo cresce e cambia. Solo un corpo morto o un sasso non cambia nel tempo.
Per questo non c'è da scandalizzarsi se pure CL, in quanto corpo sociale vivo, in tempi diversi assume comportamenti e reazioni diverse. Piuttosto c'è da chiedersi cosa sia cambiato in questi tempi e per quali motivi vi siano comportamenti diversi.
Il cambiamento maggiore verificatosi in questi tempi è la dipartita del fondatore e l'assunzione della guida da parte del successore designato, don Julian Carron. Tale cambiamento mi sembra non sia stato capito nella sua profonda natura teologica.
Il fondatore don Luigi Giussani ha avuto in dono da Dio il carisma, riconosciuto dalla Chiesa. Essendo lui il fondatore, in questa posizione particolarissima il carisma coincideva con la sua persona. Da quando lui non c'è più, il carisma coincide con tutto il movimento, quindi coincide con la responsabilità delle persone che partecipano di quel carisma. Certo, c'è poi un responsabile ultimo, l'attuale presidente don Julian Carron. Ma ora il carisma non coincide con la sua persona.
Questo aspetto non sembra essere stato compreso, tanto che, mentre Giussani era giustamente presidente a vita della Fraternità, ora il successore, che da statuto viene rieletto ogni tre anni, è costantemente rieletto nella stessa persona, come se fosse presidente a vita pure lui.
Qui la questione non è l'adeguatezza del successore (Carron o qualsiasi altro) ma il fatto che il successore venga di fatto trattato come se fosse lui il detentore del carisma.
Questo atteggiamento ha prodotto (o è dipeso) da una mancanza di responsabilità di tutto il movimento verso il proprio carisma. Occorre invece che ogni singolo appartenente al movimento, ciascuno per la sua parte, si prenda questa questa responsabilità.

L'incontro col Papa del 7 Marzo

Un altro momento delicato è avvenuto nell'incontro con il Santo Padre il 7 Marzo 2015. 
Anche qui, la difficoltà di leggere con onestà il messaggio del Papa mi pare che sia l'indice di una difficoltà ad uscire da una posizione "difensiva" e tornare ad essere propositivi.
La durezza del discorso del Papa è stata evidente ai più, anche commentatori non ciellini o non cristiani, soprattutto se paragonata ai discorsi dello stesso Papa ad altri movimenti (come con i Scouts Cattolici Italiani, i quali dopo aver incontrato Papa Francesco hanno ritenuto opportuno farsi notare alla sfilata del Gay Pride a Roma) , o di altri papi allo stesso movimento. Ma un'analisi approfondita dei contenuti duri di quel discorso non c'è stata; o in ogni caso io non l'ho letta.

La giornata del 20 Giugno: "difendiamoinostrifigli"

Il documento ad uso interno per motivare la mancata adesione alla manifestazione del 20 Giugno a Roma contiene una serie di ragioni che sono apparse deboli nei contenuti. E stavolta le reazioni di tanti ciellini, soprattutto in rete, non si sono fatte attendere. Ma la reazione più significativa è venuta dalla piazza, dove tantissimi sono stati i ciellini presenti.
Anche qui, la mancata adesione e le ragioni esposte sono state lette da tanti (non solo dal sottoscritto) come una posizione difensiva e non propositiva.

Conclusione

Che queste considerazioni sia corrette o meno, la conclusione è la stessa. Occorre generare occasioni di esperienza umana dove le persone siano aiutate ad una maggiore responsabilità verso il carisma, una sempre maggiore responsabilità verso la santità propria e di quelli che il Mistero ci mette vicino.
Magari avendo un occhio di riguardo verso le ipotesi qui esposte, in modo da verificarle nella propria esperienza ed eventualmente puntare l'attenzione verso la libera creazione di nuove opere che sostengano meglio l'approfondimento della coscienza di questa responsabilità. "La Fraternità permette, primo, di vivere l'esperienza secondo la libertà del proprio temperamento e della propria storia, secondo, di creare opere..." ("La Fraternità di Comunione e Liberazione", San Paolo, pag. 111). "L'idea centrale della Fraternità è che tutta la responsabilità, tutta l'iniziativa, sta nella persona, che è adulta e perciò è responsabile del suo destino" (pag. 141).

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