Qui si dimostrano i limiti di un giudizio. Evidentemente non è stato considerato che l'evento poteva e doveva avere prima di tutto un carattere educativo soprattutto per chi ci avesse partecipato. E la prima educazione è quella di essere uniti, di muoversi insieme, di apparire insieme.
No, Carron ha giudicato negativamente il metodo (cioè l'andare in piazza) dal punto di vista delle probabilità del successo, cioè la probabilità di fermare la legge in fase di discussione.
Per questo giustamente don Gabriele Mangiarotti ha ribadito che
"quanto affermato rispetto a ciò che è accaduto in tempi più o meno recenti, sia in Spagna che in Italia o in Francia, non può essere inteso come giudizio che nasca dalla fede... ...Per questo credo che non si possa rimanere inerti di fronte allo sfacelo educativo verso il quale ci stiamo avviando. Ci vuole chiarezza di giudizio e tempestività di azione, che rivestono il volto di una autentica testimonianza, personale e sociale, senza contrapposizioni."Ma c'è un'altra affermazione importante, che mostra come il problema non riguardi solo CL, ma tutta la realtà della Chiesa e di ogni singolo cristiano.
"Se un popolo si desta, come mi pare stia accadendo (e ritengo che sia quello che è accaduto anche in Spagna e in Francia) allora quello che è necessario è che i pastori siano autentici padri. E qui la responsabilità è grave e spesso disertata. Non sappiamo che farcene di pastori che si disinteressano delle domande autentiche di un popolo che chiede ragioni per essere educato e compagnia e sostegno per testimoniare la verità della sua fede... ...Gesù piangeva di fronte a un popolo di pecore senza pastore."Evidentemente questo è un richiamo che riguarda tutta la Chiesa, chiamata a guidare il popolo di Dio in un momento di tempesta per l'umanità.
per concludere, non resta che riproporre le parole di Cesare Balbo, citate anche da don Giussani.
"Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo, abbiano da combattere, ma come e dove, e non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti".Sapendo che l'esito è nelle mani di Dio, ciascuno di noi è chiamato a fare la sua parte. Non a fare "il calcolo delle probabilità". Se così fosse, CL non avrebbe mai educato nessuno a entrare in politica. Invece no, tutti noi ci siamo impegnati a sostenere i nostri candidati, senza calcoli.
Carron, nella scuola di comunità, mostra di avere memoria anche di è cosa accaduto nel 2007, quando si organizzò il Family Day. E racconta che anche allora CL non era d'accordo, ma diede il proprio consenso perché richiesto dalla CEI.
Quindi questa volta non ha dato l'assenso, perché non lo ha dato nemmeno la CEI.
Ma nella sua analisi dimentica una piccola, piccolissima cosa. Allora l'iniziativa ebbe successo, non solo perché il Family Day ebbe successo, ma perché di fatto fermò la proposta di legge dei DiCo di Prodi e Bindi (due cattolici...).
Ora Carron ci spiega che il problema non è il successo, ma la conservazione di certi valori tramite una esperienza di vita, tramite la proposta della nostra esperienza di vita.
Proprio per il giudizio di Carron, una cosa mi sento di dire con certezza: per l'esperienza fatta in piazza il 20 giugno, mi sembra evidente che abbiamo vinto.
Questo è un argomento da riprendere, anche per contestare le ragioni di chi ora afferma che con quella manifestazione abbiamo tutti (manifestanti e non) perso.
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