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sabato 27 giugno 2015

Inutilità della politica

La parlamentare Eugenia Roccella ha pubblicato una lettera aperta rivolta ai manifestanti del 20 giugno.
Tale lettera costituisce l'ennesima riprova della inutilità della politica in questa fase storica. Una inutilità, di quella che è stata anche definita la massima carità, determinata dallo svuotamento e dalla sottrazione della sovranità perpetrata dalle istituzioni europee con il permesso complice e colpevole di alcune istituzioni italiane.
D'altro canto i politici non sono riusciti, nella massima parte, a sottrarsi all'ideologia dominante, ai suoi schemi di pensiero e alla sua stessa terminologia: è come tentare di affrontare un avversario armato di coltello, armandoci anche noi di coltello ma impugnandolo dalla parte della lama, cosicché ogni "colpo" inferto col manico produce di fatto una ferita a noi.
Un esempio di questo è proprio la lettera citata. La parlamentare giustifica il proprio voto di fiducia favorevole alla legge sulla scuola, motivandola con l'irrilevanza di un eventuale voto contrario, vista l'ampia maggioranza del governo.
Con il suo stesso giudizio la Roccella qualifica la sua azione parlamentare: i deputati e senatori cattolici sono irrilevanti, tanto che se votassero contro il risultato sarebbe lo stesso. Dispiace davvero che nelle considerazioni non abbia alcuno spazio il valore della testimonianza, ma solo il risultato.
Noi ciellini abbiamo imparato che l'esito è nelle mani di Dio, ma a noi rimane l'onere e la responsabilità di fare comunque la nostra parte. Così diceva Cesare Balbo:
"Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo, abbiano da combattere, ma come e dove, e non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti".
Bene, tutto questo pare non avere posto nelle considerazioni della Roccella e dei politici italiani. Loro puntano al risultato, quello per loro conta. Ma il risultato lo abbiamo visto: dal punto di vista del risultato sono irrilevanti.

Ma non basta. La Roccella afferma esplicitamente negli ultimi due punti (7 e 8) della sua lettera che è un pericolo mettere in dubbio la fiducia del governo in questo momento storico. In altre parole, se il suo voto fosse stato decisivo, pur di sostenere il governo lei avrebbe votato a favore di una legge sbagliata.
Ma allora, i politici cattolici a che servono?
A che servono, se pure quando ci sarebbe da vincere la battaglia, loro starebbero col nemico?

Ma siamo in guerra, è bene tenerlo bene a mente. E in guerra la politica non serve. Servono le azioni. Come quelle di domenica 20 giugno.
Che ora un problema evidente inizia a porlo: le famiglie cattoliche stanno imparando a fare a meno dei politici cosiddetti cattolici e costruiranno un nuovo mondo facendo a meno di questo ciarpame di politica. Facendolo e basta.

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